Dall'atto unico omonimo (1958) di Tennessee Williams: un giovane neurochirurgo ha qualche sospetto sull'ostinazione con cui una ricca vedova gli chiede di fare la lobotomia su una sua nipote malata di mente e scopre un orribile retroscena.
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Niente male. Girato molto bene. Non è assolutamente noioso, anzi, per alcuni versi mi sembrava di guardare un film di Hitchcock, soprattutto nella parte finale. Ottime le interpretazioni dei tre protagonisti anche se non sono d'accordo con molti che dicono che la Hepburn giganteggia rispetto agli altri due. Rispetto a Clift magari si ma, secondo la mia opinione, qua la miglior prestazione la offre la Taylor. Non mi ha preso tantissimo come hanno fatto i film a cui ho dato voti più alti ma "Improvvisamente l'estate scorsa" è comunque indubbiamente un ottimo film.
Essendo stato rinnegato praticamente da tutti (regista, sceneggiatore, autore, attori) è abbastanza probabile che questo film forse non era da farsi. La censura del periodo, il grossolano approccio psicologico, gli sterminati molonoghi, le discutubili scelte degli attori, secondo me dimostrano che questo drammone doveva restare in teatro. L'armosfera malata c'è tutta ma la storia si rivela sempre più assurda col passare del tempo. Ovviamente la Hepburn è eccezionale come sempre.
Concordo in tutto e per tutto con il commento qua sotto, tuttavia ci sono delle cose che non mi sono del tutto chiare. Ottimo film comunque, sicuramente una pietra miliare del cinema "della psiche".
Ma la zia in realtà sapeva già tutto e voleva togliere il ricordo alla nipote per dimenticare meglio, oppure ha voluto farla ricoverare semplicemente perché aveva paura dei suoi racconti?
In piena era voyeurista, il cinema riscopre e rivela tematiche scottanti, che bruciano il perbenismo hollywoodiano almeno quanto i trattati sessuologici di kinsey... Tennessee Williams adatta una storia dove è coinvolto guardacaso (e come protagonista) un attore come Clift che ha vissuto la sua omosessualità nel segno del dolore, della colpa, dell'infelicità. Il ricorso a certe tematiche si esaurisce qui: nonostante williams e gore vidal siano sempre stati dichiaratamente gay, le fobie censorie pensarono bene di addattare - in un climax torbido e cupo - il suddetto romanzo per il cinema proponendo, anzi imponendo, un curioso e drammatico "confessionale" Dantesco. Ci penserà due anni dopo il cinema inglese a riabilitare queste tematiche ("victims"). La "vittima" viene dipinta come "carnefice pederasta sfruttatore di ragazzini", il cui abito bianco (di un bianco abbacinante) non riflette la sua "corruzione d'animo". Peggio che mai: i suoi assassini vengono misteriosamente assolti. Nonostante tutto, la regia di mankiewicz è ovunque grandiosa: c'è lo sfotto' sociale, sottile e crudele, di un mondo (indipendentemente dalle inclinazioni del giovane vestito di bianco) che pretende di pagare tutto, anche l'amore (pensiamo quanto sia profetico oggi, in un mondo di turismo sessuale), c'è la simbologia della Morte che, come in un dramma di Cocteau, assume i clichè della vecchia megera, il simbolo e il suo epilogo. Ma se la vittima resta nuda, con una morte degna della Maddalena di evangelica memoria, il suo volto non esiste: scompare come uno stuntman filtrato dalla vergogna di un'attore di rischiare di rovinarsi la carriera per aver interpretato un gay (un mistero che circola ... chi sarà? probabilmente qualcuno di poco conto o un attore di teatro oppure...). Per indicare o enfatizzare tutta la ripugnanza del conflitto omoerotico del cugino, la scelta è affidata alla bellezza senza fiato (ovvero l'emblema della femminilità perfetta, della seduzione piu' profonda) di Elizabeth Taylor, i suoi verdi occhi e i vestiti compressi che ne mostrano le stupende forme. "Improvvisamente l'estate scorsa" è anche un topoi di grande rilievo artistico, che cita i drammoni di Sirk e Robert Wise creando pero' lo stile unico e inimitabile di uno dei piu' raffinati autori di cinema di sempre. Ancora oggi la sua visione provoca molti brividi, ma proviamo per un attimo a superare l'avversione per il suo tanto opprimente e fastidioso moralismo (quello che ha provocato la rottura di Vidal con gli studios): vedremo soprattutto una metafora sulla borghesia che soffoca nel radicaliso sociale la sua oscura dipendenza dagli schemi anche (per l'epoca) proibiti