Elwood P. Dowd, un simpatico pazzerello di mezza età, immagina che un grande coniglio bianco di nome Harvey lo accompagni nelle sue peregrinazioni attraverso i bar. Ma forse il coniglio esiste davvero.
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Una commedia adorabile che dietro l'apparente bonarietà cela uno sfondo anche tragico: con il brio tipico delle produzioni d'epoca il film veicola un messaggio di solidarietà nei confronti del diverso, l'accettazione di una realtà 'altra' nel quale rifugiarsi dopo un'esperienza traumatica (erano ancora aperte le ferite della seconda guerra mondiale), ma anche l'assoluta ricchezza di un animo gentile che all'astuzia preferisce l'amabilità. Sarebbe magnifico se in ogniuno di noi ci fosse un minimo del candore di Elwood P. Dowd, uno dei personaggi più teneri e struggenti della cinematografia di tutti i tempi. A rendere "Harvey" un classico intramontabile c'è anche la squisita regia di Koster al servizio di un copione premio Pulitzer dalla forza dirompente francamente irresistibile, oltre che un manipolo di attori davvero impagabile sul quale svettano il meraviglioso Stewart e l'esilarante piccola Hull. Forse si fa eccessivamente teatrale nella seconda parte ma rimane una delle migliori commedie americane di sempre e il coniglione immaginario è un (non)protagonista indimenticabile.