Le vicende di un ospedale da campo statunitense durante il conflitto in Corea, dove alcuni brillanti chirurghi trovano nell'umorismo e nell'understatement il segreto per conservare la sanità mentale nonostante gli orrori della guerra.
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Secondo me è un film che guardato oggi non ha più lo stesso impatto che poteva avere nel 1970. Grazie al genere pulp e al filone demenziale, per noi è una cosa naturale e usuale vedere scene paradossali e “scorrette”. Una volta invece rappresentavano una forte rottura stilistica con il passato, quasi una rivoluzione e il messaggio di questi film andava al di là del semplice divertimento o dello spasso che queste scene potevano dare. Prima della fine degli anni 60 nessuno avrebbe osato descrivere l’esercito americano in quella maniera così sgangherata e quasi parodistica. Guai a scherzare con cose delicate e dolorose come amputazioni o ferite di guerra. Nei film pre-60 i protagonisti dei film (pure quelli comici o satirici) erano persone assennate, dal comportamento corretto e dai saldi principi morali. Non si parlava liberamente di sesso libero o dell’uso di droghe. Non si faceva pubblicità al disordine e alla mancanza di disciplina. Mai e poi mai i dirigenti e gli alti in grado avrebbero avuto gli stessi vizi e le stesse abitudini di chi non vale nella scala sociale. Per questo questo film è qualcosa di più di un semplice intrattenimento. E’ un voler celebrare la libertà di parlare di tutto e di dissacrare tutto, senza riguardi verso i tabù e le istituzioni. La simpatia del regista va proprio verso i personaggi più anticonformisti, mentre i severi e i bacchettoni sono tremendamente dileggiati e mostrati come degli ipocriti ridicoli. Altman usa saggiamente l’accorgimento di far capire che la storia è solo una dissacrazione, una presa in giro. I malati ad esempio non parlano mai, non si lamentano, sono solo qualcosa di nominale e quasi astratto. Le operazioni chirurgiche appaiono come una specie di finzione; quindi tranquilli, nessuno ci rimette veramente. Si tratta solo di scherzare e di burlarsi di vecchie inutili istituzioni e di rigidi bacchettoni moralisti. Altman innova moltissimo anche a livello stilistico. Cerca di girare il più possibile in presa diretta. I personaggi parlano spesso in contemporanea e si sacrifica l’ordine e la chiarezza delle scene a favore del realismo e della naturalezza (retaggio della nouvelle vague). La mdp inquadra molto dall’alto oppure da distanza, spesso “disturbata” da oggetti che si parano davanti ai personaggi. Una volta uno stile del genere sarebbe stato inconcepibile. Noi del XXI secolo ormai non percepiamo più la portata rivoluzionaria di questo stile e il film ne risente moltissimo. Senza questa sensazione molta parte del film scorre a volte in maniera un po’ monotona o pesante. Rimangono gli spunti comici con alcune scene esilaranti, come quella con “Bollore”. Quella è proprio divertente.