Le storie di due delinquenti, un pugile e una coppia di rapinatori di tavole calde si intrecciano in quattro storie di umorismo e violenza nel tempo stesso.
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Conosco questo film quasi a memoria, sin dai tempi del liceo in cui uscì e senza troppa coscienza critica era per me un cult assoluto. Per questa ragione, probabilmente, sono portato forse a sopravvalutarlo forse un tantino.
Rispetto alla post-modernità stratificata, complessa e affascinante di un Lynch, Tarantino appare obiettivamente un artefice di giocattoloni. ...Eppure sono convinto che il valore di "Pulp fiction" vada al di là del piacere con cui ogni volta ammalia e rapisce.
Per me ha rappresentato, e rappresenta, un terremoto per il cinema di genere. La destrutturazione del linguaggio, godardiana (la casa di produzione di Tarantino "Band à part" è un omaggio a Godard), non era mai stata così libera a Hollywood. Anzi, probabilmente non c'era mai stata, a un livello mainstream. Il racconto è scomposto, dilatato, si concentra sul dettaglio inaspettato e ne fa il centro motore del racconto; poi si riavvolge su se stesso e incastra i flashback in modo inusitato. E con tutto ciò, anziché risultare un divertimento astruso per pochi cinefili, riesce a piacere e elettrizzare. Perché sa fare un uso preciso e consapevole dei meccanismi tradizionali del racconto cinematografico, sa calibrare i tempi e la suspence.
"Pulp fiction" è la dimostrazione che al cinema si può osare il nuovo e piacere a tutti più e meglio di un blockbuster che stancamente ripete stilemi sicuri per far rientrare gli incassi.