Roma anni '60. Massimo giornalista di un rotocalco scandalistico, si trova in mezzo ai vizi e scandali di quella che era definita "la dolce vita" dei divi del momento.
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Capolavoro assoluto. Un film importante che rompe con la narrazione tradizionale: non più la solita trama lineare, ma una serie di blocchi narrativi tenuti insieme dallo stesso protagonista e da un'unità di significato. Tutti si ricordano la scena della Ekberg che fa il bagno nella fontana di Trevi, ma sono molti i grandi momenti del film: Mas*****nni e Anouk Aimée (tra l'altro la mia preferita tra le attrici del cast) nella casa della prostituta, la scena a casa dell'intellettuale Steiner, la visita del padre, la festa nel castello... Alcuni vedono 'La Dolce vita' solo come il ritratto di un'epoca, ma in realtà è molto molto di più. E' un film sulla sofferenza umana, sulla disperazione, che colpisce tutti i personaggi del film. Marcello vede in Steiner un punto di riferimento, ma scoprirà come dietro l'apparente equilibrio della sua vita c'era una grande disperazione. Ci sono 2 modi per reagire alla sofferenza: l'autodistruzione, come appunto fa Steiner e come tenta di fare la compagna del protagonista, oppure lo stordimento, l'evasione dalla realtà, come fanno i vari personaggi della "dolce vita" romana e come farà alla fine lo stesso Marcello. La giovane ragazza alla fine del film rappresenta la non-consapevolezza, la serenità che non è più raggiungibile da chi ha conosciuto la vera vita, che non è per niente dolce, ma amarissima.