Earl Partridge, in punto di morte, desidera dopo anni rivedere il figlio che ha seguito le orme del padre nell'ambiente della televisione, attorno a questa situazione si intrecciano le vicende di altri personaggi.
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Dirigendo MAGNOLIA, un film prettamente corale e ambientato nella contemporaneità, Paul Thomas Anderson si conferma un diretto discendente della New Hollywood, benché non si possa ereditare una corrente artistica nata e morta per determinati motivi o, per meglio dire, è impossibile riportarla in vita. Un'operazione coraggiosa e originale, ma soprattutto delicata e sofisticata, come quella di sviluppare un film corale propriamente detto necessita di tutta la dedizione e l'ammirazione dell'autore, sicuramente appropriatosi di una maturità invidiabile e in procinto di entrare nella élite cinematografica ma forse non ancora all'altezza di fare un film "altmaniano", caratterizzato da una narrazione collettiva e da un tema centrale quantitativamente enorme. Il compito di parlare dell'America dei guru e dei TV show fallisce, facendo emergere una storia d'amore che è il migliore dei fili narrativi proposti pur essendo interpretata paradossalmente dai personaggi più secondari, la quale a sua volta scandisce la debolezza degli altri racconti e degli altri protagonisti, accomunati dal semplice dramma esistenziale.