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Introduco il discorso con un sommo elogio all'arte recitativa del sior Gian Maria Volontè, ivi non nei panni del bandito di turno, o di uno spietato professore del New England, ma di El Chunco, capo di una banda di rivoluzionari messicani al servizio del generale Elia. In ogni caso, che sia un cowboy, uno yankee o un messicano, Volontè riesce sempre a calarsi nella parte nel modo più naturale possibile, conferendo al personaggio una propria vita, energia e sentimento. Un appunto inoltre alle fantasmagoriche apparizioni del geniaccio Klaus Kinski e a un Lou Castel affatto fuori posto, al contrario a detta di alcuni. Entrando nel vivo della vicenda, abbiamo a che fare con una trama ben congeniata, che mantiene un ritmo costante per buona parte del film, che intriga e mai annoia, sinchè non giunge all'apoteosi degli ultmi dieci minuti finali. Ed è qui che la questione si fa a tratti incerta e zoppicante, contaminando il messaggio politico di cui è portatrice, e non rendendolo fermo e deciso come dovrebbe. Si riscontrano alcuni problemi tecnici:
1) come ha fatto un Klaus Kinski ad arrivare dal generale Elia prima del Chunco? 2) come ha fatto Lou Castel a sparare due colpi in un brevissimo istante, tant'è che sembra di aver udito un solo sparo? 3) ma soprattutto come ha fatto a dileguarsi nel nulla a colpo sparato? Fortuna dice lui...
Infine ho trovato un po buttati lì per lì i dialoghi finali nella stazione, che poi vorrebbero riassumere il messaggio del film "Perchè lo fai Chunco?" "Quien sabe? Chi lo sa? Chi lo sa?????" "Con quel dinero non comprarti il pane, compra dinamite!"
Tirando le somme, è un film che merita assolutamente di esser visto, per il cast, regia, fotografia e musiche, uno dei migliori dell'epopea del genere.