le vite degli altri regia di Florian Henckel von Donnersmarck Germania 2006
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le vite degli altri (2006)

 Trailer Trailer LE VITE DEGLI ALTRI

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locandina del film LE VITE DEGLI ALTRI

Titolo Originale: DAS LEBEN DER ANDEREN

RegiaFlorian Henckel von Donnersmarck

InterpretiMartina Gedeck, Ulrich Mühe, Sebastian Koch, Ulrich Tukur, Thomas Thieme, Hans-Uwe Bauer, Ludwig Blochberger, Werner Daehn

Durata: h 2.17
NazionalitàGermania 2006
Generedrammatico
Al cinema nell'Aprile 2007

•  Altri film di Florian Henckel von Donnersmarck

•  Link al sito di LE VITE DEGLI ALTRI

Trama del film Le vite degli altri

Anni 80'. Georg Dreyman, drammaturgo, e Christa-Maria Sieland, sua compagna ed attrice famosissima, si trasferiscono a Berlino Est. I due sono considerati fra i più importanti intellettuali dal regime comunista anche se non sempre sono in sintonia con le azioni intraprese dal partito. Quando il ministro della cultura, vede uno spettacolo di Christa-Maria, se ne innamora e darà l'incarico ad un suo fidato agente di seguire la coppia ed osservare i loro interessi.

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Voto Visitatori:   8,36 / 10 (217 voti)8,36Grafico
Voto Recensore:   8,00 / 10  8,00
Miglior film straniero
VINCITORE DI 1 PREMIO OSCAR:
Miglior film straniero
Miglior film dell'Unione Europea
VINCITORE DI 1 PREMIO DAVID DI DONATELLO:
Miglior film dell'Unione Europea
Miglior film straniero
VINCITORE DI 1 PREMIO CÉSAR:
Miglior film straniero
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Voti e commenti su Le vite degli altri, 217 opinioni inserite

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Ma.gnus  @  07/06/2007 17:50:11
   9 / 10
Un film veramente bello...bello nel modo di sviluppare la storia,bello nel modo di affrontare il tema della repressione dei regimi totalitari...

Le paure e le sensazioni vengono trasmese in modo perfetto allo spettatore e l'interpretazione della spia è davvero spettacolare..


da vedere e ammirare...gran film!

Almirante  @  06/06/2007 18:27:49
   9 / 10
oscar più che meritato....la tensione aumenta man mano che la trama si svolge. Tutti quelli che credono ancora oggi nel comunismo dovrebbero vederlo una volta al giorno....per non dimenticare

bastet1973  @  04/06/2007 09:44:04
   9 / 10
nonostante la partenza un po' lenta... che puo' trarre in inganno ..il film prende quota e ti tiene inchiodato alla poltrona. Struggente, documentaristico se vogliamo in parte, intenso, senza grandi effetti speciali o attori pluripremiati, ma un diligente ritratto della germania est prima della caduta del muro, dove la libertà di pensiero non era concepita e si viveva sotto stretto regime e controllo della STASI, organo "visivo e uditivo" del partito comunista.
Veramente bello, soprattutto il finale toccante e poetico al tempo stesso. DA VEDERE ASSOLUTAMENTE (lo proporrei anche nelle scuole, certe cose nn vanno dimenticate)

beta789  @  29/05/2007 09:45:48
   6½ / 10
Un bel film, quanto un po'sopravvalutato: la messa in scena è senza guizzi, la coda finale pleonastica, la regia diligente.
Ma la tensione non manca mai.

fra80  @  28/05/2007 14:32:30
   6½ / 10
Gli attori sono bravi e la storia è interessante, ma esteticamente mi parso più simile a un telefilm che al Cinema (e il fermo immagine finale infatti sembra uscito da una puntata della signora in giallo..).

2 risposte al commento
Ultima risposta 04/06/2007 22.56.09
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Marmot  @  28/05/2007 11:24:36
   9 / 10
Davvero un bel film; ben fatto, curato, con attori eccellenti.

divino  @  27/05/2007 21:07:52
   8 / 10
alla fine mi è scesa la lacrimuccia.film splendido .

orazio  @  26/05/2007 14:28:15
   9½ / 10
Era da tempo che non vedevo un film così intenso ed emozionante come questo. Niente effetti speciali o azione di alcun tipo...anzi, molte scene colpiscono per la loro quasi lentezza. Riescono a far si che lo spettatore possa riflettere e notare ogni dialogo e luogo per comprendere appieno le difficoltà di vita che vi erano nella Germania anni 80 divisa fra est ed ovest. Da vedere.

Gruppo COLLABORATORI Mr Black  @  23/05/2007 00:28:22
   9½ / 10
Questo è cinema signori....

Pink Floyd  @  22/05/2007 02:18:39
   9½ / 10
Nello scenario di una Berlino Est degli anni '80 si sviluppa la relazione fra Georg Dreyman e Christa-Maria Sieland, due persone di spettacolo molto note in città.
Malgrado la loro apparente adesione al regime il partito nutre sospetti in loro riguardo: per questo mette la loro abitazione sotto stretta osservazione. A monitorare ogni minimo spostamento della coppia sarà il capitano Gerd Wiesler, inflessibile membro della Stasi e personaggio chiave della storia.
è proprio in questo clima di una Germania sotto pressione e ancora divisa in due che si vedono scorrere le vite degli altri: i due protagonisti vengono controllati ventiquattro ore su ventiquattro senza possibilità di pensiero e azione proprie.

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR quadruplo  @  18/05/2007 22:32:43
   8 / 10
Ottimo film che riporta alla luce una storia che può sembrare lontanissima ma risale a soli 20 anni fa. E rimane sempre attuale, visto e considerato che ci sono paesi dove la presenza del regime è ancora più opprimente (vedi Nord Corea).
Non mi dilungherò in chiacchere visto che ci sono già dei bellissimi e esaurienti commenti, faccio solo notare la presenza del bravissimo Ulrich Muhe che ritrovo dopo averlo conosciuto la settimana scorsa con "Funny games".

bridge  @  18/05/2007 09:42:29
   8½ / 10
sarà che faccio il ricercatore ma nel film ci ho trovato alcuni concetti teorici importanti e di una finezza (per me) incredibile.

l'apparente casualità di determinati pezzi del film (il cattivo che sembra diventare buono ma è tale solo perché la buona inizia ad agire da cattiva) mi fa venire in mente il Garbage can model (james march) e l'idea dell'isomorfismo e del disaccoppiamento (teorie del neoistituzionalismo)

GENIALE!!

shock1  @  18/05/2007 09:39:07
   7½ / 10
Tratta di un argomento importante e impegnativo e riesce a coinvolgerti in quel senso di costrizione nella quale si viveva nei regimi comunisti.
Tuttavia, visto il ritmo del film, si poteva risparmiare mezz'oretta tagliando qualche intercettazione sulle quali il regista si sofferma parecchio.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Caio  @  17/05/2007 01:31:30
   7 / 10
Bel film, anche se secondo me si dipana con eccessiva lentezza. Sarà stata la stanchezza, ma ho fatto parecchia fatica...

Gruppo REDAZIONE Pasionaria  @  15/05/2007 09:51:17
   8 / 10
Durante la visione del film ho percepito lo stesso fastidioso senso di oppressione che ha accompagnato la lettura del capolavoro orwelliano.
Gli ambienti tetri girati nei luoghi dove ha realmente operato la Stasi, l'atmosfera di paura,alimentata e al contempo soffocata dal perenne sospetto,gli sguardi colpevoli, gli occhi costantemente bassi, le scene monocromatiche,ne accentuano l'effetto. Questa opacità diffusa si focalizza su di lui, funzionario della polizia segreta operante nella DDR poco prima della caduta del muro. Weisler è un personaggio inquietante e vero come pochi, una spia controllata a sua volta dal Partito, un uomo strumentalmente alienato che, privo di una propria vita, si appropria delle altre, legittimato dalla fedeltà al regime comunista, cui rende orgogliosamente un indispensabile servizio. L'attore, bravissimo, sa tratteggiare ogni sfumatura della complessa psicologia del funzionario:dalla plumbea freddezza di burocrate del Potere con lo sguardo glaciale solo apparentemente indifferente, alla metamorfosi che il suo voyeurismo opera, trasferendolo nella vita dell'altro, l'intellettuale utilitaristicamente asservito al potere. Peccato che la sua metamorfosi sia soltanto accennata da alcune brevi sequenze e mai ben definita, e questo è forse l'unico punto debole della storia. Interessante invece come una sorta di tranfert faccia incontrare le due anime (più simili di quanto possa sembrare, entrambe vittime di un sistema malato) lungo un percorso che conduce alla dignità tramite la consapevolezza.
Entrambi vivono il dramma del cambiamento, entrambi perdono qualcosa d'importante, ma fra i due colpisce il silenzioso mutamento di Weisler, appena percepibile dallo sguardo, da una lacrima, testimonianza della riscoperta di quella parte di sé, che a noi piace pensare essere la sua umanità più autentica, celata dalle certezze incrollabili cui si è votato. L'arte opera il miracolo, e lo spirito rinnovato frantuma i principi saldi di un credo politico, unicamente strumento di un potere corrosivo e corruttibile. Un potere sempre pronto a riciclarsi, attento a non perdere mai i privilegi acquisiti, come s'intuisce dal discorso pervicacemente arrogante del ministro nelle ultime scene a teatro.

Non c'è alcun dubbio che la storia nasca dal vissuto di questo sconosciuto regista di straordinario talento: la sua emozione traspare dal grigiore delle immagini e tra le parole asciutte dei dialoghi. Non è un film di pura denuncia politica, è la testimonianza di una delle tante storie ricorrenti nell'ex DDR, in un periodo storico particolarmente drammatico di cui così poco si conosce. Il regista ce lo racconta con lucidità, ma al di là della coercitiva condizione di chi ha subito un regime, il messaggio centrale è che il Potere si autoconserva alimentandosi delle vite degli altri, sempre e ovunque, anche nelle autocompiacenti democrazie occidentali di oggi.

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6 risposte al commento
Ultima risposta 23/05/2007 12.21.50
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marac  @  14/05/2007 23:40:35
   9 / 10
Un gran bel film!Argomento di un certo impegno quello sul regime comunista della DDr,ma con una trama molto interessante,sullo sfondo una bella storia d''amore.Per chi ama il cinema di qualità è da vedere.

Leda  @  14/05/2007 21:48:08
   7 / 10
Buon film. Finale tuttaltro che scontato.

pinnazza  @  14/05/2007 18:48:44
   8½ / 10
Veramente un gran film!!!
Logicamente solo per gli amanti del genere...altrimenti sarebbe facile addormentarsi..

Giorgione  @  13/05/2007 14:00:08
   9½ / 10
In mezzo alla vergogna delle delazioni, della brama di potere e della lussuria riesce a spuntare, come una piantina in mezzo al deserto, una gemma di onestà e lealtà.
Sbaglieremmo a considerare questo bel film come una condanna della Germania dell'Est nel suo complesso. E', sì, una condanna della degenerazione del suo regime, ma il film vuole anche evidenziare gli ideali, anche nobili, che molti cittadini hanno servito in buona fede. Il buon capitano dellla Stasi era convinto di lavorare per difendere la Rivoluzione contro i suoi nemici. Nel momento in cui si è reso conto che la sua opera era manipolata per soddisfare le voglie dei potenti, non si è adeguato e si è ribellato, pagando in proprio.
Il Re è nudo. E, putroppo per il Re, piano piano se ne sono accorti tutti...

Zurlistuta  @  12/05/2007 13:52:24
   8 / 10
Gran bel film, di un certo spessore con una trama ben strutturata e con delle argomentazioni, come quelle sull'oppresione del regime, nn facilissime.
Importante affrontare questa tematica anche perchè fino a poco tempo fa abbiamo assistito in Italia a delle "censure" o come si dice nel film a dei "divieti di lavoro"...(e meno male si fa di tutto per allontanarsi dal comunismo...)
Oscar questa volta sensato!

kaufmanism  @  11/05/2007 20:35:22
   7½ / 10
Film importante, da vedere, ricordare...film sulla presa di responsabilità nel cambiamento personale....contro un sistema golem, meccanizzato nei sentimenti, nelle procedure, nelle regole....il coraggio di opporsi....il coraggio di cambiare..di assumere una posizione personale che come tale se è tua è unica.

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ilceko  @  09/05/2007 18:43:42
   9½ / 10
ti tocca il profondo del cuore e ti avvolge... un film adatto per credere che una persona può cambiare se lo desidera anche a costo molto alto. film assolutamente da vedere.

l'attore protagonista è straordinario. film poco popolare, peccato.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento Giordano Biagio  @  08/05/2007 19:36:46
   9 / 10
Finalmente una storia ambientata in un paese comunista anni '80.
Storia bene orchestrata, poche le pause noiose.
Chiare le questioni etiche, di libertà, di diritti, messe in evidenza dal racconto.
Il confronto con l'occidente sembra per il regime comunista nettamente perdente: pluralismo di soggetti economici, culturali, politici, occidentali gigamteggiano nell'immaginario dello spettatore contro ogni forma di dittatura. Una bella storia , triste ma passionale, che svela tante cose del comunismo e della corruzione in generale dell'uomo di potere protetto dal sistema autoritario.

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Ultima risposta 14/05/2007 17.25.32
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alesfaer  @  07/05/2007 18:38:28
   2 / 10
imbarazzantem di 1 noia mortale. eravamo in 8 e 3 di loro si sn appisolati. buono al massimo in dvd, per qualche coppietta senza amici in 1 giornata di bufera su qualche isola come pantelleria abbandonata da dio

13 risposte al commento
Ultima risposta 31/05/2007 10.46.07
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suzuki71  @  07/05/2007 11:52:49
   9½ / 10
Un magnifico incrocio di micro e macro storia. Nessun difetto, molto coinvolgente. Bellissimo sempre, con un finale ad effetto interiore su una commozione che aspettava solo il via libera.

Gruppo COLLABORATORI gerardo  @  06/05/2007 02:17:07
   7 / 10
Non è il primo film sulla DDR, nemmeno il migliore, a mio avviso, ma è sicuramente quello che ha vinto e incassato di più.
"Le vite degli altri" è un film a tesi, con l'intento di dimostrare, in maniera preconfezionata, i mali del regime comunista in Germania Est e della sua tentacolare oppressione e intromissione in ogni aspetto della vita pubblica e privata dei cittadini. Cioè, entriamo nel cinema e sappiamo già cosa ci attende. E il film non sgarra un secondo: concede al pubblico - OCCIDENTALE -, dall'inizio alla fine, tutto ciò che si aspetterebbe di vedere, anzi, ciò che vorrebbe che gli si mostrasse. Non per niente ha preso l'Oscar.
C'è la Stasi che arresta, controlla, interroga, spia, gestisce carriere ed esistenze, ecc. Ci sono degli agenti rigidi e spietati. Ci sono i comuni cittadini spiati e vittime. Nulla esula dal canovaccio.
Poi nel finale l'autore ci "concede" anche l'ultimo desiderio di noi spettatori: la scoperta della verità e la conciliazione.
Insomma, c'è tutto quanto possa muovere a profondi e nobili sentimenti d'indignazione, riflessione, pietà, commozione e blablabla.
Come struttura generale il film è poco più che mediocre, anche se la narrazione procede, grazie anche alle ottime interpretazioni, in modo molto fluido e avvincente.
Ora, messe da parte le tesi preconfezionate, c'è un aspetto particolarmente interessante del film che mi preme rilevare: lo scambio dei ruoli tra i personaggi e le loro funzioni. La trama e i fatti storici vorrebbero come vittime verso cui attestare la nostra pietas lo scrittore Dreyman e la sua compagna attrice Christa-Maria, mentre per il capitano Wiesler sono riservati altri nobili e sublimi sentimenti solo dopo la presunta evoluzione del suo personaggio. In realtà, il personaggio veramente tragico del film è proprio l'agente della Stasi, che è un sincero ed onesto socialista, assolutamente fedele alla coscienza della sua ideologia e un po' meno alla linea delle istituzioni per cui lavora. Egli crede fermamente in quello che fa, come fosse un dovere morale, una missione da compiere in nome del socialismo. Inizialmente corrisponde a tutti i clichés sugli agenti segreti comunisti: rigidi, inflessibili, adusi a una terminologia di partito retrò da Patto di Varsavia. Eppure non può non suscitare empatia e immediata comprensione. La sua tragedia è di trovarsi in una situazione più grande di lui, con la consapevolezza della sconfitta sul piano personale. Egli sa perfettamente di essere solo un semplice, piccolo ingranaggio del meccanismo - e che quel meccanismo è tutta la sua vita. Ma sa anche che può cambiare il corso degli eventi con la sua piccola parte. Vive di vite altrui, mentre la propria è tristemente vuota. Le spia, le controlla, le interroga, e alla fine decide di riscriverne una di proprio pugno. E' sempre una vita di altri, ma ora è lui l'artefice, lo scrittore, il drammaturgo. La sua passività si trasforma in qualcosa di più attivo. (Ri)scrive la Storia, ne diventa Autore, tenta di cambiarne il corso, sullo sfondo della decadenza del regime e di sommovimenti pronti a esplodere.
Ma la resa tragica del personaggio del capitano non sembra voluta, perché Von Donnersmark, oltre a concederci inutili dettagli sui giornali che annunciano la Perestrojka, si perde in un retorico e stucchevole finale nel quale l'agente della Stasi è "solo" una persona buona, meritevole di riconoscenza, a dimostrazione che - guarda un po'! - anche nei servizi segreti c'era il buon samaritano. Tagliare il film un quarto d'ora prima l'avrebbe reso molto più vero, forte, e meno libro "Cuore".

Un consiglio (se posso permettermi): la "tragedia" della DDR è narrata superbamente nel grandissimo (semisconosciuto) film di Volker Schlondorff, "Il silenzio dopo lo sparo". Imperdibile.

9 risposte al commento
Ultima risposta 10/05/2007 13.15.19
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benzo24  @  02/05/2007 18:17:23
   9½ / 10
veramente bello, interpretazioni fantastiche e una storia bellissima. uno dei migliori film europei del 2006, superato solo da sileni, black book e le luci della sera.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Skorpio  @  01/05/2007 21:23:55
   9 / 10
La trama, non ve la dico proprio. Voglio solo commentare, perché vederlo mi ha ricordato chi sono, cosa scrivo, cosa sento.

Il grigio cenere di divise senza speranza, in cui trasfigurare il senso dell'esistenza. Le pareti soffocanti delle stanze degli interrogatori in cui ciò che insegno viene applicato, le ore ad ascoltare la vita degli altri per farne parole che li inchioderanno, il suono – il suono dell'orchestra che non permette di restare cattivi.

Il segreto, di un nastro rosso di coraggio nascosto nel pavimento.
La fedeltà, di tradire senza tradire e amare senza parole: la verità nella bugia e la verità che diventa bugia, per salvare, per salvarsi.

Gli occhi vivi di chi ha scoperto di avere un'anima e la vuole salvare, pagandone il prezzo.

Voglio credere che sia avvenuto davvero.

1 risposta al commento
Ultima risposta 04/05/2007 20.32.15
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gurzo  @  01/05/2007 19:49:34
   9½ / 10
film veramente bello!!! finalmente 7 euro spesi bene al cinema, non vedevo film così belli da tempo,trama perfetta,attori formidabili,meglio di così??!!

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Satyr  @  30/04/2007 21:58:30
   9 / 10
Semplicemente magnifico....Donnersmarck,qui al suo primo lungometraggio,racconta uno dei momenti storici piu'ignorati,rimossi e poco visibili degli ultimi trent'anni,attraverso un "thriller"calibrato alla perfezione dalla prima all'ultima scena.

Siamo nella Berlino Est socialista dei primi anni 80,dove la Stasi(polizia segreta della DDR)controlla,attraverso sofisticate apperecchiature,la vita di ogni singolo individuo ritenuto una minaccia per il partito...

Oltre la feroce critica al sistema totalitarista,Donnersmarck racconta una storia fatta di amori,tradimenti e redenzioni,talmente vera da colpire dritto al cuore...naturalmente il controllo dello stato non e'cosa nuova nel mondo del cinema,ma qui il regista coniuga il tutto in maniera semplicemente perfetta,evitando stereotipi e sensazionalismi vari con momenti di suspance incontrollabile(complice anche la fantastica colonna sonora).

Ottima la fotografia dalle tonalita fredde in perfetto equilibrio con la drammacita'dell'argomento,perfetto il montaggio serrato,buono il cast con la conferma di un grandissimo attore come Ulrich Muhe(uno capace di espremere tantissimo con l'utilizzo di poche battute),perfetto per controbilanciare l'inespressivita'di Sebastian Koch.

Dopo Inland Empire ecco il secondo capolavoro dell'anno.

polbot  @  30/04/2007 11:58:08
   8 / 10
Buon film. Mai sopra le righe, in perfetto stile DDR ! Nessun colpo di scena dàmai un sussulto...come vorrebbe il regime... bella idea per il finale

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dhagos  @  27/04/2007 13:22:17
   7 / 10
Una denuncia della brutalità di qualsiasi regime totalitario che, oltre a distruggere la vita degli esseri umani , soffoca le loro capacità espressive , riducendo l'arte a semplice appendice del regime. Entrambi i protagonisti, nelle scene iniziali ,sembrano sinceramente persuasi della bontà della dittatura comunista, giustificata dalla lotta contro il modello capitalista, e nello svilluparsi degli eventi scoprono il lato più oscuro del regime , diventano consapevoli del suo fallimento , e perdono letteralmente la fede nella sua necessità . Il tutto accompagnato da un'analisi sulla cattiveria degli uomini, il lbrutale sadismo che si cela dietro le altisonanti ideologie di mera facciata . Il film si conclude con la redenzione , molto politically correct, dei due attori maschili e con il suicidio della traditrice , quella disposta a vendersi pur di non rinunciare al suo ruolo artistico.
C'è una freddezza e una misura tutta teutonica in tutto il film ed è sempre interessante osservare la distanza fra la cinematografia nordica e quella latina anche nella messa in scena degli eventi più drammatici . Ma questo è il bello del cinema che , nella sua concisione,vale spesso più di un trattato di sociologia nel descrivere altri mondi.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  25/04/2007 00:57:28
   8 / 10
Von Donnersmarck ci racconta l'interiorità di un uomo che passa dall'essere uno dei più spregevoli volti mai visti al cinema da almeno una ventina d'anni a un'individuo pressato dalla propria coscienza: egli ama, legge poesie di Brecht, ascolta Beethoven e resta profondamente scosso quando si cita l'amoralità del Regime e degli uomini che sanciscono il controllo delle funzioni del partito.
Per quanto il film sia volutamente monolitico, è facile ravvisare qualche affinità sia con la Caccia alle Streghe del senatore McCarthy sia con i recenti (recenti, sottolineo) misteri legati all'amministrazione dell'era Putin, fatta di giornaliste morte misteriosamente e strane spie in giro per l'Europa, ristoranti giapponesi avvelenati e via dicendo.
E in maniera troppo zelante ci viene "imposto" un avvenimento storico come il crollo del Muro, come se la sovversione del potere potesse finalmente celarsi (abissarsi) nelle spire di registri che sembrano appartenere a una storia molto pià antica di quanto sembri.
La stessa requisitoria contro Lenin e "la cattiveria della rivoluzione" appare superflua se non si affronta coerentemente la storia della Rivoluzione Russa del 1918, e non sarebbe del resto compìto esclusivo di questo film.
Volendo inoltre soffermarsi sull'indubbia capacità stilistica dell'autore, sembra che la funzionalità metaforica (la sedia degli interrogatori continuamente filmata) non riesca ad esprimere compiutamente la sua efficace analisi (v. la simbologia di un'umanità dove vittime e carnefici possono essere sottoposti allo stesso trattamento, condividendo la propria prigionia ideologica).

Troppe riserve per un film che, comunque, è la vera rivelazione dell'anno: ha la capacità di esprimere la soppressione dell'Arte in tutte le sue forme a immagine e somiglianza di un Regime che assomiglia a una piattaforma di paure ancestrali e orridi incubi esistenziali, ed è un sollievo sapere che la cultura sia (stata?) una forma inesauribile di paura, che abbia fomentato l'alibi della coercizione ideologica per tanti anni.
Mi chiederei come mai oggi, in pieno capitalismo, la cultura non spaventi più nessuno, ma non voglio aprire un dibattito politico-ideologico in merito: è già qualcosa sapere che sopravvive.

Pensando a questo film, mi veniva in mente la pessima distribuzione dell'ultimo Siodelbergh, che tratta temi diversi in epoche diverse, ma che sarebbe opportuno conoscere direttamente.

Il grandissimo merito di questo film è non solo filtrato dal memorabile protagonista(co?) , ora gelido e spregiudicato, ora turbato da se stesso e dalle sue debolezze: un personaggio che mi ricorda per altri versi certi antieroi dei film di Kaurismaki, e non a caso un vago cenno "nordico" (nell'assoluta inflessibilità emotiva degli eventi) c'è di sicuro.
Il merito è anche nelle ambientazioni: nella clandestinità di una dimora, anche davanti a un liberatorio (rassicurante?) compleanno, o nelle pieghe di un potere che utilizza una forma spietata ma neutrale di tortura mentale, come le "cinque tipologie caratteriali dell'attore" che sembrano citare (o è impressione mia?) nientemeno che "Il Metodo Stanilavsky".
Del resto il regista è abilissimo sia a suggerire la concezione di "Missione" (cfr. Munich di Spielberg) sia la laida brutalità di un potere gestito da ministri corrotti e capaci di ogni vessazione (sconvolgente, nella sua eversione coercitiva e mentale, la sequenza dello stupro).
Ripeto, a volte ho avuto come l'impressione che l'autore del film fosse necessariamente sprovvisto della pazienza necessaria per sviluppare più alacremente le sue ipotesi, e come se si disfacesse - come la stessa ideologia - delle tensioni approdasse a un finale vagamente vicino ai favori della massa (dello spettatore).
Ma sia benedetto un personaggio come Wiestler, che come Gene Hackman in un noto capolavoro di Coppola avverte la sua quotidianità riflessa nel fallimento della sua "altra visione" e nelle drammatiche modalità della sua (e altrui) sopravvivenza mentale

7 risposte al commento
Ultima risposta 22/03/2008 23.57.24
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gRINGo  @  23/04/2007 12:59:51
   8½ / 10
Questo è proprio un bel film!!!!
E l'attore secondo me è anche da oscar...
bello bello bello

Invia una mail all'autore del commento cupido78  @  23/04/2007 12:51:08
   7 / 10
uno sguardo su un'epoca storica così vicina e quasi dimenticata...germania dell'est..i residui di una dittatura che mette sotto ricatto le anime,i sogni,le speranze...il tema della persecuzione e della mancanza di libertà e di democrazia..terrificante!!!soprattutto poi vedere la sofferenza in persone di una certa sensibilità come uno scrittore e un'attrice...sensibilità che colpisce il protagonista addestrato come una macchina dal regime,sottratto della vita privata e dedito solo a servire il partito... che si riscatta,ma forse è troppo tardi...
NB gli slogan delle attuali manifestazioni ROSSE che vediamo puntualmnete nelle nostre strade dopo questo film risultano ancora più ridicole,ancora di più se penso che uno degli slogan preferiti èuno sbandierare la mancanza di democrazia nel nostro paese...se si guarda la storia siamo fortunati a vivere oggi...il nostro presente ci regala opportunità che 20 ani fa avremmo solo sognato...

antoniesixtyone  @  22/04/2007 23:32:32
   9½ / 10
il più bel film dell'anno!!! due ore che trascorrono senza mai un momento di noia. emozioni senza la necessità del rancore e senza il bisogno di comprendere da che parte sta il bene. si narra del privato e della violazione dello stesso, come unico vero segnale della mancanza di libertà. una vera lezione di cinema per quanto riguardano le interpretazioni. tutti bravi i personaggi maschili, solo la protagonista rischia per il personaggio che interpreta.
da vedere e ricordare la violazione del privato e della libertà sta nell'impossessarsi delle vite degli altri.... i paparazzi sono avvertiti

MTTpn  @  22/04/2007 18:14:57
   8 / 10
Per quanto mi riguarda il film è particolarmente interessante, la trasformazione della spia della Stasi Gerd Wiesler da rappresentate del potere dominante a “silente” oppositore del regime stesso è carica di significati psicologici (tuttavia forse poco approfonditi da parte del regista). Le vite degli altri mostra come le azioni e le decisioni degli “uomini comuni” possano contribuire alla caduta di muri che spesso sembrano indistruttibili. Film sicuramente consigliato.

eaglet  @  22/04/2007 09:43:11
   7½ / 10
Marco (UDINE)
Il film è appassionante, anche se affronta un tema "già visto" in modo non sempre del tutto originale. Il giudizio resta in ogni caso positivo.

Invia una mail all'autore del commento Albertine  @  19/04/2007 14:40:25
   6 / 10
abbastanza stereotipati sia i personaggi che le situazioni...il peso del regime certo si sente molto ma non posso fare a meno di pensare a quella meraviglia di film che è "Garage Olimpo" che descrive un regime sanguinario e crudele con risultati decisamente superiori. (Se è per questo mi sento in regime anche in un paese come il nostro dove per controllarci e renderci inoffensivi ci tengono il più possibile affamati e rin********ti dalla TV)...anche un po' troppo facile ed inspiegabile la conversione del protagonista...che orribile figura poi quella di Christa Maria Sieland...com'è possibile paragonarla a Tosca come ha fatto qualcuno? Tosca si concesse a Scarpia per salvare il suo compagno e si suicidò perché fu giustiziato nonostante il suo sacrificio...

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alexp79  @  18/04/2007 14:33:48
   8½ / 10
la caratteristica fondamentale di qeusto film è che la riflessione spazia dal microcosmo, ossia sulla vita dei protagonisti, all macrocosmo, cioè la descirzione della società della DDR. Dal confronto tra la vita del regista e quella del funzionario Stasi, si passa al confronto tra una società libera ad una dove chi comanda è cmq destinato a confrontarsi con le logiche del partito, finenedo per essere schiavo del potere. Chissà si era davvero consapevoli della pochezza di questa vita-schiavitù...sicuramente serviva osservare qualcuno libero per endersene conto.

Gruppo REDAZIONE maremare  @  18/04/2007 12:03:06
   8 / 10
Come ne ‘La conversazione’ di Coppola, un uomo senza una vita campa intercettando quella degli altri. L’incontro con una vitale coppia d’artisti sarà fatale. L’amore, la passione delle idee, la cultura e l’arte, tutto ciò negato e represso nella tetra DDR, daranno un senso alla sua esistenza. Vivrà attraverso la coppia che ascolta, identificandosi con l’Altro fino alle estreme conseguenze. Un bel film, la cui unica pecca sembra rappresentata da una sceneggiatura lacunosa nella motivazione che porta ad un cambiamento così radicale il protagonista del film.
Rimane comunque notevole la descrizione della violenza psicologica di regime, dell’avidità del potere che alimenta, amoralmente, sé stesso e del prezzo che deve pagare chi, sia esso un funzionario del partito,un intellettuale eversivo o un’attrice brillante, un proprio codice morale lo possiede. ‘La vita degli altri’ (finalmente un titolo italiano azzeccato) è magistralmente interpretato e rappresenta l’ esordio folgorante di un regista dall’indubbio talento.

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Milady  @  16/04/2007 23:52:13
   8 / 10
Ho visto questo film ieri sera e mi ha emozionato molto. Tema non semplice da affrontare....veramente bello!! Consiglio a tutti di vederlo....:-)

Gruppo COLLABORATORI paul  @  16/04/2007 14:31:05
   9 / 10
Stupendo, la dimostrazione lampante di cosa può portare un regime, sia di destra che di sinistra. Una pellicola piena di verità e di umanità. Oscar meritatissimo.

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Gruppo COLLABORATORI martina74  @  16/04/2007 12:31:04
   8½ / 10
George Orwell non scrisse solo 1984, ma anche La fattoria degli animali, nel cui finale è scritta un'illuminante frase: "Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri".
Sembra accadere proprio questo nel crepuscolo della DDR del socialismo che controlla la felicità: come sempre, chi sta seduto sugli scranni del potere, usa la sua tronfia onnipotenza a propri fini, per rovinare qualcuno o cercare di portare a sè l'oggetto del proprio desiderio.
"Le vite degli altri" è una storia dolentissima, estremamente drammatica, sulla privazione della libertà, sul controllo dell'informazione, sulla cultura del sospetto che rende persona pericolosa anche un funzionario di infimo livello che racconta una barzelletta su Honecker.
Su tutto prevale la figura dell'agente Wiesler, che si lascia coinvolgere dalla vita del drammaturgo che deve spiare, e soprattutto dalla sua compagna che si accorge di amare, da lontano.
"Le vite degli altri" sono quelle spiate e violentate, sono quelle protette da chi non ha una vita propria, quelle cui è necessario garantire una felicità fittizia, pagata a prezzo altissimo.

Quello che maggiormente colpisce nel film è la sensazione di cappio alla gola che attraversa tutta la vicenda, un'empatia con la storia costruita sui dettagli, senza mai mostrare quasi nulla al difuori di un appartamento spiato da mille microfoni. Recitazione magistrale di Ulrich Tukur.

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Gruppo COLLABORATORI Invia una mail all'autore del commento Gabriela  @  16/04/2007 11:31:11
   9½ / 10
Un film che racconta che aldilà delle idee, del comunismo e del socialismo, esistono le persone e come tali reagiscono agli stimoli.
Un film genuino e con interpreti eccezionali, delimitato in un contesto carico di suspence e intensità. Sembra quasi impossibile raggiungere queste emozioni senza mai mostrare un goccio di sangue o torture durante gli interrogatori, il tutto è rappresentato in modo razionale... come la freddezza del regime.

E’ una riflessione sulla difficoltà di sopravvivere in un mondo carico di oppressione, sul timore dello stato e sulle debolezze personali; dove i buoni denunciano e altri si redimono.
HGW è un uomo solo che si aggrappa alla disciplina del partito poiché non ha altra cosa in cui credere… prima di scoprire la vita degli altri, o in altre parole, quella che lui non aveva.

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento mkmonti  @  16/04/2007 00:52:20
   7½ / 10
Film eccellente che ha di certo meritato l'oscar vista la cinquina di quest'anno! Gli ultimi anni di vita della Stasi,servizi segreti della DDR,visti attraverso gli occhi di HWG XX/7,agente segreto che si trasforma da icona dell'utopia socialista a eroe dimenticato dalla Germania riunita.Da vedere per non dimenticare quanto accadeva fino a circa venti anni fa a poche centinaia di km da noi!

frangipani79  @  15/04/2007 11:23:06
   7½ / 10
Le Vite degli Altri è un interessante duello ad armi impari fra Stato e privati cittadini nella Germania Comunista degli anni 80. Una pecca piuttosto grave del film (e per questo ho abbassato il voto) è che non compare mai la parola "Comunista", immaginando che non sia stato il doppiaggio a eliminarla. Si parla di DDR e di Berlino Est, ma si circumnaviga quella parolina che ancora oggi si fa fatica ad associare a crimini contro l'umanità (il parlamento di Strasburgo nel 2004 ha ratificato un documento in cui si attesta la parificazione dei crimini dei regimi comunisti a quelli nazisti).

Per il resto è un ottimo film. In perfetto stile europeo, lontano da quei dialoghi "yankee" tutto parolacce e "what do you mean ?" "what do you mean ?".

La seconda parte è straordinaria, avvincente, toccante e reale. Ti tiene col fiato sospeso e non si capisce l'intera vicenda fino alla fine. Chi ha fatto la spia, come l'ha fatta, perché l'ha fatta.

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Cinema europeo al suo TOP.

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patt  @  14/04/2007 17:32:11
   9½ / 10
Nella Berlino dell'est la vita degli altri.. di amore, musica e teatro diventa il palcoscenico delle violenze e dei ricatti di un sistema che vuole abbattere ogni forma di libero pensiero e lo stesso palcoscenico genera quello che appare come l'unico e possibile "riscatto" per una vita frutto e "guardia" di quel sistema, che finalmente "sente" e si risveglia attraverso la musica , diventando l'emblema di una vicina liberazione.

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Invia una mail all'autore del commento thehorsechicken  @  14/04/2007 14:45:44
   9½ / 10
E' un'opera prima, ciononostante è di una bellezza imbarazzante se pensiamo a quanti registi vissuti fanno ancora certe schifezze.Incredibile come il regista ci fa vivere in prima persona delle atmosfere che neanche lui ha mai vissuto.Da applaudire in piedi e da prendere come esempio da ogni novello regista.

Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Lot  @  14/04/2007 13:40:04
   8 / 10
Proprio a metà degli anni '80 Orwell aveva proiettato il suo incubo distopico sul collasso reazionario dell'ideologia, sul grande occhio che penetra e sconvolge l'intimità delle vite nel vano tentativo di drogarne pensieri ed intenti.
In questo 'Vite degli altri' Winston e Julia hanno i volti di un drammaturgo e della sua musa, stretti tra la fedeltà al sistema e la libera espressione propria dell'arte, spiati e braccati da un funzionario della Stasi alla ricerca di prove della loro eterodossia.
I piani del pubblico e del privato si compenetrano e confondono tra l'esaltazione del teatro (splendido il parallelo con la Tosca di un commento precedente) e lo stupro dell'intercettazione.
Una vicenda sintomatica che in fondo sfuma in un più generale quadro dell'assurdo destinato a implodere sotto il peso delle sue contraddizioni, in un finale tragico e denso di dubbi irrisolti.
Alcune riserve tecniche. Mi ha ricordato "Der Untergang", notevoli i temi trattati, un po' approssimativa la realizzazione, più vicina alla fiction che al cinema: qualche debolezza nella sceneggiatura, fotografia verdognola alla Derrick e spessore a volte minimo nelle caratterizzazioni (Koch sembra il fratello di Fabio Testi). Nota a parte per la prova magistrale del deus dolente Ulrich Mühe, alter-ego crucco di Toni Servillo, intenso anche per la partecipazione personale agli eventi.
Film più che buono in fin dei conti, che contrasta in un dittico ideale con il + leggero ma non meno efficace Goodbye Lenin.

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Ultima risposta 23/04/2007 11.17.07
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Invia una mail all'autore del commento Maria Lucia  @  13/04/2007 11:18:18
   7 / 10
Nono ho idea di come sia il titolo originale, quello italiano lo trovo adatto come immedesimarsi e vivere la vita degli altri non avendone oppure avendo la difficoltà a crearsene una propria a viverla fino in fondo, accontentarsi è quello che capita al capitano compagno della STASI che spiando il drammaturgo (Sebastian Koch attrore teatrale noto in germania a mio parere molto bravo ve l'ho ricordate in BLACK BOOK ?) e la sua compagna che da "catiivo" si rivela "umano" (bella la scena nel bar dove lui incontra l'attrice ed in ascensore con il bambimo) fino ad aiutarli ed alla "riconoscenza" finale; come diceva Brecht "Non esitono eroi ma solo persone buone che fanno il loro dovere"...

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Ultima risposta 13/04/2007 17.10.25
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giuliapra  @  11/04/2007 20:16:48
   10 / 10
bellissimo! da vedere assolutamente.

Invia una mail all'autore del commento roberto1956  @  11/04/2007 14:33:23
   10 / 10
TOSCA NELLA DDR
Bellissimo film, veramente meritevole dell'Oscar e degli applausi finali, che non sentivo da un bel po' in un cinema, soprattutto qui a Roma dove ci entusiasmiamo difficilmente.
Ho trovato molti punti in comune con "Tosca" di Sardou (e poi Puccini):
una donna affascinante che calca il palcoscenico, amata da un artista controcorrente ma anche da un inquisitore, un ricatto sessuale, un tragico interrogatorio con conseguente tradimento ed il suicidio della protagonista.
Ripeto, bellissimo e per chi ama l'opera lirica, ancora più suggestivo.

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andreapau  @  10/04/2007 09:43:38
   8 / 10
nella verosimile ricostruzione della germania est anni'80,pre gorbaciov,emerge il conservatorismo autoritario e ricattatorio del sistema.sistema nato per rivoluzionare il mondo,ma che nell'applicazione pratica è quanto di piu' reazionario si possa immaginare.un movimento rivoluzionario che si afferma con la violenza,e si consolida con l'autoritarismo,è una sorta di ossimoro.un movimento rivoluzionario che si regge grazie ai sotterfugi propri di cio' che combatte con ogni mezzo.il ricorso all'inganno,alla frode,al ricatto,all'intimidazione..l'esercizio sterile del potere fine a se stesso,il potere per mantenere il potere.la sopravvivenza grazie alla negazione del mondo circostante.nonostante questo,il solito nucleo delle teste pensanti in continua ebollizione,riesce a creare lo scompiglio.i tanto vituperati intellettuali,privilegiati e coccolati,ancorchè sotto controllo,sono l'epicentro del terremoto responsabile del crollo del muro.l'intellettuale semina,spesso in maniera autoreferenziale e narcisistica.chi raccoglie i veri frutti è l'uomo della strada.niente puo',il lavaggio del cervello,contro la forza dell'arte,del bello,del puro,della verità.non puo' opporsi al fluire delle emozioni,alla trasformazione dell'uomo da macchina da guerra a essere umano.le note di beethoven,che accompagnano la lettura di brecht,entrambe colonna sonora di una vita piena d'amore,mettono in dicussione tutta una vita consacrata ad una falsa buona causa.l'approdo,è cio' che dovrebbe essere il punto di partenza per definirsi uominio..ma tant'è,bisogna sbagliare tanto prima di fare qualcosa di giusto.essere buoni è giusto.la cattiveria puo' diventare bontà...ma qual'è il regalo della controrivoluzione?un intellettuale un po' pavido e narcisista è il generale di un esercito di eroici portalettere.molto è rimasto come prima

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Ultima risposta 25/04/2007 00.21.34
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forzalube  @  09/04/2007 01:34:05
   8½ / 10
Può anche darsi che ci sia qualche sbavatura, qualche banalità o qualche cliché, ma nel complesso sia per il tema trattato, sia a livello di fotografia, colonna sonora, sceneggiatura, recitazione, mi sembra più che buono.

Invia una mail all'autore del commento logical  @  08/04/2007 00:26:22
   5 / 10
Ogni società civile contemporanea, occidentale e orientale, ha una struttura preposta allo spionaggio, alla raccolta di informazioni volte alla prevenzione di atti che potrebbero sovvertire le basi e le forme della società stessa. Sta alla societè stessa capire da che parte provenga il nemico e quali e quanti mezzzi utilizzare in questa attivià, né più e né meno di quanto accade per l'esercito.
L'anomalia o l'ipertrofia di questa consuetissima e praticatissima attività può - forse - essere rappresentata dalla STASI che nella DDR sembra avere raggiunto livelli grotteschi, forse anche perché ancora si sa poco o nulla dell'archivio di Echelon o dei risultati prodotti dal Patriotic Act.
Ma queste sono cose vere e ancora molto diffficili da raccontare; meglio ridurre tutto a soap opera con casting alla Otto Dix, dove il borghese o il politico corrottto e cinico è sempre grasso e bavoso mentre la vittima del sopruso intollerabile è sempre bello e charmant come uscito da una rivista.
Nessuna traccia di cura nella ricostruzione della DDR che è ridotta a cartoonia del socialismo reale con gli Aristogatti idealisti che tramano e tremano per lasciare il paese. La pietosa 'storia d'amore' che dovrebbe consolare chi aspetta che succeda qualcosa si spegne nella più trita prevedibilità e quasi tutto quello che accade ha il realismo di una recita per le scuole medie.
Questo film può avere il merito di provare a parlare di un tema sgradevole e scomodo per la Germania o l'Europa riunita, ma non va oltre un pietoso e patetico accenno senza alcuna volontà di scalfire il problema.
Pura propaganda da Uomini Buoni, perr carità.

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Ultima risposta 14/04/2007 16.25.24
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Invia una mail all'autore del commento abacab  @  06/04/2007 22:42:27
   8 / 10
Il film ha il merito di raccontare il clima e l'atmosfera che si viveva in Germania Est negli anni 80 quando la Stasi,la polizia segreta della DDR controllava,spiava e schedava i cittadini ancora, a soli pochi anni dalla caduta del muro di Berlino.E' un film plumbeo e triste ma racconta una bellissima storia di una sorta di "conversione" di un tetro agente che per controllare la fedeltà alla nazione di un commediografo e della sua amante attrice, li spia giorno e notte trascrivendone i dialoghi e ascoltando la loro vita vera intercettata da microfoni. Alla fine ne rimane sconvolto e profondamente cambiato.E' un film molto europeo,lento,intenso e ben recitato da attori tedeschi con una buona dose di suspance che merita di essere visto e meditato.
Oscar meritatissimo.

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Ultima risposta 07/04/2007 19.59.58
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