Un fabbro ai tempi della Cina feudale è pronto a costruire armi di ogni genere e ad assoldare guerrieri ed assassini esperti di arti marziali pur di difendere il proprio villaggio.
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Pastiche senz'anima del rapper RZA (al secolo Robert Diggs) che coadiuvato e sponsorizzato da Quentin Tarantino ed Eli Roth debutta nel lungometraggio deludendo senz'appello. "L'uomo dai pugni di ferro" è una mal riuscita accozzaglia di situazioni tipiche del wuxiapian addizionate a forti dosi esploitative. A mancare è quella profondità indispensabile per fare in modo che tra un combattimento e l'altro ci si possa ritrovare coinvolti a dovere in questo rutilante mondo sospeso tra Cina feudale e vecchio West. La storia è esile a dir poco, mentre i caratteri in gioco sono di una superficialità imbarazzante con buona pace del bolso e divertito Russel Crowe e della sempre ammaliante Lucy Liu. Nulla da dire sulle scene d'azione, che pur insistendo su uno splatter abbastanza spinto (comunque mai disturbante), sono efficacemente coreografate dal grande Cory Yuen. Traspare grande ammirazione per i kung fu-movie e le arti marziali, stesso dicasi per la filmografia tarantiniana citata senza freni ("Kill Bill" e "Django Unchained" su tutti), la pellicola resta però il giocattolone di un bimbo viziato, incapace di vedere e ammettere i propri limiti, quindi lavorare su di essi con la dovuta umiltà. RZA è fin troppo supponente anche nel ritagliarsi il ruolo di protagonista non avendo la benchè minima idea di come si reciti. L'ambizione smodata si nota tutta, tanto che la pellicola secondo progetto iniziale doveva durare quattro ore (!) ed uscire in due capitoli distinti. Inoltre l'approccio molto serioso stona pesantemente in un cazzeggio filmico sin dalle premesse a dir poco sopra le righe, rivelandosi come arma letale per l'eclettico musicista. Il colpo di grazia lo infonde l'orribile soundtrack. Pur azzeccando qualche intuizione -carine le influenze western- il novello regista si mostra sicuramente devoto ai propri mentori, purtroppo limitandosi a ricalcarne le idee in maniera pedestre.