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Insolito horror gotico che gioca col tema del vampirismo in modo non abusato,combinando superstizioni e magia per costruire una storia incalzante in cui il colpo di scena finale è la classica ciliegina sulla torta. Lo spunto di partenza è legato alle gesta della leggendaria Contessa Bathory,antenata della tenebrosa ed affascinante protagonista (interpretata da Lucia Bosè),da cui essa trae crudele ispirazione per mantenere la propria pelle giovane e morbida.Il tutto per risanare il rapporto con il marito,ormai poco propenso a soddisfare i doveri coniugali e più allettato da altri passatempi,non ultimo quello di sedurre giovani servette e avvenenti contadinelle. Una coppia nobile che sfoga le proprie pulsioni sul popolo di uno sperduto villaggio rurale è la metafora con cui Grau sintetizza il dominio delle classi più abbienti sui meno fortunati,in un attacco tutto sommato semplicistico ma di certo aderente a certe dinamiche sociali mosse fondamentalmente da un'ignoranza che diventa invitante punto debole per abiette mire. La pellicola è ben strutturata,amalgama i morbosi bisogni dei due signori e li fa sfociare in un racconto dell'orrore in cui la cura per la messa in scena e l'eleganza della regia spiccano a più riprese.Grau ha un unico torto, quello di presentare molti personaggi ma di non approfondirne praticamente alcuno con la giusta dovizia.Gli omicidi avvengono quasi tutti fuori campo e non vi è traccia di scene particolarmente disturbanti,non manca invece qualche nudo inevitabilmente offerto dalle vittime sacrificali tra cui un Ewa Aulin bellissima. A mio parere un lavoro migliore rispetto al più conosciuto "Non si deve profanare il sonno dei morti",altra apprezzabile incursione nell'horror da parte del regista spagnolo.