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Zeno Cosini: uno dei più pittoreschi protagonisti di questa tragi-commedia che è la vita. Il romanzo, alquanto pesante, era l'incubo di noi studenti quando ce lo davano da leggere al liceo...eppure io l'ho sempre trovato molto affascinante. Non era certo facile trasferire su pellicola tutti i pensieri del protagonista, ossessionato dalle malattie e pieno di difetti, come tutti noi ma gli sceneggiatori (uno è sempre Kezich che aveva già curato la precedente versione di Daniele D'Anza) riescono a dar vita ad una esauriente storia. Sebbene infatti vengono leggermente trascurati alcuni aspetti, come il capitolo molto importante sul fumo, per il resto non si può dire nulla ad uno sceneggiato che regala agli occhi uno dei maggiori romanzi del secolo scorso, grazie anche alla regia di un Bolchi particolarmente ispirato che sottolinea ogni dettaglio ed esalta sia il complesso che i particolari. Veniamo letteralmente trascinati della storia di Zeno, viviamo con lui le sue malattie -immaginarie- i suoi travagli come la storia del suo matrimonio o la sua avventura commerciale con Speier piuttosto che affrontare la psicanalisi, disciplina all'epoca ancora nascente. La produzione pare non lesinare su nulla permettendo una quasi perfetta ricostruzione storica e poi...c'è un Johnny Dorelli impegnato in una parte seria che dimostra di essere un attore ingiustamente sottovalutato; io non riesco ad immaginarmi uno Zeno Cosini diverso da lui. Ottimo anche Andrea Giordana nel ruolo del bellimbusto e sorprendente la Brigliadori. Se avete appena interesse per il romanzo non potete perderlo.