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Seppur vanti le mani di Robert Rossen alla sceneggiatura e quelle navigate nel genere di Milestone alla regia, paga eccessivamente il contesto di propaganda. Dell'ottimo "All'Ovest niente di nuovo" restano le carrellate laterali e qualche movimento di camera nell'azione di guerriglia finale, ma cambia diametralmente il messaggio che rivolge al pubblico, 13 anni prima capovolge la retorica patriottica che gli ufficiali inculcavano nelle scuole chiudendo con una sequenza uggia di malinconia scorrendo i volti dei soldati caduti sullo sfondo di un cimitero di croci bianche, stavolta il tono antimilitarista è sostituito da un manicheismo stucchevole.