dogtooth regia di Yorgos Lanthimos Grecia 2009
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dogtooth (2009)

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locandina del film DOGTOOTH

Titolo Originale: KYNODONTAS

RegiaYorgos Lanthimos

InterpretiChristos Stergioglou, Michelle Valley, Aggeliki Papoulia, Mary Tsoni

Durata: h 1.34
NazionalitàGrecia 2009
Generedrammatico
Al cinema nel Luglio 2009

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Trama del film Dogtooth

Una famiglia di cinque persone è reclusa nella propria casa di campagna: i bambini, istruiti e completamente intrattenuti in casa, crescono pensando che gli aeroplani siano giocattoli e zombie i piccoli fiori gialli. Unico contatto con il mondo esterno è una vigilante della vicina fabbrica che il padre visita ogni volta che i bisogni sessuali del figlio devono essere soddisfatti. La felicità della famiglia finisce quando la vigilante offre un giocattolo alla sorella maggiore in cambio di qualcosa…

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Voto Visitatori:   7,65 / 10 (85 voti)7,65Grafico
Voto Recensore:   8,00 / 10  8,00
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Voti e commenti su Dogtooth, 85 opinioni inserite

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bulldog  @  01/08/2010 12:35:05
   8 / 10
Un cinema freddo e silenzioso, debitore a quello di Fassbinder, Haneke, Von Trier e del Dogma95 in generale.

Lanthimos prova a mostrare, con discreti risultati, la natura asfissiante ed ottusa dell’istituzione prendendo la famiglia come punto di partenza.
Ma essa è soltanto il microcosmo di un sistema in cui vengono effettuate costantemente costrizioni fisiche e mentali , oltre che stravolgere i significati delle parole per mantenere le persone in completo stato letargico.

La mia valutazione è pertanto positiva, segnalo inoltre una splendida citazione(?) a The Grandmother di David Lynch.




4 risposte al commento
Ultima risposta 10/04/2012 20.22.07
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Gruppo COLLABORATORI Zero00  @  30/07/2010 00:10:29
   8 / 10
Si rimane sbigottiti di fronte ad un film come questo. Con la bocca aperta e gli occhi sgranati. Poi, dopo 1 ora e 30 minuti di silenzi, camera fissa e muri bianchi, una sola parola: nichilismo.

Questo film è l'annientamento del cinema. La sua morte e la sua rinascita. Perchè, proprio lì dove viene attuato l'assoluto svuotamento del mezzo cinematografico, ecco che il cinema ritorna a vivere, in un'assoluto evolversi degli eventi che ha il suo apice in se stesso. Morte e resurezione, che però nell'assoluto e assurdo finale ci viene solo lasciata intuire.

Sia chiaro, Lanthimos non inventa assolutamente nulla, anzi, mette in pratica la lezione imparata da altri registi, in assoluto Haneke e Von Trier (ma a me ha ricordato anche il The Village di Shyamalan), ma il film (visto e premiato a Cannes) si fa notare per la metaforica parabola sul totalitarismo che attua e per la critica sferrata duramente al sistema familiare


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Lanthimos inoltre è abile nel dare un'impronta stilistica ben definita, fondendo surreale e commedi nera, sangue e orrore, e privando di qualsiasi tipo d'erotismo le scene di sesso pur rendendo il "sesso" ingradiente fondamentale nello svolgimento del film. Tutto questo fino al finale che, ripeto, lascia a bocca aperta e che mi ha ricordato non poco alcune chiusure dei fratelli Coen.

Questo è il cinema che, ogni tanto, fa bene vedere. Forse è per questo che da noi, in sala, non lo vedremo mai (forse)

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Vedi recensione

14 risposte al commento
Ultima risposta 08/09/2010 19.50.15
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR strange_river  @  27/07/2010 20:21:12
   8 / 10
Cani.
Allevati come cani, addestrati ad ubbidire senza discutere, a riconoscere la voce del padrone, a ricevere premi e punizioni per ogni comando eseguito bene o male, a non infrangere i divieti, a dipendere per qualsiasi bisogno, a riconoscere la precisa gerarchia dei ruoli.
Cani.
Azzerata ogni pulsione naturale, ogni emotività convogliata entro precisi schemi, dimenticata la natura umana, plasmata la personalità, reinventato perfino il linguaggio perché fuori c'è il pericolo, dentro le mura la sicurezza di un'istituzione totalizzante entro la quale tutto si crea.
In una casa dominata dal bianco abbacinante, colore neutro e psichiatrico per eccellenza, la vita familiare nella descrizione agghiacciante, eppur assai misurata, di un programma di neutralizzazione della personalità.
Così allucinante da lasciare spesso ad occhi sgranati a sillabare “non è possibile!” e quasi non si vuol credere a ciò che si ha appena visto.
Poi accadrà il non previsto.

Un film coraggioso quasi come una sperimentazione e al contempo solido, seppur un po' sfuggente per via del suo finale, che amplifica, se possibile, il senso di svuotamento e crea il solco definitivo della non appartenenza .
E' un cubetto di ghiaccio che non si scioglie.

Molto bravi i protagonisti, in particolare le due sorelle che con mimica e voce atona riescono esattamente a trasmettere ciò che è stato loro chiesto

Invia una mail all'autore del commento Ødiø Pµrø  @  27/07/2010 12:38:22
   9½ / 10
Hanek...cioè, Lanthimos scrive e dirige un inaspettato montante allo stomaco (che arriva fino ai denti) che non può e, secondo me, non deve essere definibile: bisogna vederlo. Ogni dettaglio è a suo modo uno spoiler, i particolari, anche se vaghi, sono l'essenza del film e vanno scoperti pian piano.

Xavier ha utilizzato l'unico aggettivo che gli concederei, e non andrei oltre.
Solo alcune cose mi preme menzionare, che mi hanno raggelato più di altre:


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Il finale è molto meno monco di quanto possa apparire [Kelly, prova ad imparare qualcosa].

Mi rendo conto che come commento è prettamente inutile, ma, a meno che il vostro mito assoluto non sia Vin Diesel, fidatevi e basta: vedetelo.



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1 risposta al commento
Ultima risposta 27/07/2010 22.48.47
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Xavier666  @  18/07/2010 16:11:12
   9 / 10
E' più agghiacciante di un film horror.
Magnifico film, interessante giovane regista greco e un premio niente male nel 2009 "Un certain regard" al festival di Cannes.
Due genitori non proprio con le rotelle a posto, hanno deciso di privare i loro figli della libertà di vivere il mondo, costringendoli a vivere reclusi dentro una bellissima villa in campagna. Il film inizia con una registrazione che insegna ai tre "bambini" (adulti da un pezzo) parole nuove, in cui il mare è una sorta di poltrona, un'escursione è un materiale duro e un'autostrada non mi ricordo, guarda caso parole che potrebbero essere pericolose in quanto nomi geografici che loro non vedranno mai.
Il film si muove su questa rappresentazione di un improbabile e statico quadretto familiare felice, i figli parlano in modo contorto, come bimbi che stanno imparando a dire le prime parole. L'esterno è un inferno che loro non conosceranno mai se non fino a quando non perderanno i denti canini (da qui il titolo del film) e quindi mai.
Nella psicologia della percezione esiste un esperimento, la deprivazione sensoriale, in cui per qualche minuto si lasciano degli individui in uno stato di completa privazione di stimoli esterni, visuale sonori e tattili per poi analizzare le reazioni delle persone nei minuti che procedono la chiusura ermetica. Questo film rappresenta una sorta di deprivazione sensoriale nel lungo termine, uno stato di completa staticità dentro una prigione con giardino e piscina. L'aspetto totalitarista della storia, i padroni genitori, la distorsione della realtà i premi le punizioni, la "propaganda" (quando fa ascoltare una canzone del "nonno" frank sinatra e traduce le parole in una sorta di elogio alla famiglia... brividi) è uno degli aspetti più riusciti di questo gioiello greco.
Consiglio immediatamente la visione di questo film, uno dei tanti ancora non distribuiti in Italia.
E ripeto: più agghiacciante di un film horror.

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