reality regia di Matteo Garrone Italia 2012
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reality (2012)

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locandina del film REALITY

Titolo Originale: REALITY

RegiaMatteo Garrone

InterpretiAniello Arena, Loredana Simioli, Claudia Gerini, Ciro Petrone, Nunzia Schiano, Nando Paone, Graziella Marina, Paola Minaccioni, Rosaria D'Urso, Giuseppina Cervizzi, Vincenzo Riccio, Salvatore Misticone

Durata: h 1.55
NazionalitàItalia 2012
Generedrammatico
Al cinema nel Settembre 2012

•  Altri film di Matteo Garrone

Trama del film Reality

Luciano è un pescivendolo napoletano che per integrare i suoi scarsi guadagni si arrangia facendo piccole truffe insieme alla moglie Maria. Grazie a una naturale simpatia, Luciano non perde occasione per esibirsi davanti ai clienti della pescheria e ai numerosi parenti. Un giorno, spinto dai familiari, partecipa a un provino per entrare nel "Grande Fratello". Da quel momento la sua percezione della realtà non sarà più la stessa.

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Voto Visitatori:   7,30 / 10 (104 voti)7,30Grafico
Voto Recensore:   9,00 / 10  9,00
Migliore direttore della fotografia (Marco Onorato)Migliore truccatore (Dalia Colli)Migliore acconciatore (Daniela Tartari)
VINCITORE DI 3 PREMI DAVID DI DONATELLO:
Migliore direttore della fotografia (Marco Onorato), Migliore truccatore (Dalia Colli), Migliore acconciatore (Daniela Tartari)
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Voti e commenti su Reality, 104 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR oh dae-soo  @  18/08/2013 13:39:02
   8½ / 10
presenti spoiler

La panoramica dall'alto non finisce più, un piano sequenza che parte dalla Luna e che va avanti minuti e minuti avvicinandosi sempre più alla tamarrissima carrozza dorata.
Poi gli sposi scendono e parte un altro di piano sequenza, questa volta ad altezza d'uomo, in mezzo ai vorticosi corpi, un tamarro là, una balenottera vestita a festa qua, un bambino reduce da troppi babà lì e magari un camorrista travestito da guappo qua e là.
Poi, poi c'è la festa, travolgente e ipocrita, come quelle di Jep Gambardella.
E c'è l'ex gieffino per cui ogni sposa è la più bella del mondo, non trovate gente? Yeahhhh!
E poi si torna a casa e si sfida la perfezione cinematografica in una panoramica circolare in cui tutti tolgono lustrini, trucco e parrucco e sotto ci sono solo canottiere bisunte e malinconia, case sgarruppate e desolazione, visi stanchi e paura di tornare alla vita.
E poi c'è una bimba che vuole che suo padre divenga il suo eroe, basta pesce per strada, basta truffe con robot da cucina di antropomorfa pacchianeria, basta vestirsi da strega o transessuale per divertire la gente.
Fai il provino papà?
Certo che fa o provino papà!
C'era un uomo che, lecitamente o illecitamente, nella vita ci sapeva stare, sguazzava nel suo pesce e si muoveva tra i vicoli bui del paese ad arrotondare la paga.
Quell'uomo non c'è più.
Quell'uomo è già dentro un'altra Casa, sempre lì sullo zerbino del welcome pronto ad entrare.
Ma la porta non si apre mai.
E quella porta diventa un'ossessione.
Ma il reality in realtà è partito lo stesso. Tu sei l'unico concorrente, tutti ti guardano e ti osservano, la Casa è la tua vita, il Confessionale quello che dici per strada, il Gradimento fare tutte le cose giuste.
Prendete gente, casa mia è casa vostra, prendete tutto (ora andrò bene, non credete?)
Mangia ragazzo, tutto quello che vuoi (mi state vedendo vero?)
Poi però succede che ci si ritrova soli e che le risatine che senti di notte non sono più quelle dei tuoi tre figli ma di qualche baldracca dentro la Casa.
Poi succede che il tempo passa e le luci della ribalta iniziano a non accecarti più, forse Luciano ti eri sbagliato.
Invece no, in modo magari non convenzionale ma tu nella Casa ci entri davvero.
Nessuno ti vede ma tu vedi tutti.
Guarda quello che fa il tuo balletto, te l'avrà mica fregato?
Guarda tutti questi ragazzi convinti di diventar persone notevoli stando sdraiati su un divano e mostrando il ****.
Guarda quanto è grande la Casa Lucià!
Ce l'hai fatta, ridi Luciano ridi e sdraiati nel tuo letto immaginario.
E non smettere mai di ridere.
Intanto noi torniamo su, sulla Luna, dove eravamo partiti.
Ti vediamo ancora, sei laggiù in fondo, in mezzo a tutte quelle luci.
In mezzo a tutte quelle ombre.

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Ultima risposta 11/03/2015 21.47.01
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Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento stefano76  @  31/05/2013 13:45:46
   7 / 10
Abbastanza deludente, da Garrone lecito aspettarsi di più. Banale e scontato nei contenuti e nello sviluppo narrativo. Messa in scena e tecnica da applausi. Se fosse uscito 5 o 6 anni fa magari... Queste "grandi" riflessioni ora come ora sono un po' anacronistiche.

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Ultima risposta 31/05/2013 15.21.51
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Gruppo STAFF, Moderatore Jellybelly  @  23/05/2013 12:02:04
   8½ / 10
Splendido racconto di un'ossessione, uno sprofondare incessante verso un miraggio di vita idilliaca in quanto futile, una ricerca asfissiante di un'esistenza di plastica, vista come più rassicurante di quella vera. Un "Truman Show" al contrario, a ben vedere.

Bravissimo Aniello Arena e strepitosa la regia di Garrone, che si inoltra in piani sequenza infiniti con una padronanza che lascia senza fiato. Il migliore oggi, insieme a Sorrentino.

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Ultima risposta 10/06/2013 19.33.25
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Gruppo REDAZIONE VincentVega1  @  02/05/2013 11:35:18
   9 / 10
In assoluto il miglior film di Garrone, il suo capolavoro, ben più potente del savianico Gomorra.

Qui c'è un continuo passaggio dalla realtà alla finzione, viene tracciata quella linea impercettibile che distingue il palpabile dall'etereo, una linea impressa nella mente di ciascuno di noi. Basta soltanto sapere da che parte stare.

Luciano si allontana sempre di più dai colori spenti della sua pescheria e delle truffe, preferisce quelli sgargianti delle feste e della televisione, e il suo allontanarsi dalla realtà lo porta alla pazzia, alle risate isteriche, al sogno irrealizzabile. E' così che rifiuta quei corpi brutti, tracotanti e flaccidi dei suoi parenti, e desidera i corpi lussuriosi di quelle ragazze e quei ragazzi protagonisti della televisione pornografica.

L'argomento che tratta Reality non è innovativo, ma al contrario sono la sua realizzazione e la sua poetica ad esserlo. Un film magnifico, diretto magistralmente e privo di pecche nella recitazione, un neo-neo realismo ben più diretto e comune di quello già descritto con Gomorra. Chapeau.

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Ultima risposta 02/05/2013 12.47.50
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  01/04/2013 12:42:13
   8½ / 10
Dopo quella che considero una parentesi felice per il pubblico, il riuscito Gomorra, torna il Garrone più vicino ai deliri personalistici e non "impegnati" socialmente de L'imbalsamatore o Primo amore, un autore ormai navigato e capace di non essere mai banale pur raccontando in fondo il quotidiano.
Reality però può anche essere visto come cinema di denuncia verso un certo sistema però si libera di qualsiasi etichetta moralizzatrice: Garrone ritrae una realtà napoletana già di per sé esagerata che rappresenta l'Italia intera, un orgia kitsch di narcisismo e tamarraggine contro cui non punta facilmente il dito condannandola, anzi. I personaggi sono si grotteschi ma veri, hanno le loro manie, la loro ignoranza, sono brutti e sporchi ma non cattivi. Sono vittime di loro stessi, come nel caso del protagonista, che scende i gradini di una follia egocentrica immaginandosi (e desiderando fortemente) un complotto dolce ai suoi danni, le telecamere che lo inquadrano, esaminatori esterni, paranoia incontrollata; eppure viene anche aiutato dopo essere stato un pò spinto in questa condizione, quindi non si può certo parlare di caratteri stupidi, ritratti con cinismo ma anzi Garrone partecipa al loro dramma, c'è molta partecipazione sua (e del pubblico) verso il pescivendolo Luciano fino allo struggente finale.
Diventa perfino difficile parlare in modo dettagliato di Reality, è una costola dell'italiano medio e dell'essere umano in generale: partendo da un microcosmo e senza pretese sociologiche, Garrone parla di tutti noi e degli umiliati ed offesi dalla ricerca di una fama, dettata dai miti di regresso a cui ormai siamo abituati con un clic del telecomando, o del mouse.


Quindi la regia di Garrone è impeccabile e stupisce ancora una volta la sua bravura nello scegliere i volti e le scelte anticonvenzionali che recitano: tantissimi caratteristi a volte presi in mezzo alla strada e più veri del vero, altri che invece lavorano al cinema e teatro da una vita ricevendo meno onori di quel meritano presso il grande pubblico (il grande Nando Paone); e poi la sorpresa di Aniello Arena, maschera tra le maschere, indimenticabile e credibile.


Forse è vero che questo film arriva un pò fuori tempo massimo, che fosse arrivato anche tre-quattro anni fa in molti ne avrebbero parlato come del lavoro migliore di Garrone (per me, con L'imbalsamatore, di fatto lo è); però è comunque confortante ritrovarsi rapiti dalla prima lunga scena che parte dal cielo per arrivare ad una carrozza, poi del quasi documentario di una famiglia qualunque e infine la malattia di Luciano, la sua "sindrome da Grande Fratello" (esiste davvero?). E mai, mai guardare in modo sprezzante questi sfortunati ma partecipare del loro dolore ritrovandosi spiazzati da un sentimento di commozione, non di condanna. Questa è certo la parte più disturbante di Reality, di una commedia drammatica e amara.
Come diceva De André? "Se non sono gigli son pur sempre figli, vittime di questo mondo". Ecco.

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Ultima risposta 05/04/2013 17.50.14
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antoeboli  @  27/03/2013 05:00:11
   9 / 10
Uno dei migliori se non il miglior film che ho visto negli ultimi anni , ovviamente di produzione italiana.
Garrone dimostra di saper migliorare , e dopo il suo acclamato Gomorra torna nella città di Napoli per parlarci di uno dei ''cancri'' che affligge la società moderna italiana : i reality show .
Questa pellicola è un j'accuse verso il sistema indotto dalla tv, che crea fenomeni da circo , pagliacci che un giorno prima erano semplici commercianti ma che il giorno dopo si ritrovano coperti d 'oro con gente che per battesimi e matrimoni paga fiori di quattrini per poter avere la loro presenza al loro evento .
Questo voler essere famoso a tutti i costi , utilizzando l'unico metodo a disposizione , può arrivare a creare una dipendenza , ed è proprio questo che Garrone tenta di captarci , riuscendoci in pieno , trasformando il personaggio di Luciano in una marionetta pilotata dalla sua mente malata e trovando l esagerazione estrema in ogni momento della sua vita quotidiana .
Sulla recitazione devo dire che è tutto cosi bello e naturale ,come se stessimo vedendo non un film , ma proprio un reality show, trasportati da questa musica azzeccatissima, quasi fiabesca .
Gli attori , molti sono riciclati da altri film o dallo stesso Gomorra sono tutti molto credibili , e il voler caricare la pellicola di tanti personaggi non è un difetto .
L'unico difetto che ho potuto trovare è che quando in una sceneggiatura ci sta troppa esagerazione , finisce che ci troviamo di fronte a un finale parecchio sopra le righe e che non esisterebbe (vedi spoiler).

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Ultima risposta 18/08/2013 13.43.19
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shock1  @  16/11/2012 15:15:39
   4½ / 10
Se per cinema intendiamo tecnica potrebbe anche essere un film da 7.
Se invece intendiamo intrattenimento il film è da 3. Lento, lentissimo. Garrone si dilunga sulla degenerazione mentale del protagonista in maniera abnorme, rendendola fin troppo surreale. Non mi è piaciuto

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Ultima risposta 27/11/2012 16.55.08
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR strange_river  @  14/10/2012 15:30:40
   8½ / 10
Io dico che questo è un gran bel film.
E dico di più, dico anche che mi sarebbe piaciuto vederlo negli anno '50 (no che non ero nata all'epoca, cosa siete andati a pensare!) perchè avrei commentato con "ma che gran film di fantascienza! che immaginazione quell'autore, altro che Orwell ...".
Sì, lo considero alla stregua di un film di fantascienza distopica e invece è Reality.
Non voglio però fargli il torto di appiattirlo, leggendolo semplicemente come denuncia ormai sorpassata di un già instaurato totalitarismo televiso, perchè Reality ne esplora gli anfratti nascosti, le sue diramazioni, i luoghi in cui si insinua sia platelamente che segretamente nella mente del protagonista e lo fa con molta finezza e finanche tenerezza.
Un uomo minato nella sua sanità mentale che rappresenta la malattia di tutta una società.

Il suo finale a me ha riportato alla mente il finale di Brasil.


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Ultima risposta 18/10/2012 09.25.49
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Regista Ricky  @  13/10/2012 09:29:51
   1 / 10
Una porcata di film.
una noia di 2 ore che non dice nulla con un finale da brividi che fa venire voglia di mandare a ..... la produzione regista compreso.
insensato, inutile film che ha vinto immeritatamente pure un riconoscimento a Cannes.
Ma per favore
classico film che piace ai critici ma che guarda caso al resto del mondo non gliene può fregare un c.... che ci sia. e non lo dico solo io ma tante altre persone con cui ho modo di lavorare.
non pagherei un centesimo per vedere sta m.... infatti per fortuna l'ho visto gratis ( aggiungerei obbligato e mio malgrado)
se vogliamo dimostrare al mondo che gli italiani sono una massa di imbecilli, complimenti con questi film ci riusciamo.
Suggerirei a Garrone di non fare più film perchè il suo credito dopo Gomorra ( di cui ci sarebbe da discutere ) è esaurito.
Posso dire solo che al massimo è un film da cineforum

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Ultima risposta 21/11/2014 00.25.17
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  11/10/2012 17:23:37
   8½ / 10
L'anima popolare di Luciano, semplice ed ingenua, viene corrotta e svenduta dalle sirene e dai colori di un'apparenza che vuol dire avere tutto e subito. Via la pescheria, via le piccole truffe per sbarcare il lunario quotidiano ed inseguire un incubo mascherato da sogno in un mondo di gratta e vinci dove si gratta tanto e si vince poco, ma l'illusione di potercela fare quella c'è sempre. Never give up.
In Luciano avviene la graduale sostituzione della propria realtà quotidiana con l'ossessione di un sogno paranoico. La casa, la famiglia, amici ed affetti sono diventati inutili orpelli, se non ostacoli per entrare in una nuova casa, nuovi amici e nuovi affetti. Nessun surrogato (fede o religione) può essere più penetrante o persuasivo del tubo catodico.
Garrone alterna lo sfarzo con il grigiore, l'ingenua illusione e la paranoia del protagonista fino a portarlo in quello stesso luogo, Cinecittà, dove sessantanni prima Visconti sfaldava i sogni di una madre e la sua bambina. Adesso è ancora peggio, più volgare e gretto, segno di un paese che invece di progredire, regredisce sempre di più e quello che è peggio viene sottolineato in quella bellissima immagine finale. Ci si sdraia dentro un miraggio ingannevole. Non si vuole più uscire. Intorno il buio totale.

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Ultima risposta 13/10/2012 12.12.01
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outsider  @  09/10/2012 10:00:26
   6 / 10
mi perdoneranno i fan di garrone che son riusciti a spingermi al cinema in seconda serata. praticMente un film che deprime, scoraggia chi vuol credere che realta' arretrate come quella rappresentata, nell'era post 2000, non esistano piu'.
Diro' che per carita', garrone ha ragione, queste realta' esistono e le dinamiche sono probabilmente raffigurbili perfettamente nel film che ritrae tutto, anche se spesso con inquadrature migliorabili ma tali forse appositamente sono a sottolineare stati d'animo e vita per altri luoghi inconcepibile. CAratterismi a iosa, dalle donne grasse al parente obeso che ingurgita l'anguria.
una parentesi troppo breve quella riservata all'apparizione della gerini. i protagonisti reggono bene il gioco, molto bene. insomma, il film e' realistico, troppo, infatti stAnca, non decolla mai, anzi, si avvita su se stesso e cade in questo noioso iper realismo scenico e dinamico. il palcoscenico diviene compulsivo, intrinseco a quella realta' di naufragio interiore del protagonista. il finale e' degno di nota, certamente accontenta, ma la pellicola e' cosi' pesante, con poca ironia, povera, scarna, da togliere energie e sorriso allo spettatore che esce dalla sala schifato. insomma, personalmente sono imbarazzato se devo commentare questo prodotto per la resa cinematografica. forse in forma di spettacolo teatrale, circoscritto ascenografia e coreografia da palco, visti anche i numerosi momenti del matrimonio, delle scene riservate al gramde fratello e della mimica del protagonista, avrebbe, senza forse anzi, certamente, reso di piu'. e poi la gente rischia di pensare che la campania sia solo quella e non e' vero, la campania e' fatta anche di persone meravigliose e molto piu' ricche interiormente, colte, capaci, corrette, oneste. personalmente sono un anti settentrionalista, un anti localista, oggi nel mondo della rete ci troviamo a guardare un film del genere che sembra rimasto fermo agli anni '80. che garrone si sia fatto prendere un po' troppo la mano? non voglio dare un insufficienza, ma se ci fosse un 6-....

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Ultima risposta 05/02/2013 15.39.49
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Gruppo REDAZIONE amterme63  @  07/10/2012 23:50:02
   8 / 10
Il giudizio su di un film di Garrone è quasi sempre un giudizio di gusto. Sì perché i suoi film sono caratterizzati da un determinato stile, tipico della sua produzione, il quale può piacere o non piacere. Soprattutto da questo dipende il giudizio complessivo sui suoi film.
E' uno stile composto più che altro da lunghissimi piani sequenza e dalla presenza ossessiva della macchina da presa a ridosso dei personaggi. Di conseguenza il punto di vista non è quasi mai statico o onnicomprensivo, ma sempre mosso, instabile e decentrato. Le scene non vengono quindi quasi mai viste con agio da un punto fermo di comoda osservazione come in un teatro (lo stile di Garrone è uno dei più anti-teatrali attualmente in circolazione) e per questo lo spettatore può provare disagio e "rifiuto". Inoltre la visuale ingigantente dei particolari può disorientare chi guarda. Si tratta di un modo di vedere e rappresentare le cose piuttosto eccentrico, per questo a molti non piace.
Però sta proprio in questo modo particolare di osservare il reale la forza dei suoi film. Come ci hanno insegnato "I viaggi di Gulliver" di Swift, vedere ingigantiti particolari in genere molto piccoli (come la pelle umana ad esempio) ha un effetto è a dir poco scioccante, da quanto appare rivoltante e brutto il normale, se visto da molto vicino. Lo stesso effetto lo fanno i film di Garrone, i quali non fanno altro che farci vedere in dettaglio molto ravvicinato il reale. L'umanità normale e quotidiana vista da vicinissimo, senza nessun filtro, è qualcosa che può facilmente schifare e impressionare per la sua bruttezza, o almeno per la sua marcata imperfezione.
Garrone quindi non ha paura di entrare nel mondo popolano napoletano, di farcelo vedere in maniera iperreale, ingrandendo a dismisura i suoi particolari altrimenti innosservati, le faccie vecchie o sdentate, i corpi sformati e i modi di fare molto esteriori ed esibizionisti. Il mondo dei bassi di Napoli, a differenza di quello di Scampia, è però visto con un pochino più di affetto e con una tenera ironia di stampo quasi felliniano.
L'oggetto del film è però il fatto che questo mondo popolare non ha più una sua cultura autonoma, viva e produttiva, o almeno questa è stata soppiantata dalla cultura di massa proveniente dal luccicante mondo del consumismo con le sue sirene. Ai quartieri popolari fa da pendant il centro commerciale, alla comunità di persona la televisione, ai giochi di strada l'acquafun. Nella cultura cosiddetta "popolare" adesso fa da padrone il mercato dei sogni da tre soldi, imbonitore e addormentatore di coscienze.
La sua presa è garantita soprattutto da una sottile strategia di contagio, che parte dai bambini (la parte più debole e impressionabile) e su su fino ai grandi. Certo Luciano perde la testa ma in realtà tutti all'inizio lo hanno spinto a cadere nel baratro, tutti sono responsabili, nessuno si salva. Il finale ci fa vedere che la presunta conversione religiosa era solo di facciata, come pure che la carità non serve a niente (vedi Viridiana di Bunuel).
La percezione distorta del reale di Luciano è rappresentata da un'originale soluzione visiva fatta di immagini a sfondo sfocato, i quali mettono in dubbio che quello che è visto sia effettivamente reale. Il finale ci lascia proprio con questo dilemma e forse con la consapevolezza che il recinto chiuso ed eterodiretto in cui vivono i partecipanti al Grande Fratello non è altro che la nostra realtà quotidiana.
"Reality" quindi rovescia i termini in cui vengono normalmente rappresentati gli spettacoli televisivi omonimi. Non è il fittizio che cerca di imitare o rappresentare il reale, ma è nel reale effettivo che si cerca in tutti i modi di riprodurre e imitare ciò che si vede in televisione.

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Ultima risposta 13/10/2012 11.24.52
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paride_86  @  04/10/2012 14:15:53
   6½ / 10
Storia di Luciano, pescivendolo vidiota ossessionato dal Grande Fratello.
Il film di Matteo Garrone illustra con ironia e sarcasmo l'influenza di una certa tv sul pubblico meno agiato e più tele-dipendente, disegnando una satira sulla napoletanità che a tratti fa sorridere e in altri momenti evoca fastidio e disgusto.
Il film gira intorno a tutto ciò per quasi due ore e, alla lunga, stanca un po': alcune cose si potevano tranquillamente tagliare.
Nel complesso è un'opera carina, ma certamente sopravvalutata a Cannes.

3 risposte al commento
Ultima risposta 05/10/2012 09.04.23
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento williamdollace  @  03/10/2012 14:05:51
   8 / 10
Sezione orizzontale di una Società verticale.

6 risposte al commento
Ultima risposta 10/10/2012 08.46.07
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CosmicVasco  @  02/10/2012 12:27:54
   7 / 10
Vale i soldi del biglietto,bel film che non delude...chissà se esce sub. ita

1 risposta al commento
Ultima risposta 04/10/2012 01.31.26
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