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Lynch ha creato un “prima” e un “dopo” nella storia del cinema, ha concepito quello che forse molti registi desiderano creare o ideare. In questo film ho ritrovato la dolcezza mostruosa di Elephant Man, l’utopia futuristica di Dune, la violenza grottesca di Cuore Selvaggio, il mondo onirico di Twin Peaks, la fantasia sensazionale di Mulholland Drive. Lynch sperimenta e abusa del potere manipolatore dell’immagine e trasmette inquietudine, mistero e paura in questi spazi opprimenti e angoscianti. Inland Empire è un labirinto di corridoi, porte, saloni, camere da letto, strade, set cinematografici. Inland Empire non si vede, ci si entra. Inland Empire lo viviamo, lo sperimentiamo e lo percorriamo. E’ come il disco in vinile della prima scena, non avanza in modo lineare ma in modo circolare; circoli che portano dall’esterno verso l’interno e all’interno di questo sogno (incubo!?) si rimane.