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Un romanzo che voleva essere rottura con il puritanesimo vittoriano dècadent fineottocentesco secondo un regista che già traspose wilde sul grande schermo Il soggetto è corposo e alle volte misconosciuto Le tematiche senz'altro di rilievo, espressione di un disagio che già altri avevano messo in luce (nietzsche), seppur in forme diverse (mancava il culto della forma in sè) E fin qui d'accordo, tutto frutto del lavoro di un dandy geniale e un pò megalomane Il lavoro del regista è un pò meno profondo, seppur tecnicamente ben fatto Viene data innanzitutto più attenzione al periodo sfrenato del protagonista, e già questo era evitabile, perchè va bene che sono passati più di cent'anni dalla morte della beneamata regina vittoria, tempi in cui non era possibile, diciamo, condurre una vita sessualmente disinibita (pena, due anni al carcere di reading, opera stupenda per altro), ma oggi siamo all'estremo opposto: il sesso è ovunque e sarebbe stato ben più interessante evitare di esasperare quegli aspetti scontati, che tutti conoscono, che spesso portano a una cattiva interpretazione del romanzo e dell'artista in generale Sarebbe stato ben più interessante soffermarsi sulla parte successiva, tagliata bruscamente e relegata negli ultimi minuti di film, che è la parte cruciale del romanzo Poteva essere un soggetto sfruttato molto meglio