Matilde, Cencio, Fulvio e Mario sono come fratelli quando il dramma della seconda guerra mondiale travolge Roma. L'anno è il 1943 e, nel pieno del conflitto, la città eterna ospita il circo in cui lavorano. Israel, il proprietario e loro padre putativo, scompare nel tentativo di aprire una via di fuga per tutti loro oltre oceano. I quattro giovani sono allo sbando. Senza qualcuno che li assista ma, soprattutto, senza il circo, hanno smarrito la loro collocazione sociale e si sentono solo dei fenomeni da baraccone, "a piede libero" in una città in guerra.
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Seriamente, non basterebbero 10 mila parole per raccontare quanto mi sia piaciuto questo film; Mainetti ci butta dentro davvero di tutto, da Fellini a Tarantino concludendo con gli X-Men. E nonostante questo riesce a confezionare un prodotto personale e dalla fortissima identità. Piaciuto tanto, dall'incipit in cui senza l'uso di mezza parola ci racconta i suoi freaks fino a un finale pulp dove in venti minuti si gira completamente a ruota libera, con un badget che permette 'fuochi d'artificio' degni di un kolossal americano. Trovate geniali, regia ed effetti speciali credibilissimi, un cast eccezionale dove l'equazione perfetta di Jeeg Robot si rinnova grazie alla Giovinazzo e Castellitto (ciao…******* ❤). Menzione speciale per Max Mazzotta: sostituisci il dialetto, resuscita Amendola al doppiaggio e dimmi chi vedi (io Thomas Milian).
Inutile dire che se il film alla fine non ti piace, puoi sempre godere vedendo nazisti che muoiono male su uno schermo gigante (tanta roba).