Roma anni '60. Massimo giornalista di un rotocalco scandalistico, si trova in mezzo ai vizi e scandali di quella che era definita "la dolce vita" dei divi del momento.
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IL film italiano per eccellenza, ciò che è usato da sempre come punto di riferimento per la cinematografia drammatica e non solo.
Pieno zeppo di camei (Celentano, Nico dalla factory Warholiana, Laura Betti, Riccardo Garrone e chi ne ha più ne metta), molto provocatorio almeno per i tempi (il fatto di durare 3 ore, la scena accattivante della Ekberg nella fontana di Trevi, la critica sociale palesemente mostrata, ecc.), grandi nomi in sceneggiatura (pure Pasolini mi pare fosse presente, in modo non accreditato però) per un vero e proprio eterno spartiacque cinematografico.
Mai più riviste critiche sociali di tale e pari intensità, come il mostrare la sciatteria dei festini di riccastri, il pensare solo al sesso, ai divertimenti, agli sfarzi; la sequenza finale ambientata in spiaggia, riuscitissima, dove Marcello non riesce ad udire i richiami di una ragazza precedentemente conosciuta, stà li a dire che la purezza per certe persone non può mai essere colta/capita.
Ancora di questi tempi, per fortuna, altri grandi film ne omaggiano certe scene, come per esempio il famoso e recente Good Bye Lenin, col Cristo trasportato in elicottero.
Dello stesso regista, solo 8 e mezzo risulta essere di pari intensità e completezza; da vedere entrambi, ovviamente tra gli altri film di questo regista.