Dall'atto unico omonimo (1958) di Tennessee Williams: un giovane neurochirurgo ha qualche sospetto sull'ostinazione con cui una ricca vedova gli chiede di fare la lobotomia su una sua nipote malata di mente e scopre un orribile retroscena.
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Tra i drammi di Williams portati sul grande schermo forse è quello maggiormente addolcito nei suoi riferimenti più morbosi anche perché probabilmente in origine quello più esplicito. Nel finale infatti occorre un leggero sforzo d’immaginazione per dare un senso pieno al racconto. C’è da dire però che è un film dalla spiccata eleganza visiva, tra i più barocchi e suggestivi di Mankiewicz e con tutte le carte in regola per essere apprezzato dagli estimatori del melodramma.