Peping, giovane studente di criminologia, decide di seguire il vecchio compagno di classe Abyong in una missione al servizio di una gang di malavitosi di Manila. Nottetempo massacrano una giovane prostituta, rea di aver contratto ripetuti debiti con un boss senza pietà.
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Benvenuti nel carnale inferno della marcia umanità.
Film splendido. Ancora una volta, Brillante Mendoza si dimostra un autore capace di comunicare con poco e di esprimere emozioni palpabili con la sola immagine, curata nei minimi particolari, alternando pellicola e digitale, inquadrature fisse e camera mobile.
"Mi sono davvero sentito il testimone oculare di un terribile omicidio. Ho creduto a tutto ciò che ho visto" ha commentato Quentin Tarantino durante la proiezione al festival di Cannes e, per una volta, sono d'accordo con lui. Film enorme, fatto di sospirate inquadrature e vertigini, con una prima parte colorata, molto parlata e affollata, fatta di sequenze soffocanti dove non appaiono meno di dieci esseri umani e una seconda, invece, silenziosa, morbosissima, violenta e oscura. Un viaggio di formazione all'incontrario, dove l'innocente prende coscienza che l'irraccontabile è a due passi da casa sua e, dove, diventa improvvisamente complice.
L'omicidio di ******* è tra i più brutali che si siano mai visti in una pellicola filippina e spiazza per il misto tra pudore e voyeurismo con cui è inquadrato. Meraviglioso il cast, su cui spicca, sicuramente, un bravissimo Coco Martin, attore feticcio di Mendoza, e capace di racchiudere in un solo sguardo smarrimento, dolore e determinazione.
Scena da non dimenticare: Peping, rimasto solo in un bagno pubblico, si guarda la fede nunziale e, convinto che sia sporca di sangue, la strofina con ostinazione, guardandosi continuamente allo specchio. Ed è il via verso una parte, dove ritorna il giorno e la sua gente, che sembra chiudere il cerchio, ma che inevitabilmente lo lascia aperto.
Nel finale, che pare tronco, ma in verità è azzeccatissimo, il messaggio si palesa: la famiglia non è riunita e il bravo marito, macchiatosi del crimine, non sarà più lo stesso, abbandonando alla felicità domestica solo moglie e figlio. Disturbante, cattivo, ma anche talmente neorealista da lasciar sbigottiti, "Kinatay- Massacro" è uno di quei film che, pur non raccontando molto, resta impresso. Per sempre.
"Una volta persa l'integrità, è persa per sempre".