hunger regia di Steve McQueen Gran Bretagna 2008
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hunger (2008)

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locandina del film HUNGER

Titolo Originale: HUNGER

RegiaSteve McQueen

InterpretiMichael Fassbender, Liam Cunningham, Stuart Graham, Lalor Roddy, Liam McMahon, Laine Megaw, Brian Milligan, Helena Bereen

Durata: h 1.41
NazionalitàGran Bretagna 2008
Generedrammatico
Al cinema nell'Aprile 2012

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Trama del film Hunger

Il film racconta della rivolta attuata nel carcere nordirlandese di Maze all'alba degli anni Ottanta, quando i detenuti dell'IRA, per costringere il governo inglese a dargli lo status di prigionieri politici, diedero prima il via d uno sciopero dell'igiene e successivamente, per iniziativa di Bobby Sands, ad uno sciopero della fame che portò alla morte dello stesso Sands e di altri nove detenuti.

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Voto Visitatori:   7,21 / 10 (67 voti)7,21Grafico
Voto Recensore:   8,00 / 10  8,00
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Voti e commenti su Hunger, 67 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento pompiere  @  03/05/2012 16:52:09
   5 / 10
Mi vedo costretto a iniziare questo articolo rievocando dati e contesto storico durante il quale si svolsero i fatti raccontati dalla pellicola. Per cui segnalo che ci troviamo nell'Irlanda del Nord, a cavallo tra il 1980 e l'81. Do risalto alle oltre 3000 persone che furono uccise durante i cosiddetti "disordini" nordirlandesi creatisi dal 1969 in poi, e richiamo l'attenzione sui risvolti politici (perché quello che accade nel film è tutto vero) di cui furono protagonisti i terroristi dell'IRA.

L'obbligo di inserire una prefazione informativa è motivata dal fatto che Steve McQueen decide di lavarsi le mani in merito all'universo storico-politico, affidando a fredde didascalie su sfondo nero gli avvenimenti, e rivelando fin da subito l'intenzione di mettere in scena un lento processo disumano di logoramento fisico. Convinti che la strategia del Blanket and dirty protest fosse quella giusta da adottare in risposta ai silenzi e alle reticenze governative, le condizioni nelle quali si ritrovarono a vivere i prigionieri NON politici furono quanto di più sporco e bestiale si riesca a pensare. Ri-uniti come un insieme di rivoli pisciosi, i comuni criminali attuarono lo "sciopero dello sporco" come strumento di rivolta all'interno del carcere di Maze: così facendo confluirono in un unico ideale di rivolta che, passo dopo passo, scardinò a suo modo l'inflessibilità del Primo Ministro inglese Margareth Thatcher. Va da sé che in mezzo ci furono una serie di umiliazioni e percosse da film dell'orrore, in un crescendo di brutalità visivamente quasi impossibili da sostenere visti i soprusi delle guardie carcerarie e della polizia.

Poi, come un sollievo che permette di rifiatare (e pensare), il dialogo. Quello tra Bobby Sands (Michael Fassbender) e padre Moran. Lunghissimo, intenso, girato magnificamente e ultimato solo da un paio di stacchi. È uno spartiacque che contribuisce a far riaffiorare un flashback della memoria, quella di un'adolescenza passata a correre per i campi. Una visita tragica e spietata ai territori del sud del paese, che segna per sempre il destino del giovane Bobby. Oltre il confronto tra i due, metafora incompiuta dell'intera situazione, inizia una meschina tiritera durante la quale la cinepresa-avvoltoio indugia sulla carogna-Fassbender, in un corteggiamento che tergiversa sul prosciugarsi di sangue e muscoli, carne e anima.

"Hunger" è l'esempio perfetto di come si manifesta oggi certo cinema d'autore. Chiuso nel vicolo cieco della mancanza di ispirazione, cozza contro un sistema espressivo estremo che non sempre concilia il contenuto con la forza della comunicazione. Il dover passare attraverso forme sempre più terminali, nonché tecnicamente ineccepibili, di raffigurazione dell'immaginario, non consente il rinnovamento dell'effigie, alimentando anzi un cul de sac soffocante, decisamente anaffettivo e teorico. Una specie di sindrome da Real Time che racconta sempre e solo di se stessa, un tassello dopo l'altro, scendendo sempre più nella descrizione di dettagli non richiesti. Tutti perfetti, per carità, ma eternamente uguali.

F(autore) di questo cinema dell'annullamento, McQueen inganna la tragedia originaria estorcendo con la forza quelle poche emozioni rimaste, tirandole fuori come si fa con le viscere degli animali di cui siamo soliti cibarci. Se il regista è un'esteta della modernità, allora è la modernità a non avere più spessore artistico, incapace com'è di trasmettere la più basilare delle percezioni. Volendo mettere il dito nella piaga, concedo a McQueen II di essere un provetto videoartista ma non un esauriente regista.

E non basta controllare che la strada sia libera e che sotto la macchina (da presa) non si nascondano bombe pronte a farti saltare in aria; la pulizia formale di "Hunger" abbassa le difese immunitarie e conduce a luttuose lacerazioni dermatologiche. E' come il puledro morente tutto pelle e ossa ricoperto da brutte ferite: allo spettatore che lo incontra non rimane altro che sperare nell'esistenza di un ruscello nelle vicinanze.

8 risposte al commento
Ultima risposta 08/05/2012 15.15.03
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