Roma anni '60. Massimo giornalista di un rotocalco scandalistico, si trova in mezzo ai vizi e scandali di quella che era definita "la dolce vita" dei divi del momento.
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Dispiace molto, ma Fellini, come d'altronde i suoi emuli, lo digerisco davvero ben poco. La Dolce Vita è l'ennesimo esempio di come in un film sarebbe preferibile evitare la prosopopea da intellettuali per cercare innanzitutto di raccontare una storia, cosa che purtroppo io in questa pellicola non riesco a vedere. Sinceramente non sono riuscito nemmeno a finire di vederlo, il che è davvero, davvero grave. Si tratta di film che (forse) andavano bene ai tempi in cui sono usciti (e non ne sono del tutto convinto), ma, ad oggi, si tratterà pure della storia del cinema italiano, ma per me è realmente noioso e sconnesso. Per finirlo bisogna impegnarsi.