Trama del film Nemico pubblico n.1 - l'ora della fuga (parte 2)
Il film racconta le spettacolari azioni criminali di Jacques Mesrine che tutti i mass media definirono "il nemico pubblico n. 1" e che la polizia francese non riuscì a catturare fino alla morte.
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Jacques Mesrine è stato un criminale francese, che tra gli anni '60 e gli anni '70 ha creato da sé la propria leggenda, alimentandola con rapine ad effetto ed imprese sanguinarie.
"L'ora della fuga" è seconda parte di un dittico straordinario, che riprende la trama da dove s'era interrotta, per tornare a narrare le audaci rapine e le rocambolesche evasioni di Mesrine. La parabola ascendente della carriera di Mesrine si va arricchendo di una sorta di manifesto ideologico: il bandito giustifica i propri crimini con l'intenzione di colpire le banche, ritenute le vere artefici di furti ai danni della popolazione. Ma non è tutto: spinto da un ego sempre più incontenibile, Mesrine vorrebbe sposare un'ideologia quasi socio-politica di cui rendersi portavoce; ma questo climax criminale si scontra col limite di un uomo che, essenzialmente, è e resta un bandito, mosso dalla fame di soldi e di brividi e non da reali intenti trascendenti (appunto che gli verrà mosso sia dal complice sia dall'ostaggio sequestrato). Mesrine sbatte così contro il muro dei propri limiti, e si trova ormai perennemente inseguito da forze di polizia degne del "nemico pubblico numero uno" quale ormai è divenuto. A tutto questo, si aggiungono le insistenze della sua compagna Sylvia (un'altra ex prostituta) e un istinto di sopravvivenza, e (come si evince dal titolo) la storia prenderà una piega diversa da quella arrembante vista in precedenza.
Tutte le lodi intessute per il primo capitolo potrebbero benissimo ripetersi per questa seconda parte. La regia mantiene alti livelli di qualità e il cast offre interpretazioni più che brillanti. In primis un eccellente Cassel, egualmente intenso sia nelle vivaci scene d'azione sia nei frangenti dedicati ad una più approfondita analisi del personaggio. Ottimi comprimari sono Ludivine Sagnier (bella, dolce e sensuale nei panni di Sylvia), Mathieu Amalric (il compare Francois Besse) e Olivier Gourmet (il tenace commissario Broussard).
Leggermente inferiore alla prima parte: forse perché rallenta il passo per farsi più analitico, forse perché culmina in un finale già noto perché per scelta narrato nella prima parte. Per il resto, valgono le stesse considerazioni: azione e coinvolgimento altissimi, per un film cruento, intenso, emozionante, convincente. Imperdibile (a maggior ragione, ovviamente, per chi ha già visto "L'istinto di morte").