Barbara Graham (Susan Hayward) è una giovane donna dalla condotta tutt'altro che esemplare. Quando viene incriminata per un delitto che non ha commesso, l'opinione pubblica le è ferocemente ostile. E lei, nel tentativo di salvarsi, aggrava la propria posizione, già molto compromessa.
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La ricostruzione dell'odissea di Barbara Graham si trasforma nelle mani di Wise in una spietata invettiva contro la pena di morte e quella macchina del fango chiamata Media. Preciso nel rendere le sfaccettature caratteriali della protagonista, maniacale nel descrivere i preparativi per l'esecuzione, il regista confeziona senz'altro un film fuori dagli schemi hollywoodiani del tempo, con la pecca però di cadere spesso nel didascalismo; e forse perde una bella occasione per parlare delle condizioni delle carceri femminili americane ( che sembrerebbero tutte rose e fiori ). E se non ho dubbi che la ricostruzione delle ultime angosciose ore della Graham sia stata meticolosa, i continui rinvii della sua esecuzione della parte finale rischiano di sembrare - cinematograficamente - ridicoli. Eccezionale prova della Hayward, che riesce a rendere umano e credibile un personaggio spesso sopra le righe.