Un a donna rimane intrappolata nella casa di un avvocato e della sua famiglia a causa di un'improvvisa e inspiegabile rivolta di migliaia di uccelli, che attaccano gli abitanti del paese.
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Brividi. Terrore. Ansia. Queste le principali sensazioni che attraversano il mio corpo e il mio cervello ogni volta che mi accingo a rivedere questo capolavoro, inamovibile sul podio dei migliori film del maestro britannico. Lo considero anche l'ultimo grande capolavoro di Hitchcock nonostante i due film successivi siano comunque due buonissimi lavori. Qui siamo all'apice del periodo più pessimista e oscuro del regista (per me il periodo migliore, quello che raccoglie gli altri due capolavori assoluti Vertigo e Psycho), dove addirittura assistiamo ad una virata dal Thriller (di cui appunto Psycho è forse il vertice assoluto) verso lidi più Horror. E come considero il capolavoro del 1960 il miglior Thriller di sempre, mi spingo a ritenere "Gli uccelli" il miglior film Horror di tutti i tempi al pari de "L'Ora del Lupo" di Ingmar Bergman (anche se entrambi vanno ben oltre il normale concetto di film horror), più di Shining, Alien, Rosemary's Baby, Texas Chainsaw Massacre, Vampyre, i Nosferatu di Murnau ed Herzog, La Cosa; tutti grandissimi film che non raggiungono però i livelli di perfezione quasi totale di cotanto monolito. Questo capolavoro non lascia scampo ne ai protagonisti ne agli spettatori, se già in Vertigo e in Psycho Hitchcock si era divertito a mandarci fuori strada, ingannarci e lasciarci all'oscuro per molto tempo (cosa da lui mai fatta prima), almeno nel finale o comunque nella seconda parte del film (Vertigo) ci veniva svelata la verità o la vera strada del film. Qui no, non sappiamo nulla all'inizio e durante la prima parte del film (prima che, anche qui, si scateni l'inferno quando fino a quel momento non si capiva bene dove la storia sarebbe andata a parare) e non sappiamo nulla nemmeno quando scorrono i titoli di coda, ed è spiazzante. Hitchcock non da spiegazioni all'assalto degli uccelli, non c'è motivo, la natura si ribella e basta. E vince, l'uomo alla fine è sconfitto, in fuga, nella totale incertezza del proprio destino. Straordinario il finale sospeso (anzi, praticamente non c'è) con
i protagonisti che si allontanano in macchina, migliaia di uccelli a sorvegliarli da ogni dove, fermi, immobili, silenti, vincitori. E tutto finisce nell'inconsapevolezza di ciò che è stato e ciò che sarà, con la tensione e l'inquietudine che ha ormai raggiunto nello spettatore livelli limite.