il sapore della ciliegia regia di Abbas Kiarostami Iran 1997
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il sapore della ciliegia (1997)

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locandina del film IL SAPORE DELLA CILIEGIA

Titolo Originale: TA'M E GUILASS

RegiaAbbas Kiarostami

InterpretiHomayoun Ershadi, Abdolrahman Bagheri, Afshin Khorshid Bakhtiari, Safar Ali Moradi, Mir Hossein Noori, Elham Imani, Ahmad Ansari

Durata: h 1.35
NazionalitàIran 1997
Generedrammatico
Al cinema nel Novembre 1997

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Trama del film Il sapore della ciliegia

Un uomo in automobile percorre la periferia di Teheran. Carica un soldato curdo, poi un seminarista afgano, infine un vecchio che lavora al Museo di storia naturale. Il suo percorso, i suoi dialoghi all'inizio sono spiazzanti; poi si fanno via via più angoscianti. L'uomo cerca qualcuno che sia disposto ad aiutarlo a suicidarsi, che la mattina dopo, si rechi in un luogo convenuto, vicino a una fossa già scavata, lo chiami e, se lui non risponderà, riempia di terra la fossa.

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Voto Visitatori:   6,63 / 10 (19 voti)6,63Grafico
Palma d'oro
VINCITORE DI 1 PREMIO AL FESTIVAL DI CANNES:
Palma d'oro
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Voti e commenti su Il sapore della ciliegia, 19 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Invia una mail all'autore del commento gero  @  29/08/2007 04:45:39
   8½ / 10
se si riesce ad attuare una "rievocazione estetica", il film diventa un capolavoro!!! La noia che si prova durante tutto il film è ciò che il regista voleva trasmettere ai fruitori...alla fine il messaggio è GRANDE.
il sapore della ciliegia è di una semplicità disarmante, proprio per far capire la "bellezza della vita" che...va vissuta!!!

1 risposta al commento
Ultima risposta 29/08/2007 04.56.44
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Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  30/06/2007 20:13:05
   7 / 10
Non mi ha mai convinto il cinema iraniano troppo spesso fatto solo di fotografia e poca sostanza. Eppure in questo film c'è un sentore poetico di morte, c'è una raffinata ed elegante elegia della vita che non può non essere considerato. Ciò non toglie che inutili pause compiaciute ed una lentezza a tratti esasperante appesantiscano non poco un film dai tanti splendidi spunti.
E' forse uno dei mnigliori film di questo tipo di cinematografia.

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Ultima risposta 11/07/2007 22.52.19
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Ivs82  @  13/09/2006 02:49:21
   8½ / 10
Un detto popolare recita che la fortuna aiuta gli audaci. Una affermazione profetica non tanto distante dalla realtà se pensiamo alle travagliate vicende di questa pellicola.
"Il sapore della ciliegia" fu infatti presentato soltanto in extremis alla rassegna francese, dopo essere stato inizialmente estromesso per la mancata conclusione delle riprese.
Per fortuna che Kiarostami , tenace e audace allo stesso tempo, riuscì a portare i negativi in tempo utile per l'inizio della Mostra, cambiando cosi' il corso della Storia.
Un bizzarro gioco del destino che segnerà l'inizio di una marcia trionfale, culminata con la Palma d'oro (a parimerito con "L'anguilla" di Inamura) e la definitiva consacrazione internazionale del suo autore. Un successo senza dubbio meritato per un film unico, che diede una profonda scossa al panormama cinematografico dell'epoca (parliamo del '97); e che riuscì a rinnovare un genere, il road movie, che ormai da tempo aveva esaurito le sue forti potenzialità drammaturgiche.
La storia può essere descritta come un viaggio del protagonista, ma prima ancora dello spettatore, alla scoperta di due tra i lati più misteriosi dell'esistenza, ovvero la vita e la morte. In questo cammino di analisi e intrspezione Badhi si imbatterà in tre individui: un soldato, un seminarista e un vecchio che lavora al museo di storia naturale.
Incontri nei quali cercherà delle risposte, conferme che i suoi propositi di suicidio non sono sbagliati. Ma le sue speranze saranno vanificate, in quanto nessuno saprà offrirgli l'aiuto richiesto.
Al massimo tali compagni di viaggio, metafore dichiarate della nuova società iraniana (esercito, chiesa e popolo), sapranno indicargli delle strade, utilizzando come arma di convincimento le loro piccole esperienze personali: essi saranno nè più nè meno di un mezzo per poter esplorare e sviscerare temi importanti quali la morte, la vita, il suicidio, gli affetti, la natura. Ed è qui che emerge la genialità di Kiarostami che, evitando di vestire i panni del predicatore, sceglie di narrare la vicenda sotto una prospettiva laica.
L'uomo - e di riflesso il cinema - non hanno secondo l'autore iraniano la capacità di penetrare la vita e i suoi segreti: e il tentativo di dare una spiegazione razionale alla Vita o alla Morte è soltanto una folle utopia.
Meglio piuttosto liberare la propria mente da pensieri cosi' sfuggenti e complessi, cercando di cogliere la bellezza, l'immediatezza, e la semplicità dell'esistenza: lasciandoci cosi' trasportare e inebriare dal suo gusto deciso e penetrante, dolce come quello di una ciliegia.
Un messaggio di speranza, che ci porta ad assumere una posizione stoica verso la Morte e il destino che ci attende. Ma allo stesso tempo un' interpretazione della vita che non ci viene inculcata o imposta, essendo strettamente legata alla nostra sensibilità personale.
Kiarostami evita infatti di tracciare un'unica via interpretativa, offrendo solamente chiavi di lettura, percorsi, indizi. Sta allo spettatore dare la sua versione, chiudere il cerchio di una storia che è finzione ma allo stesso tempo esperienza quotidiana, come testimonia il sublime finale con la troupe al lavoro.
Un cinema di grandi emozioni che raccoglie l'eredità dei grandi del passato (il rigore rosselliniano, la lucidità bressoniana, la sobrietà registica di un Ozu) , indirizzandola verso nuove frontiere. Verso terreni battuti e inesplorati allo stesso tempo. Capolavoro.

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Ultima risposta 17/02/2007 21.58.29
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  23/08/2006 21:09:52
   8 / 10
Film straordinario che certificò (per quanto il capolavoro di K. rimanga "dov'è la casa del mio amico?") la nascita del Nuovo Cinema Iraniano.
Come tutte le cose preziose, va consumato e amato gradatamente: uno script apparentemente superfluo, la ricerca inesorabile della morte, l'atmosfera brulla e quasi metafisica dei paesaggi iraniani.
Il cinema di Kiarostami sorprende perchè ha il coraggio di abbattere le barriere del cinema occidentale tradizionale, e rivolgere lunghe pause contemplative al paesaggio e eventuali simboli (del resto è anche un'ottimo fotografo, come dimostra una mostra di qualche anno fa).
Un cinema che impegna la mente e gli occhi, contemporaneamente, testimone di un mondo come l'Iran, dove sembra di respirare il clima astratto e assente di alcuni suggestivi paesini del sud-italia.
Un cinema che si ama o si odia, a cui dobbiamo molto, se non altro per averci introdotto a un nuovo modo di vedere il cinema (per quanto Antonioni abbia assunto una funzione decisiva anche nell'Islam di K.) e per cui proviamo anche del disagio. Non a caso dopo pochi anni l'esilio dell'occidentale verso questo tipo di film si è bruscamente frenato, nell'indifferenza o nel ritorno alle origini passatiste di spettatori comuni

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2 risposte al commento
Ultima risposta 13/09/2006 10.45.58
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