Joe è un proletario dall'aria sorridente, uscito dalla sua dipendenza all'alcol per riuscire a non disprezzarsi. Joe si dà da fare con un'energia inesauribile, per la scalcagnata squadra di calcio che allena nel quartiere più disgraziato di Glasgow. La vita sembra farsi più dolce quando Joe incontra Sarah, un'assistente sociale appena un pelo sopra di lui nella scala sociale.
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Ken Loach l’impegnato torna nella su amata Glasgow per raccontarci ancora una volta una storia di emarginati,di perdenti che lottano quotidianamente per emergere dalla melma di una città resa ancor più grigia dagli innumerevoli problemi che la attanagliano. Ed è ancora la working class britannica a fungere da molla ispiratrice per il regista, molto bravo nella rappresentazione di una storia che nasce con tono leggero per poi tramutarsi in tragedia.Azzeccata la scelta degli attori,Peter Mullan e Louise Goodall hanno infatti i volti giusti per interpretare due figli del proletariato e forniscono un’ interpretazione davvero emozionante che nel caso di Mullan fu premiata a Cannes nel’98. La storia d’amore tra i due,un ex alcolizzato ed allenatore di una scarsa squadra di calcio amatoriale e un' assistente sociale ,è solo un pretesto per parlare ancora una volta di droga,criminalità,assenza di posti di lavoro,ma anche di senso del dovere e di lealtà nei rapporti d’amicizia. Ciò che colpisce, oltre all’ottima caratterizzazione dei personaggi, è quel senso di realtà che trasuda dalla pellicola,non sembra neppure di assistere ad un film ma ad un documentario che ci illustra la vita nei bassifondi scozzesi. Non siamo ai livelli di “Piovono pietre” o “Riff Raff” ma Loach firma l’ennesima pellicola di grande interesse,vicina a quelle classi sociali delle quali spesso ci si dimentica.