se la strada potesse parlare (2018)

Il modo peggiore di fare cinema "politico": tutto dentro logiche facilmente hollywoodiane e con una confezione indipendente (ma solo di facciata), questo film di Jenkins è totalmente unilaterale nella descrizione dell'ambiente che i due personaggi principali vivono. Raccontare il razzismo in modo così facilone è veramente un'operazione solo emotiva e che non serve a nessuno, perché di fatto non dice nulla. Se a ciò ci aggiungiamo gli sguardi in camera degli attori (naturalmente lei e lui bellissimi), si ci aggiungiamo l'atmosfera da film romantico-nostalgico con tutto il tipico corollario indie del genere (a partire dalla musica) ne viene fuori un filmettino innocuo, un qualcosa che vorrebbe raccontare il grande tema della storia statunitense ma che finisce solamente per mostrare, anche stancamente, una storia.

Dopo il sopravvalutato "Moonlight" il regista Barry Jenkins porta in scena un'altra storia "semplice" di un amore travagliato raccontandola a modo suo... cioe' con le solite lungaggini che non portano a nulla.
Penso sia un manierismo che cerchi troppo l'autompiacimento o l'acclamazione da parte dei critici di qualche cinema-festival.
E infatti l'academy tiene sempre d'occhio questo regista "regalandogli" l'ennesimo oscar...
Salvo la prima parte, come nel film precedente, dopodiche' resta l'autolesionismo di un presuntuoso.

Pienamente d'accordo con quanto sotto: "la riunione tra suoceri nella prima mezz'ora" è la parte più bella e interessante, che ti fa credere in un gran bel film... ma "finita quella, finito il film"!!

Un film di una NOIA mortaleeee!!
Praticamente il film dura quasi 2 ore, e soffre di tempi di dilatazione, inutili, e lunghissimi, che non portano a niente, se non all'agonia dello spettatore; non prende una piega ed è tutto telefonato..spero tanto che il libro sia migliore..per chi l'ha letto.
Unico momento da vedere : la riunione tra suoceri nella prima mezz'ora, finita quella, finito il film.