Il film, racconta la storia di una giovane coppia di sposi, Emma e Jude, che si ritrova a fare i conti con una pandemia mondiale. Il virus, chiamato NIA, colpisce il cervello e comporta una progressiva perdita della memoria, di conseguenza chi è infetto inizia a dimenticare tutto e non riconosce i propri cari. Quando Jude contrae il patogeno, Emma cercherà in tutti i modi di ricordargli il loro amore nella speranza di mantenere vivi nella sua memoria i forti sentimenti provati l'uno per l'altra.
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Tra le pandemie cinematografiche questa di LITTLE FISH è decisamente la meno interessante e la meno adatta per realizzare un film davvero coinvolgente. Il coinvolgimento, difatti, tarda a venire, limitandosi nella sola parte conclusiva della storia, scandita da un ritmo lento, da una certa ripetitività delle dinamiche e da uno sviluppo che non consente grande libertà di manovra, finendo con il risultare prolisso e stanco. Di sicuro non è un film da vedere quando fuori la temperatura supera i 40 gradi all'ombra.
L'inestricabile nesso fra memoria, amnesia e identità è più fantascientifico di questo film, e le love story terminano anche per esaurimento organico od affettivo, non solo per degrado neuropsicologico. È il periodo delle opere derivative da "Memento"?