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E' la completezza dell'arte, quella di far comprendere il significato senza il bisogno di renderlo esplicito, quella di sconfiggere un avversario senza il bisogno di procurargli alcun danno. Ciò secondo la filosofia marziale orientale, mutata nei secoli grazie al passare del tempo, il quale via via ha risparmiato battaglie che impongono l'uccisione del nemico. Da allora l'arte marziale diviene un sistema di tecniche e azioni che aiuta i praticati a vivere meglio e trovare quella pace interiore che si figura come una specie di nicchia, in una realtà spesso violenta. E il film ripercorre la vita d'ogni uomo, non importa quale sia il suo mestiere, ciò che conta è che cerchi qualcosa. Messaggio molto profondo se ci si riflette un po' su, e si guardi oltre ai semplici combattimenti. Questo non è un film sulle arti marziali, questo non è un film sul Wushu. Quelli di Bruce Lee erano film sulle arti marziali, ma non questo, e non è neppure d'azione. Io lo definirei semplicemente drammatico, magari d'avventura (spirituale). E chi mi dice, in fondo, che se Bruce Lee fosse vivo, non starebbe parlando lo stesso linguaggio!! E penso ai tanti dialoghi che ho avuto coi miei maestri sul perchè ed il per come praticare le arti marziali, o sport da combattimento che sia, e credo di capire cosa alcuni mi abbiano voluto dire in riguardo a ciò... solo che ancora per me non è arrivato il momento.
Non voglio dilungarmi..ma basta con sti grandi combattimenti che fanno da contorno del vuoto totale... anche io se mi date una bella sala di montaggio un c.a.z.z.o di mac e 4 jappi che sanno fa 2 salti..vi sforno un film del genere. BASTA non se ne puo' piu'!!!
Film che mi ha sorpreso, pensavo fosse un po' meno infarcito di filosofia orientale e più di calcio, calcio, pugno, vola per 2 minuti scalciando come un pazzo ecc. Invece alla fine mi ha colpito. Il film in generale collide molto sia sugli aspetti narrativi che tecnici Heroes, di cui mi pare tanto un sequel. Pur non avendo una spiegazione precisa devo ammettere che mi è piaciuto.
Mi aspettavo qualcosa di più, bei combattimenti ma è poco coerente nella trama, una limitazione dettata del fatto che è una storia vera ma che non mi è piaciuta.
Quando si ritira nella risaia sembra che abbia capito che la violenza è un male (ben inteso non voglio fare della morale) ma ci si aspetta che quando si cambi si cambi. Insomma non gli è servita a niente l'esperienza? In pratica il messaggio è: si ho capito che la violenza è un male non necessario adesso vado a combattere.
Nonostante l'abuso di effetti speciali, tipico degli anni 2000, le coreografie dei combattimenti sono ben realizzate e gli attori sono dei bravi praticanti di arti marziali. Interessante la storia, anche se il finale scade un po' nel retorico e molte situazioni sanno di già visto.
Forse mi crederete esagerato,ma io vi assicuro che questo film si merita pienamente il voto che ho dato.Anche se solo chi come me fa arti marziali da ormai 5 anni puo capire il senso di questo film.Per il resto della gente, risulta il classico film cinese incentrato sui combattimenti,violentissimo e con una storiella discreta.
Quando si va a vedere un film cinese,si rischia di imbattersi sia in un film d'autore che in un film di genere,raramente le due cose combaciano.Pensavo che al di la delle arti marziali,dell'azione,tutto il resto fosse solo un pretesto per un blockbuster cinese. Invece sotto la scorza del film sul wushu,un arte marziale,ci sono precetti confuciani,lottare contro se stessi,contro la propia arroganza,il più forte non è chi uccide l'avversario ma chi trattiene un colpo micidiale.La contrapposizione dell'oriente contro il modello inglese americano dovrebbe far riflettere uno spettatore non troppo superficiale. Oltre a ciò,indubbiamente nelle scene di combattimento il film può risultare giustamente romanzato,ma non eccesivamente,il genere wuxia è preso solo a prestito,ma la storia narrata è per buona parte vera,Jet li ne rappresenta bene il cuore,andate a vederlo se siete stanchi di Harry Potter,o dei Trasformers. Credo che il cinema cinese nei prossimi anni dimostrerà che c'è ancora spazio per le belle storie, se il pubblico le sa apprezzare.