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Un film che offre del Giappone un'immagine non convenzionale. Coraggioso averlo girato in un periodo in cui tutta la nazione era proiettata verso il trionfo economico e commerciale. I commenti che precedono hanno detto molto del film, che a me ha ricordato molto le atmosfere del neorealismo italiano; K. si rivela maestro dell'immagine e della inquadratura: la villa solo immaginata dal padre vagabondo, con colori che contrastano vivacemente con quelli, cupi, della sordida baraccopoli in cui vive è un capolavoro di immaginazione cinematografica. Certo l'opera è tutt'altro che leggera, priva di un vero e proprio svolgimento narrativo, ma la fatica dello spettatore, alla fine, è premiata.