Un villaggio protestante della Germania del Nord. 1913/1914. Alla vigilia della prima guerra mondiale. La storia dei bambini e degli adolescenti di un coro diretto dal maestro del villaggio, le loro famiglie: il barone, l’intendente, il pastore, il medico, la levatrice, i contadini. Si verificano strani avvenimenti che prendono un poco alla volta l’aspetto di un rituale punitivo. Cosa si nasconde dietro tutto ciò?
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Quasi un trattato scientifico sulle Origini del Male. Haneke firma un film dallo stile rigoroso e splendido come il suo b/n. Ci mostra come il Male venga coltivato in vitro dai Padri e non sembra casuale che il Padre Nostro per eccellenza sia un Reverendo. In un Universo dove il Signor Padre castra e infligge punizioni, la coltura pura della Violenza trova la sua giustificazione, così come l'impunità per un uccellino scannato vivo. Al Signor Padre poco importa cosa i Figli compiono, il Male che infliggono agli altri esseri, a Lui importa solo il rispetto per le Sue regole che non possono essere violate, pena la violazione della intimità fisica e psichica del trasgressore. La differenza tra la tortura del Padre e quella di un qualsiasi sistema dittatoriale appare insignificante, parliamo sempre di Istituzioni. Merleau Ponty nello scritto dal titolo eloquente, “Umanesimo e terrore”, scrive proprio su questo. Per MP al torturatore interessa unicamente violare quello spazio di intimità psichica in cui abitano da sempre paure ancestrali come la morte e, ancora di più, il terrore di un dolore infinito. La tortura istituzionalizzata (famigliare, sociale) riduce in pezzi la rete che ci costituisce come esseri umani. E’ come se il torturatore ci dicesse: “Tu devi morire se non accetti di essere il Figlio che io plasmo, se ti dichiari di un'altra razza, religione o convinzione politica. Tu, ciò che è tuo, tutto ciò che sei stato o in cui hai creduto, tutto questo diventerà polvere”. La certezza indiscutibile e delirante di questa affermazione, procura un’angoscia che è indicibile. Lede una zona di segreto e opacità, un nucleo occulto, cuore di ciò che definiamo come la parte più intima e privata del sé, assediata e invasa nella tortura. Che differenza si può riscontrare tra il Reverendo e il Padre di una Nazione? Nessuna. In un passaggio indimenticabile di “Se questo è un uomo” Primo Levi evoca il momento del suo ingresso al campo di concentramento, l’incontro con il medico che si occupava della sua ammissione, il Doktor Pankov, il cui sguardo trasmetteva il seguente messaggio: "Questo qualcosa davanti a me appartiene a un genere che è ovviamente opportuno sopprimere. Nel caso particolare, occorre prima accertarsi che non contenga qualche elemento utilizzabile". In un Universo lucidamente apolattico come quello di Haneke a salvarsi è un essere ignobile quale il Dottore, mediocre nelle sue perverse debolezze. Il trattato di H è implacabile e oggettivo: alla coltura pura del Male, soppravvive una umanità ritardata, schiava delle proprie debolezze. Noi Figli del Nostra piccola Italia non possiamo che tristemente dare ragione al geniale regista austrico. Le attuali vicende dei nostri politici sono lì a dimostrarlo.