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Ancora una volta il surrealismo di Svankmajer affronta il mistero dell'esistenza, il concetto di vita e di morte, o ancora meglio l'idea del trascorrere della vita, ma questa volta unisce questi concetti al suo altro chiodo fisso: il cibo. Svankmajer ha sempre cercato di esprimere questi concetti nei modi più differenti, rappresentandoli visivamente e metaforicamente in modo sempre diverso. In questo corto decide di interpretare il "trascorrere della vita" in modo rigorosamente scientifico, ovvero intendendolo come semplice decomposizione di materia organica: il nostro corpo marcisce esattamente come verdura e frutta, e la sua morte in questo senso è inevitabile ed inarrestabile (quindi una concezione decisamente pessimistica).
C'è però l'elemento del bicchiere d'acqua che ci permette, come forse in nessun altro corto dell'autore, di aprirci ad altre interpretazioni: questo corto vuole nuovamente essere la rappresentazione di vita e morte, oppure ritrae la solitudine dei malati negli ospedali e nei manicomi, oppure il rispetto per la natura, o altro ancora?