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Il vuoto che si respira sin dalla prima scena è impressionante. Ed è un vuto di noia,di routine,di aspirazioni fallite da parte di un gruppo di giovani che non sembrano aspettarsi nulla dalla vita,alienati in una rete di relazioni che non portano a nulla. A farli arrabbiare sarà il caprio espiatorio,l'immigrato,il Greco. E a fargli ritrovare una parvenza di speranza,perché troveranno la giustifica che serviva loro per esprimere e giustificare un disagio malcelato.
Vero,l'approccio distaccato e dal taglio documentaristico è indigeribile nella prima mezz'ora ma necessario ad esprimere ciò che Fassbinder ha bisogno di far comprendere. Ma anche quando poi il film riesce ad esprimere bagliori di genialità questi rimangono appunto solo bagliori,inframmezzati da storie con troppo poco mordente per risultare interessanti. Il finale invece è ottimo. Se la messa in scena può piacere oppure no,solo da apprezzare il lato sociologico della vicenda in cui la generazione tedesca di cui fa parte lo stesso regista viene messa sotto accusa,intrisa di un cinismo maledetto e inoltre con una lucidità impressionante.