le iene regia di Quentin Tarantino USA 1992
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le iene (1992)

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locandina del film LE IENE

Titolo Originale: RESERVOIR DOGS

RegiaQuentin Tarantino

InterpretiHarvey Keitel, Tim Roth, Chris Penn, Steve Buscemi, Lawrence Tierney, Michael Madsen, Eddie Bunker, Quentin Tarantino

Durata: h 1.42
NazionalitàUSA 1992
Generethriller
Al cinema nel Gennaio 1992

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Trama del film Le iene

Una banda di sei professionisti "anonimi", viene reclutata per una rapina ad un grossista di diamanti. Il colpo riesce, ma i rapinatori trovano la polizia pronta ad aspettarli. Qualcuno ha tradito. Si scatena così tra i sopravvissuti un feroce regolamento di conti.

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Voti e commenti su Le iene, 658 opinioni inserite

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Gruppo REDAZIONE amterme63  @  11/03/2010 23:08:39
   6½ / 10
Grande perizia cinematografica con povertà di contenuto, o meglio, con un contenuto rivolto ad accalappiare per lo più la simpatia, l'ammirazione dello spettatore medio, in special modo quello giovane, esperto di film di genere o serials televisi o lettore di fumetti.
Così io vedo questo film. Mi ha fatto provare grande ammirazione per la bravura tecnica di Tarantino, molta meno per i risvolti artistici e etici impliciti nel film.
L'operazione di Tarantino è tutta chiusa nello stretto ambito della finzione, delle fantasie e dei modelli diffusi nella cultura di massa, non "ufficiale". Il materiale del film infatti sono gli stereotipi creati in anni e anni di cinema gangsteristico o di malavita, magari aggiornati all'epoca hip-hop (strabordare del linguaggio, magari molto colorito, tipico dello stile rap –uomo modello macho dominante, ovviamente cinico e opportunista, sicuro di sé, con preminenza dell'immagine che si vuole dare di sé, piuttosto di quello che si è dentro).
Tarantino lo sa, non nasconde questa operazione; anzi la mette in vista, si mostra "bravo" e vuole far vedere che è LUI che muove i fili, che tutto quanto è frutto della sua (elaborata e fine) arte. Infatti nel film domina sovrana l'ironia; il mito viene svuotato dal di dentro per rimanere come involucro, forma; i personaggi sono burattini nelle mani del regista e lui si diverte a smentirli, a prenderli in giro, senza però renderli ridicoli, anzi, rendendoli ancora più simpatici, proprio perché semplici e amabili come delle figurine da gioco.
Manca la profondità di sentimento o se c'è, è ad uso e consumo dell'ironia e dello sfoggio di bravura del regista. L'unico personaggio che porta qualcosa in più nel film (un po' di umanità) è Mr White e attraverso di lui c'è l'unico conflitto etico di un film dove tutto è in pratica "automatico" (il fatto di rubare – perché? – odiare "gli sbirri", uccidere o torturare sadicamente, pensare a se stessi e al malloppo). Lui è l'unico che pone un conflitto fra l'ineluttabilità del crimine cinematografico e i sentimenti umani (amicizia, solidarietà), ma ci pensa Tarantino a renderlo patetico e "poco serio", dando ironicamente ragione ai suoi avversari, togliendo quindi valenza e profondità alle sue scelte e in pratica rendendo il suo personaggio una specie di citazione dei tipici eroi fuorilegge dei film classici, i quali s'invaghivano di altri componenti più giovani e carini della banda, tanto da sfiorare quasi l'omosessualità (implicita nella scena finale).
Mr Orange invece riprende lo stereotipo del rappresentante della legge che si immedesima così tanto nel crimine da sentirsene come coinvolto (tipo Cruising).
Ma del resto la fine che fanno tutti i personaggi è chiaramente ironica e falsamente tragica, lo scopo è comunque quello di meravigliare e di far ammirare l'originalità, l'inventiva e la perizia di tal regista.
Eh sì, perché di queste qualità Tarantino ce n'ha da vendere. Comunque tutto è a buon mercato. Originale sì, ma non è certo Lynch. Il montaggio vario e apparentemente libero, i tempi sfalsati, seguono in realtà una logica strettissima che è quella di presentare un fatto, il risultato e la relativa spiegazione. Tutto s'incastra in maniera assolutamente logica e razionale, non è certo il montaggio sentimentale e evocativo di Lynch, assai più profondo e originale. Comunque c'è da dire che non è facile coinvolgere, creare tensione o suspense usando in pratica una tecnica così teatrale. Il film infatti può essere tranquillamente ridotto in opera da teatro e fra le doti di cui fa mostra Tarantino c'è anche il parallelo stilistico con con il teatro elisabettiano (le atrocità in scena) e la tragedia greca.
Tutta questa abilità, tutto questo sfoggio, possono incantare; alla lunga però il gioco lascia veramente ben poco oltre la superficie fatta di fuochi d'artificio stilistici, l'occhiolino alla cultura giovanile anni '90, il facile ed entusiasmante consumo di stereotipi. Personalmente ci trovo così poco di nobile in quei personaggi e non capisco di che cosa possano diventare modelli. Insomma non si meritano tutta questa profusione di abilità filmiche, anche se il fine ultimo non è ammirare i personaggi, ma ammirare il regista.

10 risposte al commento
Ultima risposta 27/01/2011 23.47.29
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