melancholia (2011) regia di Lars von Trier Danimarca, Francia 2011
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melancholia (2011)

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locandina del film MELANCHOLIA (2011)

Titolo Originale: MELANCHOLIA

RegiaLars von Trier

InterpretiCharlotte Gainsbourg, Kiefer Sutherland, Kirsten Dunst, Charlotte Rampling, Udo Kier, Stellan Skarsgård, Alexander Skarsgård, John Hurt, Brady Corbet

Durata: h 2.16
NazionalitàDanimarca, Francia 2011
Generedrammatico
Al cinema nell'Ottobre 2011

•  Altri film di Lars von Trier

Trama del film Melancholia (2011)

Justine e Michael stanno per sposarsi, il ricevimento si terrà nella casa della sorella di Justine, ma proprio in quei giorni un evento catastrofico minaccia la terra ed i suoi abitanti...

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Voto Visitatori:   7,41 / 10 (205 voti)7,41Grafico
Voto Recensore:   8,00 / 10  8,00
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Voti e commenti su Melancholia (2011), 205 opinioni inserite

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Guy Picciotto  @  27/10/2011 19:12:02
   8½ / 10
Finita la visione sono andato a leggermi i critici detrattori di Von Trier, quelli che lo stroncano perchè è un pessimista cosmico , e in quei momenti che penso alle parole di Francis Bacon quando qualcuno gli chiedeva il perchè della devastazione macabra e del pre-inferno che è il vero protagonista delle sue tele...
Bacon rispose con una dichiarazione che è passata alla storia:
"ma cosa pretendevate? Che dipingessi rose rosse nel secolo degli orrori?" (il 900).
Credo che la stessa risposta andrebbe bene per Von Trier, sopratutto l'ultimo Von Trier, quello di Antichrist e di questo Melancholia, il migliore Von Trier, composito, incongruo, disomogeneo: laddove sembra sfuggire, a causa delle sue stratificazioni formali e della sua sostanza complessa, alle maglie di un'interpretazione critica.
Ci resta molto anche da questo melancholia così come per antichrist:
l'inclinazione per il bizzarro unito ad un sincero augurio di morte e dissolvenza dell'umanità intera imborghesita e non più meritevole di quel gran GIOCO che è la vita dove ognuno dovrebbe esser pronto ogni giorno a darsi in pasto al bambino dell'abisso e non protetto sotto campane di vetro come lo è la borghesia; il tutto accanto al gusto per una musicalità eccedente (guardacaso il Tristano di Wagner simbolo della rottura verso l'uso tradizionale dell'armonia tonale nell'800 e che spalanco la musica ad un vero e proprio universo inesplorato).
E lecito aspettarsi a questo punto il terzo capitolo di questa (spero) trilogia... di un regista enigmatico e violento giustamente per questi tempi enigmatici , violenti e di cataclismi sociali in atto.

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Ultima risposta 27/10/2011 20.31.09
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lupin 3  @  27/10/2011 17:32:51
   7 / 10
Sinceramente mi aspettavo di meglio, cmq nel complesso resta un buon film e vale la pena guardarlo.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  27/10/2011 16:44:56
   8 / 10
Stavolta sono entrambi gli sposi ad essere in ritardo. Tra gli invitati c'è la madre nevrotica e antipatica di Justine. La sorella troppo premurosa e depressa. Poi c'è un impresario avido di potere e di soldi. Un ragazzo poco sveglio che viene licenziato la notte stessa.
Una massa di persone ipocrite che fanno finta di essere felici alla noiosissima festa di nozze. Lars Von Trier ci suggerisce che queste persone meritano di morire, in questa perfetta fine del mondo.
Non sembrava possibile che LVT potesse combinare la sua filosfia in un film catastrofico. Ed invece ha fatto un grandissimo lavoro. Chapeau.

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  27/10/2011 15:27:32
   9 / 10
Un pianeta che entra in collisione con la Terra,l'apocalisse in scala ridotta (per numero di persone direttamente coinvolte) di Von Trier è servita in un crescendo di angoscia pura in cui il regista danese sembra fluttuare verso un castigo necessario affrontato con afflizione lancinante.
L'amore verso la razza umana giace sotto una coltre nichilista quasi impenetrabile,qualche barlume di speranza sembra filtrare ma l'autore reprime con forza ogni compromesso,mosso da un risentimento violento incarnato nell'idea di corruzione espressa da Justine,suo alter ego.
La punizione astrale è giustificata da ciò che accade durante un ricevimento post matrimoniale in stile "Festen",film di Vinterberg e manifesto di quel movimento Dogma di cui Von Trier fu acceso promotore,correlabile per umana meschinità al segmento che apre il film dedicato alla superba neosposa Kirsten Dunst.
Un incipit quasi goliardico,con quella limousine davvero troppo ingombrante per le tortuose stradine di campagna ,poi una festa cadenzata da seccanti ma rigorosi doveri che iniziano a soffocare quel clima spensierato,in breve demolito dalla natura spregevole degli invitati,concentrato demoralizzante di egoismo,disillusione,arrivismo,cinismo e arroganza.
Le maschere crollano a tragedia ancora lontana con il pianeta Melancholia limitato a fenomeno interessante giusto per gli esperti,eppure l'umanità di Von Trier,accanito ancora una volta in un esecrazione antiborghese ci (e si) convince delle ragioni per le quali nessuno avrà nostalgia di tutto ciò.Parole ancora una volta di Justine,estranea a tanta felicità impostata e incompresa,quindi condannata ad un esilio depressivo al quale la sorella Claire tenta senza fortuna di sottrarla.L'altrettanto brava Charlotte Gainsbourg è donna pratica e perfetta organizzatrice,madre e moglie affettuosa teme di perdere quell'effimero benessere conquistato nel tempo.Musa del regista post "Antichrist" , è incarnazione conflittuale di quella parte amorevole rifiutata dal proprio pigmalione.
Due donne diametralmente opposte ,rappresentazione di tormenti interiori che conducono a una geniale introduzione sulle note del "Tristano e Isotta" di Wagner ,angoscioso accompagnamento sonoro a una serie di quadri stilizzati in un incipit di rara efficacia.Il crescendo drammatico ipnotizza per la profondità raggiunta,da una totale indifferenza si viene travolti senza forzature dal dolore,la naturalezza con la quale il male affiora è dimostrazione di come Von Trier sia già stato colpito dalla sua apocalisse privata e combatta tutt'ora contro i suoi demoni.

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Ultima risposta 27/10/2011 16.33.27
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paride_86  @  27/10/2011 02:49:08
   7 / 10
I primi dieci minuti di "Melancholia" sono pura arte: sublimi e meravigliosi. Purtroppo non si può dire lo stesso del resto.

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Tralasciando queste incoerenze, cosa rimane? Certamente una storia suggestiva ed intrigante; due attrici strepitose - Charlotte Gainsbourg più brava di Kirsten Dunst, seppur meno attraente - e delle sequenze magnifiche, destinate a rimanere, e che fanno onore al talento di Lars Von Trier.
Vorrei chiudere il commento con un'ultima riflessione: sono d'accordo sulla critica alla società borghese, su cui tutti si scagliano senza pietà; ma è anche vero che una critica, o una satira, debba essere ben motivata.
Il discorso che fa Polanski in "Carnage" è perfido ma ben argomentato.
Qui, in "Melancholia", vediamo tutt'altro genere di cose. Fa così schifo un lavoro creativo e ben pagato? E' così tremendo sposarsi con un ragazzo carino e premuroso? E' così drammatico avere una sorella ed un cognato che organizzano un matrimonio da sogno? E' così tragica la lotteria di fagioli?
Suvvia, penso che ci sia molto di peggio.

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Ultima risposta 31/10/2011 07.09.42
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR ferro84  @  26/10/2011 23:38:15
   8½ / 10
Sembra che la depressione abbia rappresentato l'Elodorado cinematografico per Von Trier e Melancholia e Antichirst sono emblema di questo traguardo artistico raggiunto.
In questo tripudio pessimistico dove la depressione emerge quasi come un elemento positivo, salvifico, l'unico in grado di far vedere alle persone la vera realtà, tutti gli altri meritano soltanto la distruzione.

Il pessimismo di Lars Von Trier è assoluto e forse Melancholia più che voler essere un film fantascientifico rappresenta un auspicio per il regista.
E via con l'incontro scontro di due sorelle che attendono la fine in modo differente e dove la più debole si rivelerà la più forte, Melancholia porta via un mondo corrotto, meschino, vile, che si perde nelle sue formalità e salva solo quei rapporti veri, intensi (ma fino a che punto?).

Melancholia è un grande film anche dal punto di vista tecnico,Lars Von Trier lascia il suo formalismo stilsitico e se nella prima parte è un classico Dogma nella seconda si abbandona ad elementi barocchi, la camera fissa ed alcuni effetti speciali, semplici ma di effetto.
Uno stile che si adatta al racconto e non viceversa, equilibrio che dimostra una grandissima maturità artistica con un racconto serrato e con attori superlativi.

Nulla da eccepire,chapeau

Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  26/10/2011 22:03:57
   10 / 10
Ho visto in tutto 4 film di questo assurdo regista-artista del Cinema.
Step 1: il voto non vale nulla. Potevo e volevo dargli 4 proprio per passare sto concetto, ma non voglio attirarmi grane. Però davvero, non guardate il voto. Guardate il film, please.

Melancholia appartiene a quel genere di film che vanno apprezzati per l'esperienza che ti danno. Che esperienza è stata Melancholia? Mi sono perso in questa spettacolare e gigantesca Attesa. Inutile dire che "Claire" è infinitamente superiore a "Justine". I fronzoli, gli orpelli vengono eliminati e le imperfezioni eliminate da un impietoso labor limae. Ma è il momento finale, quello della collisione, quei 5 minuti da pisello duro che inquadrano SOLO quei tre volti disperati, e infine lo vedi. Ultimi 3 secondi. Distrugge le atmosfere terrestri, e la Claire compie un ultimo assurdo e spontaneo gesto di attaccamento alla Vita, per poi bruciare insieme al tutto. Le poltrone al Cinema vibrano, la Musica sfonda i timpani, e Melancholia risucchia la Terra. Tutto è senza più senso, e tiriamo, agosciati, un sospiro soddisfatto. Finalmente è finito tutto.
KIRSTEN DUNST

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Ultima risposta 28/10/2011 17.11.52
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  26/10/2011 15:38:38
   5 / 10
Cupio dissolvi.

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Ultima risposta 30/10/2011 12.55.26
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TheLegend  @  26/10/2011 15:34:23
   8 / 10
Mi ha emozionato e coinvolto meno di "Antichrist" ma film così non se ne vedono molti.
é già stato detto molto quindi non mi resta che unirmi a chi ha apprezzato questo film.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento pompiere  @  25/10/2011 16:19:07
   7½ / 10
Lars von Trier sta male. Il che non è una novità. Per cui aggiungerei che è particolarmente indisposto. E indisponente. Sofferente di narcisistica depressione. Nel corso degli anni la sua è diventata una lotta, infantile e vana, contro il resto del mondo. Che lui continua a vedere come ostico, un nemico da abbattere per affermare se stesso e la propria ragione(volezza), la sua stima. Non ci si deve stupire se il nuovo lavoro preme il pedale dell'acceleratore del nichilismo, prendendo di mira le convenzioni di una società per lo più borghese.

Il matrimonio è il termometro perfetto per misurare il livello di torpore di chi, stremato da patologie psicologiche, si ritrova attore protagonista della celebrazione. Chi non sta bene con se stesso rifugge dai rigidi cerimoniali, i quali di solito prevedono prove alla claustrofobia, all'agorafobia e alla depressione, in una sollecitazione continua di programmi da rispettare, facce serene da mostrare in pubblico, ansie comuni che auspicano un "vissero per sempre felici e contenti". Da una parte la ritrosia di Justine (Kirsten Dust), sposa cadavere alle prese con una consapevolezza emergente, e dall'altra il contorno di parenti, amici e genitori, trepidanti per la buona riuscita del contratto amoroso. Due mondi destinati a scontrarsi.

La felicità è un balzello non patteggiabile, e l'amore per sempre non è incolume da ripensamenti, variazioni dello stato d'animo. L'amore è, per definizione, il sentimento più precario che esista, e diventa immune e avverso alle proposte a lungo termine, anche se comprendenti paesaggi di alberi di mele imperatore. Justine soffoca sotto il disegno di certi progetti. Vuole tutto e subito, lo vuole per se e, per ottenerlo, non gli resta che far crollare il castello dove si sta svolgendo il matrimonio. Per cui prima si inventa uno slogan pubblicitario SpezzaStima, poi rovina come morta sul letto di nozze, dove giace inerte con le braccia incrociate, sfidando alla necrofilia il disorientato sposo.

"Zietta SpezzAcciaio", come viene affettuosamente chiamata dal nipotino, piange e attinge a tutta la sua disperata e cronica depressione. Figura femminile prima manipolatrice, poi vittima delle sue azioni, esce indebolita e svuotata da un tour de force mentale che sembra averla annientata. Nessuno pensa di riporre in lei qualche tipo di aspettativa. Nemmeno la sorella Claire (Charlotte Gainsbourg) può aiutarla più di tanto. Adesso Justine è libera di infilare le dita nel vaso della marmellata, di entrare in paesaggi di quadri metafisici per lasciarvi un impronta beffarda, di godere di ombre sovrapposte e intrecciate dalla luce di due lune. Il Pianeta Melancholia è in arrivo, il pessimismo cosmico è una rivincita personale.

Nella seconda parte del film, il regista danese semplifica alcuni passaggi, arricchisce troppo certi simbolismi, elementarizza le interazioni tra i personaggi. Allo stesso tempo ha il coraggio di mostrarsi nudo, indifeso di fronte alla propria Arte (forse mai così trasparente e facile da leggere), bersaglio perfetto di critiche e dileggi. Nonostante ciò la tensione che cresce con l'avvicinarsi del Pianeta è palpabile, prende il posto di una serena rassegnazione, invade gli angoli più nascosti della nostra mente.
L'Amore lo si vede solo col telescopio, lo schiaffo alle convenzioni è appropriato, la pisciata su un campo da golf troppo lindo e spianato è liberatoria. Per cui massima considerazione per l'autore, il quale ha saputo attualizzare il tema dell'apocalisse, fatto passare attraverso scene di caccia sbiadite, cavalli bradi che si sdraiano su di un fianco come abbattuti, uccelli che cadono già morti dal cielo. Von Trier sta male, e l'Universo si regge in piedi per forza d'inerzia. Malinconia, portami via.

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Ultima risposta 27/10/2011 18.05.45
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francis81  @  25/10/2011 13:32:47
   8 / 10
questo film è lo specchio preciso della nostra società. Non c'è altro da dire!
Tuttavia ho un dubbio che spero qualcuno potrà sciogliere.
lo scrivo nello spoiler.

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Ultima risposta 27/10/2011 17.03.00
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willard  @  25/10/2011 13:19:47
   7½ / 10
Suggestiva, inquietante, affascinante e apocalittica opera fantascientifico-nichilista da Lars Von Trier, che continua a stupirci con i suoi film.

La storia è divisa in due parti: nella prima abbiamo una classica situazione in stile "Dogma", in cui però troviamo i primi segni di una qualche trasgressione (bellissimo l'intro iniziale) da parte di colui che del "Dogma 95" è stato il fondatore, che si lascia andare al "peccato" nella seconda parte in cui fotografia ed effetti speciali sono un vero spettacolo per gli occhi.

Bravi gli attori Kiefer Sutherland, Charlotte Gainsbourg, ma soprattutto Kirsten Dunst, non a caso miglior attrice a Cannes 2011.

Un film che non si deve perdere e deve essere visto al cinema, ma premunitevi con una bella dose di caffè ed enegy drink, perché è lento, tanto lento...

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Ultima risposta 25/10/2011 13.30.28
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zakfett  @  25/10/2011 12:24:36
   7½ / 10
Ci penso e ripenso a questo film e al suo finale...

Personalmente i primi 10 minuti mi sarebbero bastati per definirlo un capolavoro; il resto è un buon film (seppure particolare).

marcodinamo  @  25/10/2011 11:27:23
   9 / 10
Straordinario film e lo dico da non cultore di Von Trier. Kirsten Dunst da Oscar!

Invia una mail all'autore del commento Jason XI  @  25/10/2011 08:55:57
   9½ / 10
Lars "purifica" il suo film dai suoi classici puntigli disturbanti e da un realismo terreno e conturbante si sposta su un piano certamente più metafisico.
Ne esce fuori una pellicola epica, apocalittica e fortemente simbolica..... e Justine ne è la portavoce, Angelo vendicatore e Angelo custode.
Scosso dopo la visione, solo il giorno dopo ne apprendo la totale grandezza.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  24/10/2011 15:47:49
   8½ / 10
Non ho alcuna voglia di approfondire più di tanto le tematiche del film, i messaggi, le metafore. Sempre che ce ne siano. Dico solo che ancora una volta Von Trier firma un'opera gigantesca che può piacere o no, ma si distingue e soprattutto non ammette filtri tra arte e sua rappresentazione.


Mi è bastato l'incipit visionario ed eccessivo che tanto mi ha ricordato alcune scene di Antichrist.

Mi è bastata la prima parte perfetta in cui una festa di matrimonio diventa il veicolo attraverso il quale distruggere pezzo per pezzo la borghesia con i suoi tic, le sue nevrosi, la sua pateticità, il suo voler essere d'avanguardia e sofisticata (come l'odiosa madre di Justine, che non c'è mai per sua figlia), o fintamente affascinante e farfallona (come suo padre, che non c'è mai per sua figlia). Altro che Carnage, con tutto il rispetto per l'ultimo bel Polanski.

Mi è bastata la seconda parte che sembra tutto un altro film, dove una donna nuda accoglie sul suo corpo i raggi di un pianeta che si avvicina inesorabilmente, dove la catastrofe è riportata con uno stile che distrugge ogni certezza, con il lumicino di una speranza che è destinato a schiantarsi insieme a tutto il resto.

Mi è bastato un Wagner ossessivo e un silenzio altrettanto doloroso. Poi più niente.

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Ultima risposta 25/10/2011 18.41.10
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR jem.  @  24/10/2011 15:06:23
   9 / 10
Io non impazzisco per von Trier, ma con questo film ha conquistato il mio cuoricino.
La vita è cattiva. Quattro parole per una semplice verità.

bood  @  24/10/2011 14:24:13
   6½ / 10
mah .. sono andato al cinema con grandi aspettative .. purtroppo la poetica della decadenza e della decadenza borghese è un tema vecchissimo , come regia non ho trovato niente ( ma proprio niente ) di eccezionale , come fotografia e produzione ho visto cose *molto* migliori quest'anno . il messaggio non è sicuramente vitale e positivo , perchè punta e concentra all'accettazione della fine ( che sia la fine dei rapporti o la fine del mondo ) senza possibilità di replica , dopo il confronto tra le sorelle . deluso , su molti fronti .

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Ultima risposta 24/10/2011 14.29.52
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kerkyra  @  24/10/2011 10:53:30
   9 / 10
Andate a vederlo, lascia il segno...

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento williamdollace  @  24/10/2011 10:20:07
   10 / 10
La borghesia imbellettata in un circolo polare emotivo di cravatte soffocanti, il matrimonio che non trova che una strada impervia ingombrante e impraticabile (emblematica la scena post-prologo: dove la carrozzeria luccicante dell'entusiasmo è già ammaccata), il denaro fuori luogo come l'ambizione del Martirio dell'Ostentazione, il marito inconsistente Manichino di belle fattezze Vampiro d'analfabetismo emotivo, Il Grande Capo che perde bava dallo Specchio dell'assenza d'idee, il Padre inesistente che confonde se stesso nei nomi delle Betty di turno, inadeguato e volatilizzato, la Madre ******* rabbiosa e dolosa: tutto è riversato sul falò della bocca di fuoco del capolavoro di Lars von Trier, la nevrosi della coercizione e della regolamentazione da catalogo numerato sfregiata in piena faccia da una vasca da bagno d'acqua calda e dal silenzio sotto i quali si agitano le marionette delle convenzioni le cui maschere crollano e si spezzano sotto le picconate dell'incedere della macchina da presa di Lars, ebbene sì: L'Orrore, L'Orrore.

I "maschi" di Lars sono accessori da bigiotteria che passano sullo schermo senza lasciar alcun segno e subito se ne vanno, senza bile ferire, con i pantaloni abbassati, ridicoli nella loro imbarazzata nullità, ***** da cavalcare in un prato: il destino dell'umanità sguardo-guidato fino alla sua imperiosa fine da rumore bianco è Donna, l'Universo bi-pianeta è Donna, e Lars von Trier è tutto nell'esorcizzazione lasciata allo sguardo di Kirsten Dunst, colei che è il Messia, in questo Antichrist al contrario.

Lo sguardo consapevole di colei che "sa" attorno alla quale urla costantemente il Tristan and Isolde di Richard Wagner è un killer che ci libera da ogni orpello, fino alla fine, in una capanna di fierezza in cui far chiudere gli occhi a chi non vede. I suoi occhi trivellano la speranza di un'atmosfera che ci si illude protegga, e in cui anche la scienza risulta sconfitta, in cui anche il sangue caldo da purosangue non vince nemmeno il ponte da attraversare perché se il ponte è la speranza, le batterie della speranza di un ponte inattraversabile sono irricaricabili, ce lo ricorda la grandine dal riflesso blu di Melancholia: non v'è speranza, se non nella bellezza dell'attimo che precede la fine.

La caccia che si percuote sul rettilineo paradosso e fumoso che si blocca sull'impotenza dell'attraversamento è un fiume immobile dove la Sposa dorme ad occhi aperti, inerme. E rinasce Donna, Sola.

Lars von Trier mostra la seconda Odissea eclissando l'albero della vita di Malick, costringendo le sue voice over al silenzio e Mostrando Se stesso Nudo al pubblico, completamente ammutolito dalla Verità.

La collisione è costante e Melancholia è il pianeta affascinante da cui farsi sedurre, spogliare e attraversare sulla pelle nuda, da cui farsi inghiottire, da cui farsi scopare in quest'orgia di sesso cosmico da solitaria danza di morte.

powersd  @  24/10/2011 01:02:22
   7½ / 10
molto bella la prima parte, nella seconda parte non mi ha coinvolto molto, comunque un bel film.

-Uskebasi-  @  24/10/2011 00:15:53
   8½ / 10
Von Trier ci illustra l'Apocalisse attraverso il suo pessimismo e tira fuori, grazie anche ad attori strepitosi, un gran film, forse grandissimo, ma non un capolavoro. Nei veri capolavori si fatica a trovare un solo minuto inutile, se si perde una scena probabilmente il film non è più lo stesso e lo si dovrebbe rivedere dall'inizio. In Melancholia invece si ha la sensazione che se non si guardassero alcune parti del film a caso, si avrebbero le stesse sensazioni finali. Dopo il Prologo tanto amato al regista, visivamente eccezionale e rappresentante l'album fotografico degli ultimi giorni della Vita, il film è diviso in 2 parti dedicate a 2 sorelle. Parti talmente ben divise (anche se non so se sia un pregio o un difetto) da risultare quasi 2 film distinti, a differenza di altri film spezzettati in capitoli solo per scopi estetici.
La prima è per Justine, per il suo matrimonio, per la sua depressione e per la distruzione repentina di tutto ciò che le appartiene. La seconda è per Claire, per Melancholia, per l'ansia e la paura che crescono come il pianeta.
Claire si prende cura dell'amata sorellina, è praticamente una madre per lei, ma anche l'ultimo tentativo di regalargli la felicità, con un matrimonio allo stesso tempo vero e finto, fallisce miseramente. Solo adesso si inizia a parlare della minaccia Melancholia. Più si va avanti e più Claire cede appoggiandosi sempre di più nella sorella che, al contrario, accetta la situazione e riesce a vedere la sua straordinaria bellezza.
Justine conosce le cose e sa che non c'è vita oltre a quella sulla Terra. Non c'è vita nell'universo e non ce n'è dopo la morte. Per questo è talmente preziosa che non ha senso il modo in cui la stiamo vivendo. Abbiamo avuto la nostra opportunità, abbiamo avuto tempo ma non è bastato, e adesso meritiamo di morire. La fine si avvicina e i ruoli si ribaltano. E' l'infelicità ora la guida dell'umanità. Justine sa quello che si deve fare, senza cedimenti, se non difronte all'innocenza del bambino. Razionalità, Tristezza e Innocenza aspettano la fine in una grotta magica.

La Razionalità è impotente e piange.
La Tristezza è sovrana e accogliente.
L'innocenza non deve vedere.
La Malinconia è arrivata e distrugge tutto.
Schermo nero.
Silenzio.
Non c'è niente dopo...
Niente.

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Ultima risposta 24/10/2011 12.36.00
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR carsit  @  23/10/2011 23:59:39
   6 / 10
ottimi effetti speciali.. Ma la storia è davvero niente di che...

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR oh dae-soo  @  23/10/2011 23:59:37
   9½ / 10
Non importa se sia quella che precede un bacio.
Non importa se sia quella di trovare l'amore.
Non importa se sia quella di aspettare la Fine.
Perchè l'Attesa, quasi per definizione, è sempre estenuante, interminabile, infinita. Che duri pochi secondi, lunghe ore o una vita intera non importa: che preceda un momento meraviglioso o un' immane tragedia non importa, l' Attesa ti uccide sempre e comunque.
Von Trier non ci parla della Fine ma dell' Attesa della Fine.
Melancholia finisce dove di solito tutti gli altri film catastrofici iniziano.
Melancholia racconta l'apnea, non il momento in cui si affoga.
Perchè, e Von Trier lo sa, l' Uomo non ha tanto paura della morte quanto del saper di dover morire.
Si parte con un prologo in cui per la seconda volta (dopo Antichrist) il regista danese ha il coraggio di sfidare la perfezione, la maestria di regalare poesia alla morte, bellezza al terribile.
Ma è solo un momento, le immagini festose di un matrimonio da favola sostituiscono quelle terribilmente evocative del prologo.
Ma è solo un momento perchè in quel matrimonio festoso non c'è niente da festeggiare. Perchè è la Depressione l'invitata principale. Perchè come La Maschera Rossa di Edgar Allan Poe la Depressione alla fine entra nella festa ed è lei l'unica a ballare. Quella Depressione ha un nome, Justine, la sposa.
E Justine non ce la fa più a veder facce felici, non ce la fa più a pensare al suo lavoro, non ce la fa più a credere in un matrimonio che sta appena cominciando. Justine ha visto Melancholia, piccola piccola, ancora lontanissima. E Justine è attratta da lei, ancora non sa perchè, o forse lo sa, perchè il depresso non attende la fine ma la brama, la desidera e se non ha il coraggio di raggiungerla da solo è ben felice che arrivi in altri modi.
Con un pianeta che si schianterà sulla Terra ad esempio.
Da quel momento per Justine l'unica cosa che conta è l'arrivo di Melancholia. Perchè "la Terra è cattiva e nessuno ne sentirà la mancanza" dice. Justine, perchè vuoi rendere universale il tuo pensiero? Perchè hai l'arroganza di credere che se tu stai male è giusto che tutti debbano essere contenti di morire? Claire, tua sorella, ad esempio, non vuole morire. Per lei l'attesa è snervante come quella di Justine ma sostituisce la paura al desiderio, la disperazione all'esaltazione. Già è difficile, quasi impossibile farsene una ragione. Se poi tua sorella, una che sa che i fagioli sono 678, una che ti dice che sono 678 in un momento come questo in cui credere a qualsiasi cosa è facilissimo perchè il tuo cervello non ha più nè la forza nè l'obbligo di funzionare, se tua sorella ti dice anche che l'unica vita è questa, che non c'è niente oltre l'esistenza che viviamo su questo pianeta, come puoi non credergli? E di conseguenza come fai ad andare avanti, a passare gli ultimi interminabili minuti? E' incredibile come si possa aggiungere disperazione a una disperazione già arrivata al massimo.
E poi, non dimentichiamolo, c'è anche tuo figlio. Devastante la sua figura, quella di un ragazzino che dorme, chiede e gioca mentre l'inevitabile si sta sempre più avvicinando. Se Justine rappresenta il desiderio e Claire il terrore lui è senz'altro l'ignoranza. Beata ignoranza.
E così tra scene magnifiche (come quelle con il fil di ferro) e una sensazione di terrore, quasi autentico, impossibilmente possibile, provata raramente davanti alla visione di un film, arriviamo alla fine.
Von Trier non conosce la speranza, non l'ha mai conosciuta in nessuno dei suoi film. E' sadico, cattivo, e terribilmente coerente nella sua "missione". Gli piace prendere il nostro cuore e strapparcelo di dosso, sbatterci in faccia il suo tremendo realismo e non lasciarci margini di redenzione, nessuna via d'uscita.
Anzi no, questa volta la speranza ce la regala. In una scena che apre con prepotenza la porta della storia del cinema Lars per una volta ci viene incontro. La speranza c'è. E' una grotta magica. Sono 7,8 bastoni intrecciati tra loro. E non è una presa in giro. Perchè in quei momenti puoi credere a tutto. E non c'è niente di più bello che credere alla vita con la morte in faccia.

Poi, PUM, è tutto finito.

GoodDebate  @  23/10/2011 23:32:48
   10 / 10
Magnifico. Umano. Rende visibile ciò che è così sotto il nostro naso da non poter essere notato.

CavaliereOscuro  @  23/10/2011 21:43:40
   4 / 10
Andrò controcorrente ma l'ho trovato estremamente noioso e poco credibile. Alcuni atteggiamenti dei protagonisti sono esasperati all'inverosimile

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Justine è un personaggio odioso e ...

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Il film ha, come già detto, un ritmo eccessivamente lento e non ho capito la scelta di riprendere alcune scene come se si trattasse di una videocamera amatoriale. La fotografia non è male ma gli senari sono decisamente pochi. Ok, d'accordo che non si tratta di un film alla Armageddon, ma qualcosina in più si poteva dare in pasto allo spettatore. L'occhio vuole la sua parte. Ma ...

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BOCCIATO.

6 risposte al commento
Ultima risposta 26/10/2011 19.58.51
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR strange_river  @  23/10/2011 21:06:24
   9 / 10
La vita è cattiva.
E merita di sparire.
Justine/von Trier ci ha provato, ci ha provato con tutte le sue forze, ma Justine porta dentro di sé Melancholia e a quel Nulla di vite dedicate inutilmente a riempirlo non può più fingere di adattarsi, né il potere o il successo o l'amore la distolgono più dal guardare oltre.
Durante la festa di matrimonio il suo sguardo non riesce a fissarsi su nulla, erra ondivago da uno all'altro, niente e nessuno possono calmare la sua inquietudine, "tutti abbiamo paura, esci" intima la madre, l'unica in grado di leggerle dentro.
E Justine esce e sovverte, scardina la propria vita e quelle altrui, attraversa il territorio solitario della depressione, s'inabissa e infine riemerge pacificata in Cassandra: "Io so tutto".
Ma è ancora la sorella Claire la persona che più soffre: soffre per stare vicina a Justine, soffre perchè nonostante le sicurezze offerte dalla sua famiglia ha tanta paura di quello schifo di pianeta, soffre perché, a differenza della sorella che pare aver già varcato una soglia che la pone al di là, lei è ancora profondamente umana e vincolata alla sua condizione.
Noi soffriremo con Claire.
Tanto più Melancholia si avvicina, tanto più Justine si trasfigura nei bagni della sua luce e infine sarà lei a diventare l'estrema guida per la sorella e il nipote lasciati soli dal vigliacco tradimento del marito/padre incapace di affrontare l'angoscia senza redenzione.
Melancholia incombe, potente e magnifico, definitivo purificatore dell'esistenza umana.
E anche noi ne rimaniamo ipnotizzati, incapaci a distogliere gli occhi.

Rand  @  23/10/2011 17:27:45
   8 / 10
Wagner sta bene all'apocalisse come la cavalcata delle valchirie stà ad apocalypse now. Il mai redento Lars Von Trier sforna l'ennesimo film che farà riflettere. Palma d'oro mancata a cannes per le stupidagini dette dal regista in conferenza stampa, Trier si compiace, Terence Malik ringrazia, ma indubbiamente tra i due registi c'è un abisso. Ambizioso, egocentrico, schiavo dell'autocompiacimento, Trier è tutto ciò, ma è anche un grande regista, dopo Antichrist, un film siicuramente più essenziale, ma anche più autentico, si cimenta con l'apocalisse. La fine del mondo dopo un matrimonio, per meta film non c'è un accenno alla cosa poi Claire dice che ha paura di quello schifo di pianeta, il drama deborda. Visivamente eccellente, si perde leggerrmente nelle tematiche trattate. Il cast è al servizio della storia, spiccano Kirsten Dust, la strega che si bagna nuda nella luna, perchè lei sà le cose, la Gainsburg bravissima come al solito, fà specie vedere in piccoli ruoli Jhon Hurt, Charlotte Rampling( un gigante) Stellan Skargard, Udo Kier maestro di cerimonie.
"A volte ti odio con tutto il cuore"
Justine è prigioniera della Melanchonia, la depressione che la soggioga, perchè il mondo è cattivo
Un film che colpisce, in un resort, con 18 buche, un bellissimo lago, boschi e cavalli. Basta sbagliare i calcoli per farsi prendere dalla disperazione, allora Sutherland si perde, perchè non ha risposte.
Cosa rimane? Il tempo che si può usare per stare insieme, nella grotta magica.

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Oppure la fine non è che l'inizio?
A voi la risposta...

Gruppo COLLABORATORI Zero00  @  23/10/2011 16:48:16
   9 / 10
Il movimento in pose plastiche. Wagner. Poi un'esplosione.
Melancholia è come guardarsi allo specchio e riconoscere la parte peggiore di se: doloroso e estremamente affascinante.
L'umanità non è poi così importante. Forse a volte è meglio rimanere immobili, anche di fronte alla fine di tutto.

Si può guardare un film di due ore e un quarto con le lacrime agli occhi dall'inizio alla fine? Sì!

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Silly  @  23/10/2011 14:12:17
   9½ / 10
Sulle note di Wagner, un'incantevole prologo ci introduce in quello che è, forse, il manifesto apocalittico più bello che abbia mai visto. Dolorosamente dolce sopraggiunge la fine per tutti, grazie (?) a un aureo pianeta celeste.
Il mondo è corrotto, nulla di quello che facciamo o non facciamo ha senso dinnanzi a quello che ci aspetta. Siamo soli, dopotutto.
Vorrei anch'io aspettare la fine sotto una grotta magica e non credo mi sposerò mai.

Lasciate perdere Melancholia se non riuscite a leggere tra le righe.

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  @  23/10/2011 13:24:22
   9 / 10
Fantascienza e fine del mondo secondo Lars Von Trier. Ma forse no. Anzi. Al maestro danese interessa altro e cioè riflettere su come accettare la nostra fine (specie se annunciata) e sui suoi meccanismi psicologici più sottili e sottesi; e, ancor più, ribadirci il suo pensiero sulla Natura e sul rapporto che noi (poveri) umani abbiamo con essa.

Attraverso una veste estetica sontuosa (fotografia, scenografie, location, illuminazione ed effetti speciali sono da urlo) e affidandosi a un gruppo di attori bravissimi e affiatatissimi (Palma d'Oro a Kirsten Dunst strameritata, ma cosa dire di Charlotte Gainsbourg, per esempio?), Von Trier, ricalcando formalmente il suo precedente "Antichrist", suddivide questo suggestivo "Melancholia" in tre parti: un prologo (nel quale ci viene anticipata la tragedia che incombe sull'umanità intera e quindi l'intero film) e due parti rispettivamente dedicate alle due sorelle protagoniste.

Il prologo si apre su un bellissimo primo piano di Kirsten Dunst, un chiaro omaggio a Dreyer (ricordate il famoso volto della Giovanna d'Arco sul rogo?) la cui estetica è sempre richiamata da Von Trier. Con una serie di sfavillanti, manierate visioni, talmente rallentate da apparire quasi come dei quadri statici commentati dal sottofondo emotivamente trascinante dell'Ouverture del "Tristano e Isotta" di Wagner, Von Trier ci racconta in quasi 10 minuti la trama essenziale del film:

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E qui partono due distinti film: "Justine" e "Claire", rispettivamente "parte prima" e "parte seconda". Nella prima parte ci viene descritta una magnifica festa di matrimonio regolarmente sabotata da una sposa tanto bella quanto dispotica; talmente sabotata da finire nel peggiore dei modi possibili: con l'abbandono di tutti i convitati

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER. Capiremo il perché di un simile comportamento solo nella seconda parte, prima ci basti solo indicare alcuni punti fondamentali della narrazione: Justine "è" Melancholia, o meglio, è una persona già inghiottita da Melancholia (cioè dalla depressione) che, al pari del pianeta assassino che esce dal cono d'ombra del Sole a seminare distruzione e morte, esce dalla parte solare di lei (e dunque è Creatura Oscura), erra senza apparente meta nel mondo, sfiora il Danno Supremo con altri pianeti-persone prima di impattare su di uno -proprio l'unico in cui abita la vita, cioè il matrimonio- distruggendolo e portando via con sé la vita stessa in modo definitivo ("Siamo soli", affermerà senza possibilità di replica Justine a una tragicamente ottimista Claire). Distrutti dunque matrimonio, carriera e affetti, Justine cadrà in una sorta di catatonìa dalla quale si risveglierà solo a pochi momenti dall'Apocalisse Finale, risultando l'unica a saperla affrontare a viso aperto (forse perché già la conosce bene).

Nella seconda parte ci viene descritta in particolare Claire, la sorella di Justine, suo esatto opposto: iperenergetica, iperattiva, calcolatrice, razionale quanto basta; Claire vive un matrimonio felice, essendo sposata a uno scienziato che nutre una fiducia cieca nella Scienza e avendo un bambino curioso e rispettoso che si appassionerà alla vicenda del pianeta impazzito. Eppure proprio questo suo approccio molto "vis-à-vis" nei confronti dell'esistenza le produce un'ansia irrefrenabile, tanto che il marito, nel vano tentativo di proteggerla emotivamente dall'imminente catastrofe, le nasconde la verità. Claire è, però, molto intraprendente e tramite dei siti indipendenti viene a conoscere la tragica realtà che sta per abbattersi sul pianeta: a quel punto il fallimento della scienza -o forse proprio il suo trionfo!- porteranno il marito

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER. Restano dunque solo l'innocenza del figlio e soprattutto il fatalismo tragico della sorella (che rivela anche capacità divinatorie) a poterla accompagnare e consolare affrontando nella maniera più degna ed efficace la fine annunciata.

Resta purtroppo sullo sfondo il personaggio della madre di Justine e Claire (forse l'unica pecca del film), interpretato da una sempre sorprendente Charlotte Rampling: lei è la voce scomoda della verità, quella verità alla quale non si è accomodata tramite i compromessi che Justine cerca drammaticamente di mettere in atto e ai quali poi rinuncia definitivamente. Le sue parole, i suoi comportamenti mettono sempre tutti in imbarazzo ma, alla fine, sono rivelatori della essenza profonda di Justine, donna condannata a conoscere sempre la verità profonda delle cose e dunque destinata irrimediabilmente a soffrire, a deprimersi, a distruggere tutto ciò che entra in contatto con sé.

Un altro personaggio importante è il datore di lavoro-testimone di Justine, ovvero l'anima squisitamente utilitarista del consesso: anch'esso sembra prevalere e sembra essere l'unico a saper motivare Justine facendola uscire dalla depressione. Non è un caso che la donna annegherà nel suo Male Oscuro appena rompe col suo principale. Anche in quel caso perché ne avrà colto la verità più profonda: lui e il lavoro che produce sono il Nulla col quale riempiamo le nostre esistenze per avere un ruolo sociale riconosciuto. Ed è questo Nulla Indispensabile che inghiotte le nostre esistenze come un buco nero. O come un pianeta impazzito.

Stupenda la sequenza finale: di fronte al baratro della Morte, specie se annunciata e dunque consapevole, mentre il mondo animale reagisce con una quiete del tutto innaturale e artificiosa, l'Essere Umano può solo rispolverare fantasie mitiche e stringersi in solidarietà reciproca. Il tratto profondamente leopardiano del depresso in cura Lars Von Trier emerge in tutta la sua potenza regalandoci un ambiguo, ma purtroppo intimamente vero, messaggio di accettazione della nostra natura di esseri mortali: accettare la Morte non ci salva da essa ma ci dà Pace. A noi scegliere se abbandonarci preventivamente al suo fatale abbraccio o se combatterla -inutilmente- fino all'ultimo istante concessoci riempiendo così di vacuo e illusorio senso il nostro breve percorso terreno.

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Ultima risposta 25/10/2011 15.39.47
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Exile  @  23/10/2011 12:15:59
   8½ / 10
Tristezza, angoscia e un senso di impotenza. Ecco che cosa mi ha trasmesso questo film. L'intepretazione degli attori direi è pressochè perfetta.
Lunghi silenzi e una lentezza quasi snervante in alcuni tratti che non stona nel film, ma fa crescere quel senso di inquetudine e di inevitabilità che conduranno ad un finale drastico e pessimistico fino all'inverosimile.
Sono rimasto davvero colpito da questa pellicola, fuori dal coro senza dubbio.

suspirio  @  23/10/2011 11:30:37
   9 / 10
Tecnicamente ottimo, con una fotografia incredibile. La storia è coinvolgente e dà spunto a molti temi di riflessione. Anzi bisognerebbe dire che la storia non starebbe del tutto in piedi, se non per dare spazio allo spettatore di riflettere sui modi di pensare molto differenti delle 2 protagoniste. La tensione dovuta all'attesa dello scontro con il pianeta si percepiva benissimo. La scena finale poteva essere invece realizzata in modo migliore.

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Ultima risposta 23/10/2011 13.25.54
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sempre  @  23/10/2011 10:37:19
   8½ / 10
Un film "bolla", ovvero un film che analizza una frazione di realtà nella situazione più estrema.
Dopo la bellissima parte iniziale, il film si sofferma sulla descrizione del matrimonio di una delle due protagoniste principali, che rappresenta il punto di svolta nella sua vita.
Nella seconda parte si entra invece nella terra di confine tra l'esserci e il non esserci più.
Sono ben delineate le figure delle due sorelle, ma molto meno quelle dei coprotagonisti della storia, soprattutto poco verosimile la figura del bambino.
Justine mi sembra troppo snob, mentre la sorella conserva i migliori tratti dell'umanità che prova dolore e smarrimento per quello che dovrà accadere.

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Ultima risposta 24/10/2011 10.20.53
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nefilim  @  23/10/2011 02:04:24
   9½ / 10
Immenso. il significato lo potete trovare spiegato alla grande nei giudizi sotto il mio.
Musica, immagini e scene che non potrò dimenticare.
Melancholia, ovvero la malinconia, l'inesorabile fine del mondo marcio in cui viviamo,che arriva, che non si può arrestare, che non si può accettare.
La lentezza e la cura maniacale dei particolari materiali che pervade la prima parte si accumula sempre più fino ad esplodere in un emozione unica e liberatoria. Non perdetelo, sono questi i Film

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Ultima risposta 24/10/2011 00.14.02
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Anteros  @  22/10/2011 15:19:00
   10 / 10
Il mio criterio di valutazione è legato ad una precisa questione: si poteva fare di meglio?
No.


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marlin  @  22/10/2011 01:06:30
   10 / 10
un capolavoro...
perfezione assoluta...
da oscar

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  22/10/2011 00:41:14
   9 / 10
La scena finale di "The Antichrist" animava, incarnava uno spazio pittorico vivente che citava Bosch, l'inizio di "Melancholia" trasfigura una (vera) tela di Bruegel - citato a dismisura nel cinema. Spero caldamente che nessuno azzardi paragoni con il noto film del noto regista xxx solo perchè vediamo un pianeta attraversare lo spazio cosmico e sfaldarsi in/da/con noi. Lo confesso, amo Von Trier ma non sempre il suo compiacimento, la sua lacerazione, il sadismo del suo sguardo mi ha convinto. Ma mentre guardavo nei tg nazionali l'agonia di un dittatore linciato a sangue dalla folla non ho potuto fare a meno di chiedermi cosa veramente mi disturba di lui. Ogni ulteriore commento è superfluo, perchè questa dissonanza è talmente realistica e perpetua da suscitare soprattutto ammirazione.
Nella storia delle due sorelle, l'elemento comune è quello che sovverte la realtà. La più fragile delle due sembra essere Justine, ma diventa la più coraggiosa davanti alla prospettiva della morte. Al contrario, Claire, che ha pianificato la vita sotto ogni aspetto, mostra le sue paure, che poi sono le stesse dell'umanità davanti alla distruzione di ogni forma di "mestiere" dell'umanità.
E' interessante notare che mentre le ambivalenze femminili sono riflessive - esposte in modo graduale ma aperto a debolezze virtù e coraggio gli uomini del film sembrano vivere di riflessi che sono vere e proprie maschere. La figura paterna delle donne, così assente e caciarona rispetto al dogmatismo cinico e disciplinato dell'ex moglie (un John Hurt strepitoso, una Rampling spigolosa che non si dimentica), la beatitudine amorosa del promesso sposo di Justine, il fatalismo scientifico del marito di Claire.
E il cuore batte forte, immagini che restituiscono il senso di vuoto di noi che non abbiamo più difese (nè Von Trier ce le concede) e sappiamo solo limitarci a dire che rispetto alla seconda parte così monotematica abbiamo preferito la prima.
E' dove i Sorrisi di una notte d'estate (ancora Bergman non a caso) si sfaldano e si distruggono nel giro di poche ore, davanti all'evento (già celebrato) di un matrimonio destinato a fallire così precocemente. Fallisce un sogno d'amore, la prospettiva che due persone possano stare insieme, o il nucleo familiare? Perchè davanti al "grande evento" tutti sono più felici quando è coronata la serenità altrui? La gioia degli invitati si trasforma in un'aspettativa tradìta, eppure non sembra una delusione così rilevante. Justine sarà accusata dallo spettatore di essere una specie di paranoica ninfomane, perchè non abbiamo i mezzi per credere il contrario.
Ma alla fine la sposa vaga tra coppie festose come se fosse letteralmente invisibile.
L'"evento" diventa più importante dell'interiorità umana.
Nel momento in cui mette fine a un prestigioso rapporto di lavoro - per quanto mi riguarda, il momento più liberatorio e anarchico del film cfr. farebbe impallidire gli inquilini di Carnage - la verità è nuda e trova il nostro completo consenso.
I Sorrisi di una notte d'estate si trasformano, nel secondo episodio, nelle tenebre di un'attesa temporale agghiacciante, all'eccitazione segue la paura, lo smarrimento è insito proprio in coloro che avevano coltivato più di altri una vita "terrena" (marito premuroso e intelligente, figlio amatissimo e sognatore).
La delusione dello spettatore è evidente: metabolizzati i misteri (?) o i segreti di Justine, ci si attende un resoconto terribile delle sue fragilità. Invece, eccoci davanti alla "banale" deriva di un pianeta sconosciuto che mette a repentaglio la vita sulla terra. Nessun referente mistico o religioso, come nel caso di Malick, anche volendo ribattezzare il film Tree of death.
In fondo, il rito del matrimonio è il tributo affettuoso di Von Trier al cinema classico, diciamo che sembra a tutti gli effetti un clone contemporaneo del cinema di Douglas Sirk. Perchè il segreto di Von Trier è di scompaginare il classicismo e di privarlo della sua neutralità visiva.
Lo spettatore attende invano un terzo episodio che non arriva mai, da quel mondo di cui "nessuno sentirà la mancanza".
Altro aspetto peculiare del film è l'abbienza, e non mi riferisco al classico rito borghese, ma proprio all'esibizionismo delle risorse. Il marito di Claire (un Kiefer Sutherland finalmente libero dai suoi ruoli di psicolabile perenne) parla con enfasi del "campo da golf di 18 buche", il Grande Capo (ehm) di Justine si vanta di soggiogare con la sua "proprietà" fino a umiliare persino un membro della sua famiglia. Ma il potere che traspare alla fine è solo un'inquieta solitudine.
Davanti ai rituali e alle speranze tradite, tutto si ritorce contro di loro/noi.
Dopotutto, esistono due modi di rassicurare lo spettatore con qualcosa di tragico, e Von Trier non sceglie la strada più tradizionale. Mi basta chiudere gli occhi e sentirmi confuso, fragile quanto basta per sentirmi attaccato a questo incerto futuro

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Ultima risposta 30/01/2012 02.58.10
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tnx_hitman  @  21/10/2011 11:08:02
   9½ / 10
Due sorelle al centro di questa storia..ovvero due modi di vedere la fine del mondo.Lo spettatore si prepari ad entrare nella psicologia di due attrici fenomenali.

(((Avviso che rivelo molti dettagli del film,e' un commento personale che voglio approfondire)))

Analizziamo una Kirsten Dunst sorprendente che impersonifica Justine,intrappolata in uno stato di eterna sofferenza interiore,la osserviamo incompleta,passiva a tutto,che"cammina in un cortile cupo con rami che la incatenano e che la limitano nei movimenti".Ella prevede l'evento.E si vuole preparare ad abbracciare una soddisfacente fine che la rende libera dalla sua tormentata coscienza.Mai visto in un film un personaggio che per tutta la durata e'in fase di trans,e' impossibile capire che persona era prima che avesse previsto la terribile catastrofe.Perche'e' un corpo senza anima che vaga nel nulla.Anche se e' nel bel mezzo dei festeggiamenti del suo matrimonio.Un matrimonio preparato a Doc dalla sorella che si rivela un'enorme fallimento.Niente di tutto cio' che e' stato preparato e nessuno dei presenti alla serata"piu' bella della sua vita"puo' riuscire a consolare un fiorellino senza alcuni petali,una sensibile ragazza che ha delle parti di anima ormai mancanti.

Passiamo a Claire(ottima Gainsbourg,e' colei che mi ha fatto piangere alla fine):pianifica la sua vita in ogni dettaglio,deve riuscire in ogni obiettivo per essere fiera di se stessa e crede di stare bene in questo modo e di fare del bene agli altri.Niente di piu' sbagliato.E" un ossessione che non riesce a placare.E il matrimonio per Justine e' il suo piu' grande lavoro da completare.Ricevere complimenti,far sorridere tutti.Tenere alta una distinta reputazione.Tutto parte del piano.E' Justine stessa a non volere tutto questo,lei ha bisogno di essere lasciata in pace.
Claire rassegnata e con un matrimonio che e' andato in fumo,ormai sa della notizia di questo pianeta,Melancholia,che dovrebbe sfiorare il nostro pianeta tra alcuni giorni.
Ma da qui,dal capitolo della sorella numero due...andiamo a sviscerare un'eterna lotta di pensieri,fra chi a tutti i costi deve avere tutto sotto controllo e tenere con se' tutto cio' che e' prezioso,e chi traduce questa catasfrofe come un punto di riferimento essenziale per chi ormai e' stufo del pianeta Terra,che"e' il Male",ha bisogno di essere distrutta,perche' non c'e niente di buono sulla nostra superficie.

L'attacco di Melancholia sara'l'evento rivelazione che rendera' l'universo piu' tranquillo,puro.

Ho visto questo film con un'ottica molto particolare...sapete,guardando ormai le brutte e sconvolgenti notizie al telegiornale,crisi finanziarie,attacchi a Roma,black block,scioperi in Grecia,stupri,pedofilia,ladri che ammazzano poveri e innocenti anziani senza motivo...come Justine proprio non vedi l'ora che accada qualcosa per far finire tutto questo.

The Earth Is Evil.E anche chi e' tra i piu' potenti e colti(non dimentichiamoci del personaggio di Kiefer Sutherland,che e' convinto con i suoi studi che tutto andra' bene e che Melancholia non colpira' la Terra,poi essendo stata tutta una farsa non puo' fare altro che uccidersi)non riuscira'a colmare il caos che sta regnando sovrano da noi.Metafora significativa questo film che ben si collega alla societa' moderna di oggi.
Alla fine bisogna semplicemente costruirsi una"grotta magica",distaccarsi dalla realta' cruda e disperata,per proteggersi dal Male che vuole rimanere ancorato a noi e succhiarci la Vita.

Considerazioni sul lato tecnico del film ora:Lars Von Trier registicamente evoluto,i suoi movimenti di camera a mano spiazzano,rendono armoniosa una vicenda decisamente drammatica,sembra di assistere ad una specie di favola,con ambientazione troppo surreale per essere vera e Kirsten Dunst vestita da sposa che abbaglia in ogni scena,e' bellissima.
La fotografia e' un elemento sfruttato alla perfezione,ogni volta che appare il pianeta distruttore"che sembra innocuo",lo sembra anche per gli spettatori,con il suo chiarore blu che incanta.In una scena i miei occhi godevano...e' notte..l'intreccio fra il bagliore giallino della Luna con il pianeta Blu quando la telecamera si affaccia sull'immenso giardino,e Kirsten nel mezzo..era spettacolare.
Effetti speciali pochi e ben utilizzati,e' la prima volta credo per il regista danese inserire nella sua filmografia la computer grafica,ma vogliamo proprio fare un paragone con un 2012?

In quest'ultimo un'ammontare di CGI spropositato all'avanguardia con personaggi stereotipati pronti a salvarsi il cul.o.

Von Trier finalmente regala agli spettatori il FILM CATASTROFICO per eccellenza. Complimenti,un capolavoro.

anthony  @  19/10/2011 14:42:14
   10 / 10
Il Capolavoro di Lars Von Trier insieme al troppo vituperato Antichrist.
L'umanità è di già estinta ancor prima dell'arrivo di Melancholia..un'umanità, degli esseri umani.. già spirati a servizio della falsità e dell' "artefatezza" dei rapporti, dei sentimenti, degli umori, dei temperamenti, dei caratteri, delle anime, degli animi: un cataclisma triste, senza speranza.. pregno di morte e d'angoscia. Una catastrofe già annuciata.
Una fotografia strabiliante costella l'intera parabola rappresentata da Melancholia...due attrici straordinarie (la "Antichristiana" Gainsbourg è di una bravura impossibile) fanno lo stesso insieme alla regia impeccabile dello stesso Lars. E...non c'è che dire: ci troviamo ancora una volta dinanzi a un capolavoro.

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Ultima risposta 22/10/2011 15.37.08
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benzo24  @  19/10/2011 12:43:20
   7½ / 10
Affascinante, triste e senza speranza. bello ma anche troppo lungo..un film che difficilmente riguarderò.

corey  @  18/10/2011 16:11:15
   8½ / 10
L'Apocalisse poetica di Von Trier.. mettete da parte tutte quelle c****e americane catastrofiche e buttatevi dentro questo ennesimo capolavoro di Lars, in cui la razza umana in realtà è già morta come si vede nella prima parte del film a causa di rapporti difficili, decadenti e falsi.. prima parte dedicata alla sorella apparentemente più debole, la Dunst e il ricevimento del suo matrimonio, la seconda parte dedicata alla Gainsbourg ovvero la sorella maggiore e in teoria più forte, ma come si vedrà i ruoli si invertiranno col passare dei minuti.. La scena iniziale è assolutamente fotografica e surreale, quasi un'opera d'arte, la scena finale è tanto breve quanto d'impatto, chapeau ancora una volta Lars

addicted  @  16/10/2011 00:33:28
   10 / 10
Il massimo dei voti per questo grandissimo film. Diviso in due parti introdotte da un prologo di rara bellezza, non perde un colpo, regalando due ore davvero indimenticabili. L'introduzione riempie gli occhi e le orecchie in un modo semplicemente sontuoso. La prima parte è di una durezza che fa male. La seconda parte è terribile e toccante, in un crescendo di orrore che esplode alla fine in una sequenza breve ma di grande intensità.
Non bastano le parole. Perfetto.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR kubrickforever  @  11/10/2011 18:13:37
   8½ / 10
Von Trier mette da parte gli eccessi del suo cinema e dirige il più bel film catastrofico di sempre.

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Ultima risposta 27/10/2011 18.53.22
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Ciaby  @  05/10/2011 19:54:58
   10 / 10
MELANCHOLIA, OVVERO: IL CROLLO DELLA BORGHESIA, IL SUO COLLASSO NERVOSO, LA CATARSI E L'ANNUNCIATA APOCALISSE.

Opera d'arte complessa, fascinosa, fatta di carne, muscoli, ossa e sangue, "Melancholia" è il nuovo grido di uno dei più geniali e contrastati registi occidentali contemporanei. è un urlo sussurrato che stempera le ansie estreme di un sottovalutatissimo capolavoro come "Antichrist", emblema carnale dell rapporto uomo-donna che non poteva che finire in sesso e sangue per l'incomunicabilità tra due dolori inconciliabili, ma che non demorde mai, e affila i suoi denti a sciabola sul collo dello spettatore.

è un approssimarsi continuo, claustrofobico e disturbante di una tragedia, che può intendersi come lo sterminio della razza umana o come la morte celebrale e dell'anima di borghesi annoiati, vuoti, soli. Lars Von Trier ce li presenta in toni quasi maniacali, in un'ora abbondante di film, a convincerci di quanto siano viscidi e stereotipati, tutti succubi della propria eleganza e delle proprie chiacchere vuote.

"Festen" con pianeta killer annesso.

Poi le ansie si sgretolano, i protagonisti perdono il controllo e cadono nel più profondo degli abissi, senza più possibilità di risalita. "Melancholia" è il distruttivo ritratto di una società sull'orlo del crollo, sulla perdita di speranza in un mondo, ormai, a pezzi. Una tragedia che si consuma tra sale da ballo, da pranzo, campi da golf, giardini immensi. Una tragedia in ralenti, che non guarda in faccia a nessuno, nè al conto in banca di chi muore.

"Melancholia" è il disturbante ritratto di una famiglia a pezzi, di un'intera umanità che sopravvive dietro gli sguardi e i sorrisi borghesi, di un pianto incessante. Questo è l'anti "2001-Odissea Nello Spazio".

Da distruttore di generi qual è, dopo aver distrutto il musical (Dancer In The Dark), il teatro (Dogville, Manderlay), la commedia (Il Grande Capo) e l'horror (Antichrist), il regista danese sfrutta il catastrofico per delineare ritratti catastrofici di gente sull'orlo del fallimento individuale. Attivi nella vita, passivi nell'essenza.

Il pianeta si avvicina, mentre il mondo cade già a pezzi. Non serve una catastrofe improvvisa e distruttiva per mostrare il lato fragile degli esseri umani. Crollano le relazioni umane, crollano i valori, crollano le comunicazioni quando la morte si avvicina, aprendo il sipario sulla nostra ipocrisia.

Cast eccellente, tra cui spicca, ancora una volta, una straordinaria Charlotte Gainsbourg, molto più espressiva ed empatica di una comunque bravissima Kirsten Dunst, che ha il talento del fascino ammaliatore.

Lei, nuda, sotto la luna si bagna di speranza.
Lei, con l'abito da sposa, improvvisamente Ofelia. Suicida dell'anima.

E vi prego, finiamola con il suo discorso su Hitler. Per quanto di cattivo gusto sia stato, qui si parla di cinema. Un cinema puro, crudele e spietato, destinato a trivellarvi l'anima con i suoi silenzi alternati a grida maligne, a momenti di bellezza inarrivabile (i primi dieci minuti, indimenticabili).

Non c'è redenzione in questo cinema. C'è solo la possibilità di cambiare, per spalancare gli occhi. E Charlotte, con il bambino sotto un'incessante grandine, che, come le ghiande di "Antichrist" sono "il pianto di tutto ciò che sta per morire", è indimenticabile. Scostante, insolublimente freddo e permeabile, "Melancholia" vi distrugge: un film sulla vita, più che sulla morte. Anche se, guardandolo, irrimediabilmente, si muore un po' dentro. E per scappare, non basta una grotta.

Cinema senza pietà, come la vita vera.

E se non piangete sul finale, siete senza cuore.

3 risposte al commento
Ultima risposta 23/10/2011 18.07.35
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