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L'unico documentario di Bunuel. Quando il surreale diventa reale. Anche questo, come il cane andaluso e l'age d'or fu proibito in una Spagna sull'orlo della crisi politica e sociale che sfocerà nella guerra civile. Anche qui, bisogna dire che nel gap che intercorre tra questo film e il successivo, vero lavoro bunueliano (escluse co-regie di seconda mano e i primi due lavori messicani alimentari), ovvero "Los olvidados", c'è un filo rosso che li unisce entrambi. Bunuel parla dei dimenticati, ma non dimentica le istituzioni. Come la chiesa, cui è dedicato un brevissimo ma significativo spazio alla fine: sfarzo vuoto nella miseria nera. Privo di qualunque intento retorico, molto crudo e diretto. La bambina malata e i nani così come il trasporto del corpicino di un bambino sono cose che no si dimenticano. Ma qualcuno all'epoca non voleva proprio vederle.