Geppetto, un vedovo falegname che vive nella grigia Italia fascista, costruisce una marionetta in onore del figlio perduto: Pinocchio. Pinocchio prende vita e, per rendere il padre fiero di lui, intraprende un viaggio in compagnia di Sebastian, il grillo che viveva nel tronco da cui è stato ricavato.
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Prima Garrone poi Zemeckis, adesso Del Toro: in 3 anni abbiamo avuto 3 film sul celebre burattino creato da Collodi. Il regista messicano però dona un'impronta tutta sua, rivisitando quella che è la versione originale, generando una malinconica e cupa riflessione sulla vita e sulla morte, sul destino inevitabile che prima dà e poi toglie, sul vivere ogni singolo momento di una vita che è fuggevole e che prima o poi finisce. Un bel film d'animazione in stop-motion moderno (tecnica che non mi appassiona particolarmente) che però riesce a toccare i tasti giusti per infondere sensazioni tra le più varie che, certamente, non lasciano indifferenti. Un PINOCCHIO sui generis che fa riflettere e appassiona incondizionatamente.