processo a giovanna d'arco regia di Robert Bresson Francia 1962
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processo a giovanna d'arco (1962)

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locandina del film PROCESSO A GIOVANNA D'ARCO

Titolo Originale: PROCÉS DE JEANNE D'ARC

RegiaRobert Bresson

InterpretiFlorence Carrez, Jean-Claude Fourneau, Marc Jacquier

Durata: h 1.01
NazionalitàFrancia 1962
Generedrammatico
Al cinema nell'Aprile 1962

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Trama del film Processo a giovanna d'arco

Giovanna d'Arco è prigioniera da molti mesi, in una cella del castello di Rouen. Il film ne segue il processo, la condanna a morte e l'esecuzione sulla base dei testi dell'epoca, delle cronache minuziose degli eventi. L'imputata si ritrova progressivamente smarrita in un labirinto fatto di burocrazia e di malevola persecuzione, al termine del quale l'attende la sconfitta ineluttabile.

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Voto Visitatori:   8,00 / 10 (9 voti)8,00Grafico
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Voti e commenti su Processo a giovanna d'arco, 9 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  09/01/2012 20:36:47
   8½ / 10
L'isolamento imposto da Bresson alla sua Giovanna d'Arco è totale: le linee inflessibili degli ambienti squadrati, i volti magri di pietra dei processanti (isolati a loro volta uno per uno in inquadrature granitiche), le incitazioni lapidarie di morte di una folla invisibile e l'occhio a metà tra inquisitorio e feticista al di là della parete.

La ricostruzione meticolosa e scarna del processo ritrae una Giovanna razionale, impenetrabile, in contrasto con la visionarietà mistica dell'eroina. La porta della cella, che diviene passaggio di un via vai di sordidi interrogatori, rimane socchiusa come a indicare l'impossibilità di una fuga (il pessimismo bressoniano dai tempi del "Condannato").

Il processo è chiuso tra i ferri di una musica martellante e funebre che s'interrompe durante tutto il suo svolgimento, tra le mani (senza volto) sulle spalle degli inquisitori nell'incipit e il silenzio delle fiamme nel finale: le presenze umane scompaiono e il raffronto rimane quello tra la croce avvolta nel fumo e il monito del tronco arso e spoglio con cui il film si chiude.

2 risposte al commento
Ultima risposta 14/01/2012 13.31.30
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Invia una mail all'autore del commento wega  @  15/06/2008 20:27:34
   8 / 10
Inizio ad adorare la regia di Bresson. Una regia asciutta, essenziale. La poetica di Bresson è sempre disegnata da linee pulite ma nette.
Si tratta di una pellicola semplicissima, di poco più di un'ora, fatta di campi e controcampi, come tutti i film giudiziari.
Sono le inquadrature fisse dove a parlare è la sofferenza, la vera forza di questo film, i primi piani, le continue inquadrature delle catene ai piedi, esortano ad un senso di dolore a cui è negato il sollievo.

1 risposta al commento
Ultima risposta 22/01/2009 16.35.34
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  17/04/2007 01:15:18
   8 / 10
Beh ecco un film che consiglio appassionatamente a tutti gli amanti del buon cinema e che considero letteralmente fondamentale riguardo il personaggio della "Santa rivoluzionaria", forse nel cinema è secondo per importanza solo a quello di Dreyer (che non ho ancora visto).
Bresson fa dell'eroina una donna altera e sicura di se stessa, un'eroina che non teme la morte ma sa fronteggiare adeguatamente i suoi oppositori.
Il ritorno ai temi religiosi è più stoico rispetto all'ineguagliabile "Diario di un curato di campagna", forse il capolavoro di bresson.
Un cinema freddo, rigoroso, essenziale, che deve essere amato gradatamente, e che richiede uno sforzo maggiore del solito, ma splendido.

2 risposte al commento
Ultima risposta 17/04/2007 01.48.15
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