hazard regia di Sion Sono Giappone 2005
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hazard (2005)

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locandina del film HAZARD

Titolo Originale: HAZARD

RegiaSion Sono

InterpretiJo Odagiri, Motoki Fukami, Rin Kurana

Durata: h 1.35
NazionalitàGiappone 2005
Genereazione
Al cinema nel Marzo 2005

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Trama del film Hazard

Shinichi (Odagiri Joe) uno studente di college che, sentendosi intrappolato dalla pressione sociale della società giapponese e dalla routine in cui sembra scivolare la sua vita, decide di abbandonare tutto e di partire per New York. Appena arrivato in città, viene rapinato. Affamato e senza un soldo, si dirige verso un piccolo supermarket, dove cerca di rubare una ciambella. Viene sorpreso da Lee e Takeda, due ragazzi giapponesi che rapinano il negozio e, avendolo preso in simpatia, lo portano con loro. Comincia così un racconto di amicizia, rapine, poesia, droga e violenza, dove Shinichi sperimenterà una libertà sconosciuta nel suo paese d’origine, ma dovrà anche confrontarsi con il razzismo e la violenza della società americana.

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Voto Visitatori:   7,64 / 10 (7 voti)7,64Grafico
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Voti e commenti su Hazard, 7 opinioni inserite

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_Hollow_  @  15/03/2013 17:03:25
   9 / 10
Ad oggi, il film di Sion Sono che preferisco. L'unico che mi piaccia veramente tra quei pochi che ho visto, per dirla tutta.
Una telecamera a spalla fantastica (Cassavetes chi?); una New York realistica, nuda e cruda; una scelta registica azzardata e riuscitissima per quanto riguarda il filo narrativo/commento (il bambino ...); simbologia mescolata in una sorta di gangstar movie.
Da vedere ...

2 risposte al commento
Ultima risposta 03/04/2013 21.02.18
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  21/09/2012 14:52:56
   8½ / 10
"Il Giappone ti addormenta, ma non ti permette di riposare", ma nemmeno l'approdo verso il sogno americano di New York è altretanto felice e lieto, fin dall'inizio. Se il Giappone è alienante, la libertà americana è solo un'illusione all'interno di gelati drogati. Sempre barriere, magari diverse, ma pur sempre tali. Camera a mano, fotografia sgranata da documentario verità che sanno toccare una misto di emozioni alternanti, dalla ribellione alla rabbia, alla delusione. Fra le pellicole di Sono che preferisco, diretto e brutale, senza inutili fronzoli.

Invia una mail all'autore del commento Gualty  @  03/09/2012 01:49:12
   9 / 10
Di una maestosità visiva tale da poter forse essere concepito persino come film muto. Dialoghi concreti, palpabili e quotidianamente metropolitani, lasciano di tanto in tanto spazio ad una delicata voce fuoricampo, il ricordo o il sogno o le fantasie di un bambino.
Regia sublime e in certo modo timida, non è invasiva e lascia dispiegarsi la scena teatrale nella sua grottesca violenza, nella sua lotta al torpore esistenziale. Al bisogno di un contatto che sia uno scontro, un rischio, un mettersi in gioco nel modo più libero e liberatorio e scottante: un giovane disadattato che voleva solo volare.
Forse non si brucerà le ali, forse ne rimarrà indenne. Forse tutto intorno a lui prenderà fuoco e sarà costretto a fuggire. Forse è solo un grido d'aiuto.
Una New York di periferia che non si cura dello splendore dei grattacieli, ambienti di fango e cemento e discariche d'amore.
Amicizie "a salve", sodalizi di strada. Correre assieme scappando dall'ordine costituito.
Magistrali alcuni piani sequenza, alcuni da brivido, altri di una comicità dissonante: un film nudo e crudo, un piccolo capolavoro.

Febrisio  @  29/01/2012 09:53:27
   8 / 10
Hazard è il primo film di Sion Sono che abbia mai visto. Iniziarlo come fosse un semplice film d'azione significa già sminuire quest'opera (il mio caso). Personalmente a volte mi sembrava lento, o forse mi aspettavo qualcosa di veloce, come prometteva il suo inizio.
In ogni caso il film non lascia indifferente lo spettatore: speranze, sogni e realtà s'intrecciano lasciando un velo di poesia, come anche il peso di una società che fatica una vera integrazione. Da diversi spunti su cui pensare, passando da alcune scene madri, come la corsa per strada, e il bar, che dovrebbero rientrare in un cinema da non dimenticare.
Anche se un po troppo compiaciuto, il film, regala allo spettatore un bel bagaglio, quanto quello riportato dal protagonista; parte pesante con nulla da perdere, torna leggero con un motivo che lo rende vivo (e non addormentato).
Le interpretazioni molto particolari e sopra le righe, soprattutto di Lee, associate alla sgranata ma bella fotografia, donano al film un profilo quasi grottesco, senza però staccarsi da sentimenti reali. Con ingredienti in quantità notevolmente diversi, Hazard, lo si può paragonare a Hong Kong Express; una versione più legata ad una realtà pessimistica, con altrettante speranze di cambiare il corso del destino e il viaggio sembra esserne in entrambi i casi un punto chiave - una scena iniziale ricorda molto HKE, quella dell'aereo in un cielo azzurro, più brillante dei gelati, che passa sopra la testa del protagonista.
Un film da vedere.

Ciaby  @  06/04/2011 20:28:03
   10 / 10
Sion Sono è e resta uno dei più grandi e originali registi contemporanei, giapponesi e non, grazie ad una filmografia che eccede in capolavori, o film enormi. La sua è una poetica fortemente nichilista che lo porta a sovrastare persino il maestro Miike, la cui filmografia, più prolifica è però molto più altalenante, proprio perchè cosciente della propria espressività e della propria arte.

"Hazard", titolo rimasto eclissato dai più famosi, e ugualmente devastanti "Suicide Club", "Strange Circus", "Noriko's Dinner Table" e "Love Exposure", è il colpo basso di Sion Sono, che scansa le sue situazioni surreali-grottesche in un contesto di disturbo e tristezza sul male di vivere, che l'hanno reso famoso, in favore di un film più canonico, ma non meno bello.

"Hazard" è uno sputo in pieno viso, un feroce grido generazionale, girato tutto in digitale, con telecamera a mano e una fotografia sgranatissima, è più di un coming-of-age: è la solita, schizofrenica e appassionata danza nel cinema di Sion Sono, con immagini indimenticabili (bellissima la scena del penny invisibile lanciato nello jazz- bar o magnifica quella, brevissima, della foto di Nancy che fluttua nel sangue tra i petali di rosa), e buia, buissima freddezza (bellissima tutta la parte finale, dove i corpi cadono sotto i proiettili in assoluto silenzio).

Gli squarci della New York più decadente diventano il teatro dell'incomunicabilità (insistita l'incomprensione tra due lingue -inglese e giapponese- diverse, che spesso sfocia nel razzismo) e della desolatezza, ma anche della ricerca di sé stessi o il tentativo di afferrare i propri sogni.

Illuminante lo splendido finale, dove i colori diventano gradualmente bianco e nero, senza che lo spettatore passivo se ne accorga, e che si conclude tagliando il film dove sarebbe dovuto continuare. Perchè è giusto così, perchè abbiamo già sofferto e vissuto abbastanza con Shin, l'antieroe di Sono per eccellenza, interpretato da un bravo Odagiri.

Un piccolo, grande, capolavoro da recuperare.

6 risposte al commento
Ultima risposta 03/09/2012 01.27.48
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