l'ora di religione regia di Marco Bellocchio Italia 2002
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l'ora di religione (2002)

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locandina del film L'ORA DI RELIGIONE

Titolo Originale: L'ORA DI RELIGIONE

RegiaMarco Bellocchio

InterpretiSergio Castellitto, Jacqueline Lustig, Chiara Conti, Gigio Alberti, Piera degli Esposti

Durata: -
NazionalitàItalia 2002
Generedrammatico
Al cinema nell'Aprile 2002

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Trama del film L'ora di religione

Protagonista della storia è Ernesto Picciafuoco, quarantenne, separato, pittore di talento, per sopravvivenza illustratore di libri per bambini. Alla notizia del processo di beatificazione di sua madre, tornano i Fantasmi del passato: la famiglia cattolica, la famiglia borghese, la famiglia tradizionalista...

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Voto Visitatori:   7,01 / 10 (53 voti)7,01Grafico
Migliore Attrice Non Protagonista (Piera Degli Espositi)
VINCITORE DI 1 PREMIO DAVID DI DONATELLO:
Migliore Attrice Non Protagonista (Piera Degli Espositi)
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Voti e commenti su L'ora di religione, 53 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  15/10/2011 14:30:21
   7 / 10
L'unico grande difetto che ho trovato a L'ora di religione è il suo essere pervaso da un'aria criptica di un certo tipo di intellettualismo d'autore in cui nulla deve essere spiegato,e si richiede (giustamente magari) uno sforzo continuo allo spettatore. Non di facile lettura in ogni caso questo coraggioso film di Bellocchio,ma comunque provocatorio quanto basta nei confronti della Chiesa.
Coraggioso perché non si risparmia una forte ironia che spesso sfocia nel grottesco in sequenze davvero ben congeniate (quella con Piera degli Esposti,con il vecchio nobile che sfida il protagonista a duello).
Coraggioso anche per la scena più famosa del film,da ricordare assolutamente per la forza e il messaggio della bestemmia urlata a piena voce.
A tratti però è un film troppo pretestuoso e sembra girare su sé stesso.

2 risposte al commento
Ultima risposta 06/07/2013 17.42.21
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Niko.g  @  19/01/2011 13:11:34
   1 / 10
Film offensivo, intollerante, mistificatore, infarcito di laicismo ideologico. Un film contro D.io; D.io che lascia libero ogni uomo e che per questo viene bestemmiato dal rispettosissimo Bellocchio, che lo confonde con l'"umana" e terrena Chiesa. Bellocchio sembra molto preoccupato della spaventosa assenza nel nostro paese di un autentico pensiero laico, accusando la Chiesa di imporre il suo potere. In effetti è veramente incredibile quanto potere abbia la Chiesa, quanto fascino essa emani sugli uomini. E' evidente come nel nostro mondo regni sempre più la pace e il rispetto per il diverso, l'amore per il prossimo, il perdono, l'onestà e la purezza dei sentimenti. Guerre, omicidi, odio e pornografia stanno sempre più scomparendo, non se ne vede quasi traccia grazie al Potere della Chiesa.
Come direbbe Totò: ma mi faccia il piaceree!!!

17 risposte al commento
Ultima risposta 16/10/2013 11.19.54
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Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  08/06/2009 10:39:58
   8½ / 10
Probabilmente l’opera più equilibrata della filmografia di Marco Bellocchio: a un tempo intensa, sommessa, minimalista, sottile, acuta e, in definitiva, positiva. Molto positiva.
Riversare sulla figura materna il proprio sentimento anticlericale è un’operazione coraggiosa, anzitutto, e poi impegnativa, perché importa non soltanto una valenza simbolica, ma anche un’analisi del rapporto madre-figlio, che affonda le sue radici nel desiderio primario della genitrice di dare vita a “qualcosa” da controllare e dominare in tutto e per tutto e in maniera esclusiva. Il sorriso della madre (così come la lettera E, con cui iniziano i nomi dei figli) è l’impronta, il “marchio di fabbrica” impresso sui volti della discendenza ed ha il valore emblematico di un atto di prepotenza: quello di conformare la propria figliolanza a sé, farne simulacro della propria esistenza per stabilire una continuità con essa e, in senso egoistico e presuntuoso, eternarla. Va da sé il passaggio al dispotico concetto teologico dell’espressione “a mia immagine e somiglianza”. L’adeguamento ai dogmi e ai riti della Chiesa ha la medesima portata: l’imposizione di una conformità asfittica e costipante, la cui insulsaggine viene messa subito in evidenza nell’incipit, allorchè si vede il bambino correre a nascondersi in un angolino della casa per sfuggire allo sguardo onnipresente e ingombrante di Dio. Ma il discorso, così come dimostra l’esperienza professionale di Ernesto (impersonato da un Castellitto superlativo), un’artista frustrato e condizionato dalle direttive del suo editore, si allarga fino a costituire una sorta di richiamo alla necessità della libertà di scelta e all’autodeterminazione, quali uniche fonti per la propria realizzazione esistenziale. La “follia” di Egidio matura proprio da questa frustrazione: dall’impossibilità di percorrere strade alternative a quelle battute dalla madre e da essa mostrate e imposte senza una vera ragione. L’assassinio si carica, dunque, di un valore altamente metaforico: è un atto estremo di ribellione contro un sistema oppressivo che si manifesta, con le stesse dinamiche, in tutti i contesti sociali: dall’educazione familiare alla catechesi e al lavoro ecc... Ernesto è l’unico comprendere il gesto disperato del fratello ed a giustificarlo: egli definisce la propria madre una donna stupida, passiva e, per questa sua passività, crudele nel voler trasmettere ai figli un modello da accettare per puro conformismo. E la sua canonizzazione equivale alla consacrazione di tale “status quo”: un atto rappresentativo di una tendenza ad un adeguamento ad una prassi fondata su ingannevoli idealizzazioni e falsi miti, così come manifesta la stessa imposizione dell’ora di religione da parte di una madre nella quale si perpetua il medesimo atteggiamento acritico e dannoso della beatificanda.
Dicevo che si tratta di un film positivo, perché qualsiasi lavoro che miri all’affermazione del bisogno di liberarsi di quei modelli esterni che condizionano la propria natura, ammantandosi quindi di nitore etico, io lo percepisco come estremamente positivo. Ne sono la riprova l’epilogo, nel quale si vede il protagonista, pacificato con se stesso (il suo sorriso non è più il ghigno freddo della madre, ma ha il calore della comprensione), accompagnare il figlio a scuola; e il momento precedente, che rivela il libero scatenarsi della fantasia dello stesso protagonista con le immagini dell’abbattimento del Vittoriano (simbolo di un’arte mortificata dai dettami esterni).
Sotto il profilo formale, è un’opera impeccabile che ha il suo punto di forza in una fotografia (Pasquale Mari), che non sfigurerebbe nemmeno di fronte a un Greenaway (bellissimo il momento del dialogo tra il messo della Chiesa ed Ernesto, coi loro volti splendidamente illuminati su un lato), e che è impreziosita da una vena fortemente surrealista, così come palesano le scene in cui il protagonista interagisce con i personaggi “indefiniti” del conte e della professoressa di religione, quasi fossero proiezioni della sua immaginazione.

3 risposte al commento
Ultima risposta 20/06/2009 16.52.35
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Guy Picciotto  @  09/04/2009 19:47:38
   8 / 10
secondo me l'ultimo film italiano di un certo livello in ordine di tempo, non parlo di capolavoro o altro ma davvero è un film inquietante che colpisce duro e lo fa in modo raffinato e Bellocchio conosce sicuramente la materia (potere della chiesa, potere della massoneria in occidente), ma essendo un artista è ovvia una sospensione dei fatti rappresentati, non è un documentario ma un film drammatico.
possibili hiavi di lettura che propongo per avvicinarsi ad un opera di tale caratura di un regista che ormai non ha più bisogno di dimostrare nulla (uno degli ultimi viventi in Italia, forse l'ultimo...chissà) : l'inquietante presenza della massoneria che aleggia per tutto il film, anche nel contesto ecclesiastico, la presenza di elementi deviati nel vaticano riconducenti alla massoneria è un fatto oramai accertato non solo dalle tesi cospirazioniste. L'ombra davvero schiacciante di questo potere ( schiacciante sopratutto sulle velleità individuali dell'essere umano libero alla Castellitto, non di certo sul popolo bue già sottomesso di sua volontà tramite la propria congenita mediocrità) è di natura doppia, ovvero potere della chiesa da una parte, e potere laico (in realtà luciferiano) della massoneria dall'altro, ma quest'ultimo agisce nella società nell'ombra e non alla luce del sole, attraverso i suoi agenti abilmente inseriti negli apparati che più contano, e questo Bellocchio c'è lo mostra anche chiaramente, ma solo per chi ha occhi per capire, in modo anche simbolico, quali simboli? Lo sgretolamento immaginario dell'altare della patria di castellitto al pc così come immaginato dal pazzo geniale nel manicomio che discettava sul fatto che gli architetti ormai sono morti poichè omologati al capitalismo; il duello tra il massone e castellitto a simboleggiare il duello dietro le quinte che sta avvenendo tra potere ecclesiastico (rappresentato appunto da castellitto appena convertitosi) e potere massonico (per chi vuole approfondire il film questa pagina è davvero interessante: http://www.disinformazione.it/trattato_di_lisbona.htm); le
ultime immagini, la bandiera dell'unione europea (ovvero massoneria ovvero BCE) di certo non messa li per caso da bellocchio; la frase di castellitto:" bisogna mandarli a fare in **** sia i padri che le madri", ovvero il modo che il potere ha di sottomettere l'individuo e renderlo schiavo di questo potere nella società, ecco a questo proposito il finale del film con il non credente in Dio Castellitto che nonostante il suo anarchismo e individualismo fiero ed orgoglioso accetta di convertirsi e mettersi a 90 gradi per dare il via al procedimento che farà santa sua madre, è un atto di resa certamente dell'uomo libero verso questo potere, ma la causa di questa resa quale è se non il fatto che castellitto lo ha fatto esclusivamente perchè ha un figlio e vuole per suo figlio un futuro agiato e di successo, belle donne, auto di lusso ecc? ecco quindi che la famiglia , il diventare padri, fare un figlio ti incatena e non sei più libero di decidere secondo le tue più profonde convinzioni etiche e gli aneliti più profondi della tua coscienza. Mi è piaciuto il modo di Bellocchio di rappresentare tutte queste cose che personalmente considero terribili per il peso che hanno sul futuro dell'umanità, davvero un exploit sorpredente di Bellocchio, che di grandi film in passato ne ha fatti ma se pensiamo che questo è un film girato poco tempo fa, nel 2002.....girato per di più in un paese come l'Italia oramai defunto a livello artistico e non solo.....beh applausi davvero.

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Ultima risposta 09/04/2009 20.22.05
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Brundle-fly  @  12/12/2008 15:32:13
   9½ / 10
DIRITTO DI PROTESTA
Se poi uno smette d'avercela con se stesso, con gli altri, con un qualche Di0 (ho seguito le 3 metafisiche speciali wolffiane), allora c’è pure il diritto alla pseudo-bestemmia. Finché non si decideranno per il 5° dogma mariano, per la Mad0nna corredentrice e quindi per il teismo cattolico uno e quadruplo (quattrino?) (per info: la voce di WP su Nestorio, in parte modificata da me), allora inveire contro la madre di Ges.ù non è tecnicamente, teologicamente e legalmente considerato una bestemmia: Maria per adesso può essere solo oggetto di venerazione ma non d’adorazione. Insomma non è stata ancora ufficialmente-ecclesialmente divinizzata, cosicché chi eccede nel suo culto si becca l’accusa d’idolatria. Bellocchio gioca proprio su questo distinguo e ne “L’ora di religione (Il sorriso di mia madre)”, del 2002, spara la più bella (NON)bestemmia nella storia del cinema. Per giunta scegliendo come protagonista non uno a caso, ma proprio quell’attore che era appena diventato famoso nell’alveo nazionalpopolare televisivo come il perfetto interprete di padre/santo Pio: Castellitto. Finita l’epoca del prendersela con la famiglia e la borghesia, oggi il film d’esordio dal titolo rimbaudiano, “I pugni in tasca” (1965: mio coetaneo), non avrebbe più senso, quindi si passa ad attaccare la struttura ideologica di fondo, gli atavici condizionamenti socioculturali. Insultare Maria è il “segno” di questo mutamento di bersaglio: l’inaudita sacralità della blasfemia. Merito al Mereghetti per averlo riconosciuto e premiato col max delle stellette.

Per approfondimenti: il forum interno
http://www.filmscoop.it/forum/search.asp?KW=Vorrei+tanto&SM=1&SI=TC&FM=37&OB=1
(alle pp. 221-223).

Mauro Lanari

7 risposte al commento
Ultima risposta 03/01/2011 07.03.43
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i28408  @  13/08/2007 12:41:17
   1 / 10
Pessimo, l'ho trovato più che ridicolo, pessima storia/scene.
Per me è il film più brutto mai fatto.
Mi ha pure innervosito per la sua follia

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Ultima risposta 30/12/2007 16.52.51
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lupocattivooooo  @  01/02/2006 12:00:03
   3 / 10
Un tentativo miseramente fallito nonostante il tema trattato ( comunque trattato male ) e la grande disponibilita' di attori.

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Ultima risposta 01/02/2006 12.08.53
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KANE  @  07/11/2005 12:33:48
   8 / 10
film sicuramente complicato e pesante con un ritmo lento che purtroppo rovina in alcuni momenti la trama. la storia è bella ed interressante, resa ottimamente da un grande castellitto, che nn è accompagnato altrettanto bene da tutti gli altri attori.
l'atmosfera di tutto il film risulta a volte onirica, sia per la particolarità dell'evento principale, sia per la stravaganza di certe situazioni che sembrano accadere "fuori dalla realtà" (come ad esempio il duello con lo sfondo del "cuppolone").
un film sicuramente intelligente con parecchie "frecce al proprio arco" ma che secondo me avrebbe potuto essere più efficace con qualche stravaganza in meno!
riname cmq ottima la prova di bellocchio come regista e, ripeto , la prova di castellitto: BRAVISSIMO!

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Ultima risposta 13/11/2005 21.02.54
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Lord Arathom  @  07/02/2005 19:11:15
   1 / 10
Film osceno, palloso, lento e con una storia insulsa...
A voi intellettuali piacerà sicuramente, cercate di fare le persone serie

5 risposte al commento
Ultima risposta 12/09/2006 13.39.40
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pestiphera  @  30/04/2004 16:37:05
   3 / 10
e va bene, lo ammetto: nn ce l''ho fatta!!! Si vede che nn sono abbastanza profonda, abbastanza intellettuale, abbastanza spirituale... ma a metà ho mollato lì! Nn me la sento di esprimere un voto, veramente... immagino sia un capolavoro... leggero come un blocco di calcestruzzo! Ma siamo sicuri che l''ispirazione dietro questo film sia poi così alta e sincera?! Cma, di sicuramente alto e sincero c''è la (come sempre) stratosferisca interpretazione di Castellitto.

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Ultima risposta 29/11/2004 01.22.50
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Gruppo COLLABORATORI gerardo  @  29/12/2003 13:43:18
   8 / 10
"La casa, la chiesa, / a modo e per bene / Cattolico decoro..."

1 risposta al commento
Ultima risposta 16/10/2013 11.42.58
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Liz_7  @  28/11/2003 21:12:34
   10 / 10
10.12,se fosse possibile.
A dir poco un capovoloro.
A prescindere dal fatto che i temi trattati da bellocchio possano essere inquadrati da diversi punti di vista,resta comunque la capacità da parte di questa regista di saper rendere perfettamente la critica attraverso atmosfere impalpabili,dimensioni quasi surreali in cui quasi si perdono le cognizioni dello spazio e del tempo...personaggi estramamente realistici..dialoghi eccezionali...veramente spettacolare.
Lo caldeggio.

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Ultima risposta 11/04/2005 13.34.05
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Invia una mail all'autore del commento Rama  @  19/07/2003 14:41:00
   1 / 10
bellocchio è una persona alla eco. pur conoscendo benissimo la realtà dei fatti con cui si confronta e avendone un giudizio abbastanza obiettivo, mistifica la realtà per propri fini. indegno!!!

1 risposta al commento
Ultima risposta 09/08/2006 00.42.26
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