il prestanome regia di Martin Ritt USA 1976
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il prestanome (1976)

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locandina del film IL PRESTANOME

Titolo Originale: THE FRONT

RegiaMartin Ritt

InterpretiHerschel Bernardi, Michael Murphy, Zero Mostel, Woody Allen

Durata: h 1.35
NazionalitàUSA 1976
Generedrammatico
Al cinema nel Marzo 1976

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Trama del film Il prestanome

Uno sceneggiatore televisivo viene messo all'indice a causa della "caccia alle streghe" anticomunista promossa dal senatore McCarthy. Per continuare a scrivere, chiede a Howard Prince (Allen), modesto cassiere di bar, scommettitore e bookmaker, di fargli da prestanome. Costui diventa ricco e celebre per procura, offrendosi allo stesso modo anche ad altre vittime del maccartismo.

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Voto Visitatori:   7,13 / 10 (15 voti)7,13Grafico
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Voti e commenti su Il prestanome, 15 opinioni inserite

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marcogiannelli  @  06/06/2014 10:01:25
   6½ / 10
manca fondamentalmente il solito personaggio di Woody Allen anche se la critica alla società è buona

Goldust  @  16/05/2013 10:12:10
   7 / 10
Il sospetto anticomunista delle liste maccartiane in una storia tremendamente seria raccontata con mano sicura e piglio leggero; a dirla tutta i toni non sono sempre centrati, e Woody è molto più incisivo quando sguazza in quelli famigliari della commedia, un pò meno quando è tempo di fermarsi e riflettere. L' Hecky Brown del grande Zero Mostel ha invece tutt'altro spessore, ed è il personaggio perfetto in cui far convivere l'ingenua genialità del commediante con la tragica disperazione dell'uomo.

lukef  @  10/05/2012 02:12:43
   7½ / 10
Forse un po' caricato per quanto riguarda i contenuti ma assolutamente interessante e godibile. E' ben costruito e mostra un'evoluzione del protagonista sottile e curata. Per quanto mi riguarda non mi ha mai annoiato ed anzi quella vena tragicomica penso gli doni davvero un tocco di classe e sentimento.
Un Allen atipico.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  05/11/2011 14:11:09
   7½ / 10
In effetti è un film atipico. La presenza di Woody Allen certamente influenza il tono della pellicola, a tratti brillante, tuttavia però lo stesso Allen riesce a dare quelle sottili sfumature di un personaggio che acquisisce quella consapevolezza di uscire dal proprio egoismo personale per mettersi in gioco rischiando di perdere tutto. Ottima anche la regia di Ritt che riesce nel complesso a far percepire in maniera tangibile il dramma personale di coloro inclusi nella lista nera, culminato nella bellissima sequenza del suicidio di Brown, straordinaria per la bravura di Zero Mostel.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Dexter '86  @  03/12/2009 17:07:27
   7 / 10
Un Woody Allen che stranamente si limita al ruolo di attore senza comparire anche tra gli autori in un film che racconta bene una triste pagina della storia americana come sono stati gli anni del maccartismo. Il racconto parte con toni abbastanza leggeri per poi spostarsi sempre più verso il drammatico man mano che ci si avvicina al finale. Consigliato a chi volesse farsi un idea su come andassero le cose in America nei primi anni cinquanta e anche per dare un nuovo significato alla parola "censura".

dobel  @  27/08/2009 12:58:36
   7 / 10
L'ho visto per la prima volta ieri sera, quindi il mio commento è a caldo e forse poco ponderato, ma posso dire che mi è piaciuto. Leggero nel trattare temi scottanti, con un Woody Allen assolutamente in parte e un grande Zero Mostel. E' strano come i più grandi attori drammatici spesso risultino esse quelli comici. Così come una delle più grandi maschere tragiche del cinema ho sempre pensato fosse quella di Totò (per non parlare di Chaplin, anche se il termine tragico non è esattamente appropriato), quella di Mostel in questo bellissimo film risulta essere veramente toccante. Il dramma nasce dal contrasto (pensate al finale di 'Bohème' di Puccini, quando durante la svagata festa dei quattro amici giunge dalle scale Musetta urlando: "C'è Mimì che mi segue e che sta male (...) Nel far le scale più non si resse" e capirete cosa intendo!), e qui il contrasto fra la sua figura bizzarra e pienotta con quel cappellino troppo stretto e la sua disperazione per essere stato escluso completamente dalla propria carriera a causa della 'lista nera' non potrebbe essere più crudo.
Abbastanza liberatorio il finale. Non un capolavoro, intendiamoci, ma un film molto carino che vale la pena di essere visto; intelligente, leggero, e nello stesso tempo drammatico nel riproporre un periodo storico che getta molte ombre sulla democrazia americana.

1 risposta al commento
Ultima risposta 27/08/2009 13.01.42
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elmoro87  @  12/12/2008 13:40:31
   6 / 10
dopo poco stufa e si rende noiosissimo, il finale mi ha deluso moltissimo... comunque sufficiente per il tema politico sociale introdotto abbastanza bene e per Allen, che ha fatto di certo il suo...

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento Giordano Biagio  @  02/02/2008 23:26:51
   7½ / 10
Il film è realizzato con grande cura visiva utilizzando anche tecniche tipicamente francesi quali ad esempio l'interruzione del dialogo finale di una scena di cui si è già capito il senso, con l'inizio di una conversazione che fa parte della scena successiva; questa tecnica ripetuta diverse volte consente di ottenere sia un effetto estetico riguardante un maggior scorrimento del film che di immettere nella stessa unità di tempo visiva più informazioni accorciando le lunghezze eccessive dei film, spesso considerate antiestetiche e poco spettacolari. Il film esibisce anche un credibile verismo recitativo.
La pellicola è impregnata a tratti di un'atmosfera tragico-comica che fa ridere e riflettere nello stesso tempo portando l'attenzione dello spettatore sull'assurdità della guerra fredda. Una guerra che avvelenava con il sospetto di tradimento la vita stessa di molti cittadini onesti facenti parte delle rispettive nazioni in contrapposizione.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  18/12/2007 01:36:31
   7½ / 10
E' strano come i film sulla cosiddetta "caccia alle streghe" siano stati quasi sempre di ottima qualità e di notevole interesse artistico (penso a "indiziato di reato" con De Niro, a Reds di Beatty, al suo antecedente romantico di "Come eravamo" che pure non affronta direttamente l'argomento, all'impeccabile - fin troppo - film di Clooney).
Del "prestanome" conservo ottimi e purtroppo vaghi ricordi: un Allen quasi perfetto in un ruolo che non è precisamente il suo

Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  08/11/2007 10:09:20
   7½ / 10
Ritt dirige un film su un'epoca molto calda per il cinema americano, quella della famose "liste nere" sulle quali erano stati segnati molti nomi che hanno lavorato a questo film.
Realizza una commedia amara, molto curata ed interessante, priva di qualsiasi tono risentito o arrogante grazie anche alla scelta di Woody Allen come protagonista. L'unico difetto riscontrabile nel film è il fatto che si ha la sensazione che Ritt potesse osare di più, soprattutto con un protagonista come Allen.

Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  22/09/2007 23:24:45
   7 / 10
DA UN LATO LA DENUNCIA DEL MACCARTISMO, DALL'ALTRO LA VICENDA DI UN UOMO CHE, DOPO AVER INTRAPRESO UN'ATTIVITA' DI SPECULAZIONE SULL'OSTRACISMO PATITO DA SCRITTORI COMUNISTI, GIUNGERA' ALLA SUAREDENZIONE "MORALE" CON IL RIFIUTO DI COLLABORARE CON LA COMMISSIONE ANTICOMUNISTA. GODIBILE MA NON INDIMENTICABILE. GIA' LA VERVE COMICA DI ALLEN.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Zazzauser  @  10/08/2007 21:18:00
   8 / 10
Straordinaria commedia amara sugli anni del maccartismo.
Woody Allen, una volta tanto non regista, interpreta il suo solito personaggio logorroico e sprovveduto che si trova suo malgrado in una difficile situazione (mi ha ricordato il suo personaggio di Hollywood Ending e di Scoop), che lentamente - ed in questo mi ha ricordato molto le vicende del Dottor Pereira - da sempliciotto cittadino che pensa al proprio tornaconto subisce una trasformazione - che il film sembra quasi seguire pedissequamente, passando gradualmente dai toni della commedia a quasi quelli di un dramma a tutti gli effetti - ed acquisisce la consapevolezza che la società opprime la televisione demonizzando gli artisti di area comunista emarginandoli dalla società: il personaggio di Zero Mostel - che mi ha ricordato appunto il personaggio di Monteiro Rossi in Sostiene Pereira - ne è l'esempio lampante (più che gli scrittori a cui Allen fa da prestanome).
Bellissimi i dialoghi e geniale il finale

voyager252  @  12/06/2006 00:28:05
   9 / 10
Per me questo è un gran film, certo se non si conosce bene la storia di quegli anni (oppure si considera storia solo quello che è successo l'altro ieri!) la sua interpretazione puo risultare alquanto difficile, ma il modo in cui è stato fatto, la scelta di woody allen secondo me è azzeccata perchè riesce a dare al film un tocco ironico che fa la differenza e poi il duetto con un grande della commedia come Zero Mostel (purtroppo sconosciutto da noi) fa di questo film un raro essempio di commedia drammatica, parte quasi come una comedia ma poi è increscendo, la trasformazione del personaggio di allen da cinico personaggio a eroe della libertà di espressione è secondo me geniale.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Requiem  @  08/04/2006 19:59:02
   7 / 10
E' un film appassionante, raccontato da un regista che era stato lui stesso (e pure lo sceneggiatore) nelle liste nere.

L'unico problema è secondo me la scelta di Woody allen protagonista. Si ha continuamente l'impressione che il regista non sa se fare una commedia o un film drammatico.
E alla fine è divertente, fa riflettere, ma non convince per niente.
"I cospiratori" sempre di Martin Ritt, con Sean Connery e Richard Harris è su un altro pianeta.

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