Il Libanese, il Freddo, il Dandi, sono i capi della banda della Magliana, che per 15 anni ha sparso il terrore in Italia. Durante questo periodo, attraverso tutte le vicende italiane come il terrorismo degli anni '80 e Mani Pulite, il commissario Scialoja si mette alla caccia della banda.
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Dopo la deludente prova di “Ovunque sei”, non ero per nulla convinta di vedere questo ultimo lavoro di Placido invece, spinta da commenti positivi che non mi sarei aspettata, l’ho fatto e sono uscita dal cinema davvero colpita. Che dire? Un plauso a questo Romanzo criminale, alle due ore abbondanti che passano in un lampo, alla ricostruzione di una Roma livida, sconvolta e ******** (passatemi la licenza poetica…), a una sceneggiatura brillante e a un cast di altissimo livello. Sembra incredibile che la combriccola mucciniana dei trentenni in crisi (con l’aggiunta di Rossi Stuart) abbia potuto evolversi in questo modo, eppure è così: la recitazione lascia a bocca aperta e vorrei citarli tutti questi attor giovani che, diretti con una certa maestria, hanno dato vita a criminali che sembrano usciti da un giallo di Scerbanenco. Pierfrancesco Favino è eccezionale nella parte del Libanese: mai una battuta fuori posto, una maschera recitativa perfetta e disperata. Kim Rossi Stuart è forse il migliore: la sua faccia d’angelo regge paradossalmente benissimo il ruolo del Freddo, uno che lotta contro la sua indole e viene schiacciato dal vile Dandi, un bravissimo Santamaria che ricorda un po’ Joe Pesci (già citato da chi ha commentato prima di me) e un po’ il Jonnhy Depp di Blow con i suoi dolcevita da borgataro che si trova in mano una montagna di soldi. Ben inseriti anche i comprimari, tra cui cito Gianmarco Tognazzi, ottimo nella parte del viscido servitore dello Stato e Carlo Cecchi in quelli dell’eminenza grigia, rappresentante di quel governo parallelo la cui influenza è evidente nel film ma forse non ben sviluppata. Perfino Accorsi, sebbene talvolta sembri leggere un gobbo più che recitare, riesce a interpretare la sua parte in modo onesto.
Anch’io concordo sul fatto che il collegamento tra le vicende della banda e gli eventi della nerissima cronaca del periodo sia talvolta troppo nebuloso, ma se lasciamo prevalere il filone noir, abbiamo certamente un film interessantissimo, dei cui intrecci si discute a lungo anche all’uscita dal cinema… e questo è un gran bene.
Una nota per essere pignoli: la sala d’attesa della stazione di Bologna, in cui è esplosa la bomba del 2 agosto, si trova dalla parte opposta rispetto alle immagini che vediamo… ma pare che durante le riprese ci fossero lavori in corso proprio davanti alla facciata distrutta dall’esplosione.