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Come evidenziato dale didascalie iniziali dei titoli di testa questo breve film si muove sulla falsariga della favola del pastorello che gridava "Al lupo, al lupo", con le inevitabili conseguenze che non viene creduto da nessuno, genitori e polizia soprattutto. Woolrich anticipa delle tematiche che saranno poi riprese in capolavori come la finestra sul cortile di Hitchcock, ma qui non ci troviamo di fronte ad un punto di vista fisso, bensì un qualcosa di molti più dinamico che si sviluppa da una situazione di voyerismo che in questo caos consiste nell'assistere di un omicidio da parte di un bambino. Il giovane Bobby Driscoll è il protagonista principale, cmunque ben coadiuvato da cast di di supporto molto solido ed affidabile, oltre naturalmente ad un buon crescendo di tensione dove il ragazzino scappa inseguito dalla coppia di coniugi che ha progettato di ucciderlo per liberarsi di un testimone. Piuttosto avvincente dove la tensioni si mantiene su livelli buoni.
Da una storia di Woolrich, la mente dietro il soggetto del fondamentale Rear Window. Se lì si tratterà di un omicidio fuori scena e in prima facie solamente sospettato, qui il delitto si consuma, in pochi secondi e senza preavviso, di fronte agli occhi del giovane protagonista - l'ottimo Bobby Driscoll, che vinse un Juvenile Award l'anno dopo l'uscita del film. E se lì il voyerismo maniacale di Stewart si fa metafora del cinema, qui il voyerismo è solamente accidentale. I coniugi Kellerson, autori dell'omicidio, appaiono sullo shcermo introdotti dallo sguardo del piccolo Tommy, senza assumere uno spessore ulteriore per tutta la fase iniziale del film. Lo stesso movente, o l'omicidio nei dettagli, non è motivo di interesse, rivelandosi subito squallido pretesto. Quel che qui interessa è "il ragazzino che gridava al lupo al lupo", la cui fantasiosa mendacia porta i genitori - e il resto del mondo adulto, polizia compresa - a diffidare della sua testimonianza. E' il congegno indispensabile al funzionamento del film, l'incipit narrativo che scatena la lunga caccia del giovane Tommy da parte della coppia omicida. Ed è da qui in poi che Teztlaff dà il meglio di sé, nella parte in cui il disegno dei personaggi e la struttura narrativa lasciano spazio alla pura suspense. Impreziosita dalla fotografia di Steiner, la messa in scena di Teztlaff sfoggia un invidiabile senso dello spazio (negli ambienti metropolitani come in quelli domestici) e una perizia tecnica di sicuro impatto