Preda dell'alcol per consolarsi degli scarsi successi letterari, scrittore in crisi allontana da sé il fratello e la donna che lo ama. Tenta il suicidio, ma la donna non si rassegna...
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Eh si, Wilder era un genio. Ha inanellato una serie impressionante di film che possono tranquillamente essere definiti capolavori senza scandalizzare nessuno. Nel 1945 tratta, in "Giorni perduti" (bella traduzione dell'altrettanto bello titolo originale difficilmente traducibile in italiano se non come "il finesettimana perduto", bruttissimo) l'argomento spinoso dell'alcolismo. Lo fa con un realismo allucinato e degradante, certo come fa notare qualcuno manca la vomitata ma parliamo del 1945 e del cinema americano... in compenso le scene del delirium tremens, Ray Milland che discende nel baratro fino alla decisione finale, perfino il finale "positivo" in realtà del tutto aperto (ricordate che l'uomo della clinica per alcolisti lo avverte che tanto ritornerà ancora e ancora e ancora) sono perfetti e niente è fuori posto come sempre con uno come Wilder. Fece praticamente incetta di premi tra Cannes e oscar. All'epoca la dipendenza da alcol era un problema devastante negli USA e il cinema che lo tratta in maniera disincantata, cinica e senza fronzoli è stato giustamente apprezzato.