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Il cortometraggio in questione, per temi, immagini e stili è un'anticipazione di ciò che in futuro sarà la cinematografia dell'artista, ne costituisce insomma una sorta di riassunto di elementi che successivamente verranno ripresi e sviluppati. Lo stesso Kern qui percorre la famosa strada Newyorkese del cinema, dello spettacolo e dei locali a luci rosse. L'opera procede per accostamenti, simbolismi, affinità, come quando Kern inquadra sequenzialmente dapprima un negozio la cui vetrina recita "A savage blood feast" e poi la locandina di uno dei più violenti e truculenti film di Brian De Palma, ossia il celeberrimo "Scarface" (1983). Quindi la strada dello spettacolo e quella dei malavitosi tutto sommato non soltanto coesistono, ma addirittura si sovrappongono. Alla principale sequenza della strada si alternano altre sequenze, ben più violente e crude, immagini che, come le violenze domestiche, appartengono ad una realtà che vive al di là della facciata di palazzi e negozi luminosi e patinati. Un suicidio di un uomo chiude il film dal cui sangue si formano via via nomi e titoli di chiusura. Kern dimostra subito, anche con nera e macabra ironia, come il cinema underground possa anche con pochi mezzi penetrare in modo violento all'interno della realtà caricando di sensi nuovi l'atto di fare e vedere il cinema.