diary of the dead - le cronache dei morti viventi regia di George A. Romero USA 2007
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diary of the dead - le cronache dei morti viventi (2007)

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locandina del film DIARY OF THE DEAD - LE CRONACHE DEI MORTI VIVENTI

Titolo Originale: DIARY OF THE DEAD

RegiaGeorge A. Romero

InterpretiMichelle Morgan, Joshua Close, Shawn Roberts, Amy Lalonde, Joe Dinicol, Scott Wentworth, Phillip Riccio, Tatiana Maslany

Durata: h 1.35
NazionalitàUSA 2007
Generehorror
Al cinema nell'Ottobre 2009

•  Altri film di George A. Romero

Trama del film Diary of the dead - le cronache dei morti viventi

Un gruppo di amici, studenti di cinema al college, si avventurano nei boschi della Pennsylvania per girare un film horror a basso costo che utilizzeranno come progetto per la scuola. Durante le riprese però, i notiziari iniziano a riportare una scioccante ultim'ora: i morti stanno tornando in vita. L'incredulità dei ragazzi durerà ben poco, e presto dovranno cercare di evitare il reale orrore che si trovano di fronte e tornare alle loro case. Nel frattempo il Governo degli Stati Uniti passa rapidamente dal diniego a goffi quanto inutili tentativi di rassicurazione, fino al momento in cui i media smettono di funzionare. I ragazzi in fuga si renderanno presto conto che non hanno più una casa alla quale tornare, e l'unica forma di reazione che riescono a mettere in atto è il riprendere con le loro videocamere la follia, il caos e l'inferno che li circondano.

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Voti e commenti su Diary of the dead - le cronache dei morti viventi, 113 opinioni inserite

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ferzbox  @  25/02/2014 16:42:01
   4½ / 10
Un amico appassionato di horror(da vecchia data) me l'aveva sconsigliato,dicendomi che si trattava di una stupidaggine colossale,e la cosa mi aveva seriamente preoccupato,considerando che Romero era tra i suoi registi più idolatrati.
Comunque non do mai troppo peso ai consigli,sono dell'idea che un film possa piacere o meno a seconda delle proprie conoscenze cinematografiche e della tipologia di cinema che si predilige.

Va bene,sentite...senza troppi preamboli vado direttamente al sodo.

Mi chiedo cosa sarebbe cambiato se al posto di Romero si fosse visto un'altra regista alla regia....
...oppure mi chiedo cosa avrebbe pensato il pubblico se Romero si fosse firmato con uno pseudonimo...che so..Adam Smith ad esempio(nome "virtuale",utilizzato da tutti i registi che non vogliono autenticare un loro lavoro)...

Cosa avrebbe detto la gente?..qualcosa del tipo:"Ma dai....questo è chiaramente un lavoro di George Romero....come è possibile che non sia suo?!".....
...oppure avrebbero detto:"Ecco un'ennesimo mockumentary,diretto dal solito pirlà di turno,che utilizza ormai il personaggio più riciclato del grande schermo:Lo zombi...

Caro il mio Romero,ma cosa mi combini?....davvero dovevi amalgamarti a questo cinema "New age"?...davvero pensavi che se non avresti fatto un film così,non avevi raccontato tutto sui nostri amici "morti viventi"?

Si tratta di un mockumentary come tanti altri,anzi,nemmeno uno dei migliori;piuttosto ridicolo in molte situazioni.


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Va bene....cosa volete che vi dica.....io di Romero non ci ho visto nemmeno una caccola.....io ho visto solo un altro Mockumentary con le solite regoline "acchiappapubblico".......non ci posso credere,anche lui è sceso così in basso?
No dai,non voglio crederci....l'hanno pagato bene o si è rincoglionìto.....non c'è altra speiegazione....

9 risposte al commento
Ultima risposta 03/03/2014 19.44.56
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bagninobranda  @  19/11/2013 01:06:41
   3 / 10
Veramente un pessimo mokumentary. Romero ha provato a fare un film sugli zombi ma invece esce fuori una denuncia del mondo mediatico e informatico.

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Ultima risposta 03/02/2014 09.29.50
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Lucignolo90  @  26/07/2013 15:24:19
   8 / 10
Quasi un capolavoro horror nell'era moderna, nettamente il migliore della nuova trilogia sui morti viventi; nell'epoca del digitale Romero decide di rinnovare il genere che lui stesso creò decenni addietro e lo fa stupendo ancora una volta tutti, adottando lo stile meta-cinematografico POV alla Blair Witch Project o alla REC, scegliendo però la via del realismo totale: la protagonista ad inizio film ci spiega infatti che quello che stiamo per guardare è un film girato originariamente dal suo ragazzo, che lei ha terminato, montando più riprese di varie camere (quelle a spalla, quelle sugli elmetti dei soldati, quelle a circuito chiuso delle camere di sicurezza etc..) su di un laptop, le musiche drammatiche che sentiremo sono altresì aggiunte dalla ragazza perché l'intento dichiarato non è solo quello di documentare una due giorni da inferno dantesco, ma quello di spaventare per bene chi ritroverà il filmato e lo guarderà, mettendolo così in guardia sull'estrema pericolosità del contagio.
E così una piccola troupe di 7-8 persone che sta girando un filmino horror apprende dalla radio il diffondersi di un'epidemia che fa risvegliare le persone appena decedute con un pericoloso istinto cannibale. Decidono quindi di tornare in città con un camper, il tutto è documentato da Jason, regista del film, ritrovatosi ora suo malgrado regista di un documentario che vive sulla sua pelle.
Il film evita in questo modo sin dall'inizio lo spiacevole effetto che tutti noi abbiamo guardando i POV moderni: filmini amatoriali che però hanno colonne ed effetti sonori innaturali che non sai come possano essere presenti. Qui è tutto spiegato, scanso equivoci.
Nell'era dell'upload, della trasmissione in streaming , l'ammontare di dati provenienti da tutto il mondo è sconfinato, chiunque sia munito di una camera, perché no anche di cellulare, può documentare, chiunque può raccontare la verità o distorcerla come meglio crede nel montaggio; il web è il paniere di migliaia di voci, la verità oramai è irraggiungibile, i mass media tradizionali, obsoleti, sostituititi da bloggers e utenti di siti sharing come Youtube. Quando ci capita di assistere a un incidente per strada, non rallentiamo per aiutare, ma per la morbosa curiosità di vedere coi nostri occhi gli effetti dell'incidente; è proprio la stessa morbosità che porta la gente a guardare filmati sconvolgenti sul web e allo stesso tempo quella che porta altra gente a non poter smettere di filmare e caricare su internet le tragedie che si vivono in prima persona, scrivendo così le pagine di un diario "della crudeltà", un tipo di cronaca che ci fa tornare in mente il lavoro dai cine-reporter in Vietnam.
Quindi Romero dimostra di sapersi svecchiare, esplorando territori diversi da quelli della critica alla società consumistica chiusa in se stesso (che comunque non abbandona, vedere la parte finale) che aveva affrontato in Zombi e poi, a livello di caste cittadine, in Land of the dead.
Ma il significato di un film si annulla se poi la realizzazione è mediocre; invece in questo film si eccelle anche in questo: partiamo dal fatto che è un film realizzato con un budget misero (2 mln $ stanziati preventivamente!) che grazie a un infinità di accorgimenti (Agli SFX non c'è Savini stavolta ma l'altrettanto eccellente Greg Nicotero) sembra essere 10 volte più grande di quello che è in realtà, con l'uso incredibilmente efficace della CG.
Inoltre in questo film Romero non sbaglia la caratterizzazione di nemmeno un personaggio, tutti incredibilmente interessanti (su tutti l'ottimo attore che interpreta il professor Andrew, Debra e anche l'attore di colore tostissimo che, come tradizione, appare in ogni film del regista).
Ho lasciato per ultimo come menzione speciale quello che dovrebbe balzare agli occhi per primo e cioè un grandioso lavoro di regia di Romero, qui davvero in stato di grazia: la visuale in prima persona gli dà linfa nuova, nuovi spunti quindi per poter spaventare in modo originale lo spettatore, come quando ti ritrovi davanti a scene come:


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Proprio nella parte finale Romero dimostra di aver preso spunto dai film pseudo-amatoriali con camera a mano e di averli saputi portare ad un livello superiore: nel finale ad esempio riesce a sfruttare due persone che tengono in mano contemporaneamente 2 camere per farci un campo-controcampo, riesce a farci passare da una stanza all'altra grazie ai monitor delle security cam, dando quindi nuova e sconosciuta dinamicità a un genere di film finora monoprospettico, gioca sapientemente con le ombre, con lo sfumato, col ralenty e la voce fuoricampo nei video televisivi di mezzo, con l'effetto sorpresa, mai abusandone, sentendosi a ragione padrone sicuro del mezzo.
Ancora una volta Romero ha dimostrato come gli sia possibile prendere qualcosa che non esisteva quando lui era giovane, qualcosa che è invece intorno a noi da diversi anni, che non dovrebbe turbarci, come la tecnologia multimediale, costringendoci a guardarla sotto un inedito punto di vista, facendoci spaventare di noi stessi, ancora una volta a distanza di decenni. Quelli sotto esame siamo di nuovo noi, gli zombie sono solo parte dell'imponderabilità degli eventi, attori non protagonisti di qualcosa che a Romero oramai interessa solo marginalmente, esseri deambulanti riflesso di quello che siamo da vivi, ritrovatisi a soffrire una seconda volta senza un perché, costretti a vagare nuovamente su di una Terra prossima al collasso.

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Ultima risposta 26/07/2013 20.28.44
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lupin 3  @  31/03/2012 13:35:52
   1 / 10
Evitatelo come la peste!

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Ultima risposta 19/05/2012 21.39.21
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-Uskebasi-  @  25/06/2010 14:40:31
   6 / 10
Si ok, uno zombi-pretesto per mandare un messaggio: la denuncia ai mezzi di comunicazione e di informazione (non si può sapere più a cosa credere), ai veri zombi del web, all'indifferenza per tutte le cose che accadono.
Siamo ormai diventati veramente immuni a tutto ciò che vediamo attraverso un vetro?
Meritiamo sul serio di essere salvati?
Il messaggio non c'è dubbio che arrivi, anche perchè ribadito più volte, ed è sicuramente giusto e condivisibile (almeno per me), ma al di là di questo che cosa rimane!? Rimane veramente poco e per nulla eccezionale. I personaggi e soprattutto i comportamenti degli stessi sono poco credibili. Non c'è affatto drammaticità, la situazione in cui si trovano è del tutto normale ai loro occhi; ho capito che anche questo rientra appunto nella critica che siamo immuni e non ci meravigliamo più di nulla, ma non rende affatto, tolto il messaggio non mi ha trasmesso alcuna emozione. Romero a mio parere si è concentrato troppo su quello che voleva dirci finendo per dircelo su quasi ogni scena tralasciando tutti gli altri aspetti del film, quando in realtà una denuncia sottile è sempre molto più efficace.
Resta cmq un prodotto che ha una sua originalità e il finale è apprezzabile.

Peccato però, poteva essere di gran lunga migliore...

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Ultima risposta 25/06/2010 15.56.53
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR oh dae-soo  @  25/06/2010 11:08:21
   5 / 10
ATTENZIONE: il commento potrebbe contenere anticipazioni.

Amo il cinema di genere, lo adoro. Se non ci fosse, non avremmo che più di 10,15 registi al mondo.Non tutti possono permettersi sia intellettualmente che strategicamente (rischio di fallimento) la realizzazione di grandi film fuori dal genere o, al contrario, "dentro" più generi. Romero è indubbiamente uno di questi. Quello che sorprende però è come in una carriera quarantennale si possa concentrare metà della propria filmografia, non in unico genere, ma in un unico SOTTOgenere, lo zombie movie.
Diary of the Dead è il tentativo di ri-ri-ri-ri-riciclare se stesso per portare le proprie tematiche al giorno d'oggi, nell'epoca della rete, delle telecamere dapertutto, nella comunicazione in tempo reale. Ma una volta che conosciamo questa cornice, cosa c'è dentro il quadro? Lo stesso identico soggetto già pitturato più volte dal regista. Morti viventi, satira sociale, satira politica, vicenda che si svolge in un giorno o poco più etc.. etc... . Qual è la novità? L'inserimento del macabro voyeurismo, cioè la nostra incapacità di non guardare, anzi, addirittura non filmare! tutte le brutture del mondo, che sia una morte in autostrada o un attacco di Zombie. Questo labilissimo motivo per giustificare comportamenti insensatissimi e trama quasi colabrodo. Certo, la realizzazione non è male ma non stiamo parlando di uno b-movie... . Altra novità (se non sbaglio) è il carattere on the road di questo capitolo, abituati com'eravamo a stare asseragliati in case, supermercati, basi militari e chi più ne ha più ne metta. Soltanto romeriani accaniti ( si badi bene, semplice definizione, non nota di demerito) possono aggrapparsi alle minime differenze tra un capitolo e l'altro e considerare tutti indistintamente un capolavoro, diverse visioni o livelli metaforici di uno stesso evento. Per me l'unico aggettivo possibile è parossismo. E una ormai decennale, inguaribile, mancanza d'idee.

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Ultima risposta 18/07/2010 12.48.02
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Invia una mail all'autore del commento BIONDO  @  04/06/2010 23:05:54
   2 / 10
non capisco tutto questo entusiasmo, il film è noiosissimo, ne splatter, ne tensione, il nulla, niente a che vedere con gli zombi precedenti di romero, quelli si che erano capolavori...il 2 che do' è molto generoso, ma merita di meno.

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Ultima risposta 06/11/2010 20.41.49
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BrundleFly  @  12/05/2010 10:32:53
   7 / 10
Uno zombie-movie con qualcosa in più. Finalmente, dopo il pessimo "La Terra Dei Morti Viventi", Romero lascia da parte i film tutto splatter e poca sostanza e torna alle sue critiche sociali fatte come si deve. La camera a mano secondo me poteva essere sfruttata meglio, dato che non mi ha provocato tutta 'sta angosca e tensione, senza contare la surrealità di alcune situazioni dove J. invece di aiutare i suoi amici continua a riprendere come un idiota.

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In un periodo in cui l'horror risente un po' è comunque un ottimo prodotto che si distingue leggermente dalla massa.
Ovviamente in Italia non è arrivato perchè è un film troppo "intellettuale" per il nostro pubblico medio.
Ottimo il finale.

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Ultima risposta 12/05/2010 20.09.41
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  22/06/2009 12:47:53
   8½ / 10
Ho sempre adorato Romero, volevo vedere questo film, ma le aspettative non erano molto alte ed invece...sorpresa: Diary of the dead non è soltanto un semplice esercizio di stile fine a se stesso, Romero non vuole riproporre la solita salsa al servizio delle nuove tecnologie e nuove mode (iniziata con The Blair witch preject e proseguita con i vari Rec, Cloverfield ecc.), ma innesca un discorso proprio sul loro uso, sul come la rappresentazione oggettiva della realtà possa essere sempre e comunque manipolata oppure perdersi e confondersi nel mare di filmati nei blog o su youtube dove vengono proposte le proprie visioni della realtà senza però riuscire a determinare quale sia quella vera, se mai ce ne fosse una. Se c'è un film a cui mi sento di accostarlo, anche per l'infelice destino distributivo italiano, è Redacted di Brian De Palma fra l'altro dello stesso anno (il 2007) di Diary. Ma se il film di De Palma è più estremo nel moltiplicare i punti di lettura e per certi versi più accattivante di Diary, l'ultimo film di Romero è più lineare e più convenzionale di Redacted. Certamente all'interno della pentalogia dei morti viventi ha il pessimismo assoluto di Night of living dead: non c'è via d'uscita, non c'è più speranza per un umanità che in fondo non merita di sopravvivere.
Il film ha un budget ridotto, gli zombi non sono tanti ma sono ben centellinati e non manca nè la tensione, nè soprattutto un senso di angoscia che ti prende nel profondo. Gli attori, quasi tutti sconosciuti, sono efficaci nei loro ruoli pur mancando, penso volutamente, un certo approfondimento psicologico: sono ragazzi che assistono in diretta al disfacimento del proprio mondo, spaesati dal flusso di immagini che non riescono a codificare e nel caso del film-maker, arroganti nella presunzione di essere utile a qualcosa ("72.000 contatti in 8 minuti").
Complimenti ancora a Romero, anche all'interno di modelli narrativi abusati, riesce a rinnovarsi e a dire qualcosa di nuovo.

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Ultima risposta 22/06/2009 13.20.10
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baskettaro00  @  18/06/2009 17:37:05
   5½ / 10
ke mezza scemenza......dopo essemi visto il giorno degli zombie e la tarra dei morti viventi credevo ke qst film fosse su qll scia....invece il film dice solo parolacce.....e poi vi pare ke mentre uno sta venendo ucciso dagli zombi il suo kompagno lo film?e poi lo splatter è presente in poke scene e in poke quantita........romero mi hai deluso.......

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Ultima risposta 20/06/2009 13.43.47
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Enzo001  @  29/03/2009 18:19:17
   7 / 10
Ci sono tutte le tematiche classiche del cinema di Romero, qui riproposte con forse maggiore sincerità e forza empatica.
Ed è proprio questo il punto: quel crescente desiderio di dire, raccontare e/ denunciare tutte le contraddizioni dell'uomo, della sua amoralità dinanzi al desiderio di sopravvivere rappresenta forse il maggiore difetto di questa seppur ottima e commovente pellicola.
Romero si fa prendere la mano, prediligendo la schiettezza delle parole al fascino delle immagini. E questo errore non l'aveva mai fatto.

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Ultima risposta 30/03/2009 13.53.28
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento matteo200486  @  03/06/2008 09:32:34
   8½ / 10
"In tempo di guerra uccidere diventa naturale. Soprattutto quando non è necessario"

Il ritorno di Romero con un horror low-budget che spero non venga trasmesso nei cinema. La ragione è semplice: è troppo raffinato registicamente parlando e ben lontano dagli standard del pubblico dei popcorn-movie.
Seppur con un difetto molto grande quale il cast, e la caratterizzazione dei personaggi (potrei salvarne solo uno), Diary of the Dead rimane, a mio parere, un ottimo prodotto.
Romero arricchisce la sua opera con la sua classica dura critica verso la società, in particolare, verso i mass-media, verso la televisione e i giornalisti. Quest'ultimi sono rei di manipolare l'informazione distorcendo la realtà (in Italia questo problema è percepibile dai “vivi”) e da qui la necessità di creare qualcosa di reale un “diario della crudeltà”.
Ma una dura critica verso i “non vivi” verso una parte della società plasmata ad immagine e somiglianza dei potenti, una parte della popolazione assolutamente incanalata nei modelli forniti dal mezzo catodico. Privi di alcun senso critico verso la realtà e verso ciò che i mezzi d'informazione spacciano come verità.
Un'analisi del lato animale dell'uomo pronto ad abbandonare qualsiasi dovere morale e spinto da un irrefrenabile desiderio voyoristico di “guardare e non aiutare”. Raramente si possono vedere horror tematicamente impegnati e Diary of the Dead è uno di questi, in pieno stile Romero.
Un film tecnicamente eccellente, riprese ottime, grande montaggio e in un prodotto low-budget come questo, le grosse capacità registiche del grande Romero si fanno sentire. Ottimo make-up, digitale ridotto al minimo, per un prodotto che diventerà un cult in futuro.

“La tecnologia è fantastica finché funziona”

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Ultima risposta 08/07/2008 21.37.41
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alexey80  @  27/05/2008 07:23:30
   8 / 10
Da appassionato di lunga data delle opere del buon vecchio George (in realtà sono rimasto scioccato da quando vidi per la prima volta Dawn of Dead...avevo tipo 6/7 anni eheheh), devo dire che, pure essendo slegato in apparenza dalla quadrilogia, questo film pur con un basso budget, pur con tutte le lacune che magari lo affliggono (carenze attoriali da parte del cast / alcune cose "tirate" nella sceneggiatura) ben riporta le idee che sono alla base della "filosofia" romeriana.
A me ha lasciato un senso di sconforto, ancora prima che di terrore. Sconforto anzitutto per questa umanità che forse non si merita di essere salvata, e sconforto per la critica che Romero fa anche della cosidetta "informazione libera" di internet o dei nuovi media in generale...si sa che zio George si diverte ad utilizzare la disgregazione della società umana dovuta alla minaccia "morto vivente" come un "paesaggio" per potervi pennellare delle critiche al tritolo nei confronti del nostro "modus vivendi" occidentale.

Qui si è voluto sottolineare in maniera marcata il "potere" dei media, e la dispersione/falsificazione della realtà che essa provoca nella nostra modernità, critica peraltro già inserita a più livelli nelle precedenti pellicole dell'autore.
Il messaggio a me è arrivato forte e chiaro, e visto che il cinema di Romero per me si sviluppa sopratutto su quello che lui vuole esprimere, direi che un 8 pieno se lo è meritato.
Se posso permettermi un appunto al commento precedente il mio, beh se una cosa funziona, non vedo perchè cambiarla eheh.

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Ultima risposta 30/05/2008 02.22.29
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phemt  @  25/05/2008 10:52:06
   8 / 10
Romero non sarà uno dei più importanti registi della storia del cinema ma di fatto ha cambiato quella del genere horror quando nel 1968 con La Notte dei Morti Viventi diede vita al mito degli zombi rinnovandone la loro figura (al tempo ancora legata al mito del vodoo), usandoli in massa e sfruttando perfettamente la situazione d’assedio che insieme alla fuga sarà il cardine di tutti gli zombi movie che seguiranno…
Romero continuerà il suo personale percorso cinematografico con altri tre capitoli che delineano meglio la sua “poetica zombesca” tra albe, giorni e terre… Poi all’improvviso la notizia che invece del tanto atteso quinto capitolo cronologico Romero decideva di fare un passo indietro (addirittura le prime news parlarono di una sorta di spin-off) con questo Diary of the Dead… Che però spin-off non è, ma bensì un modo come un altro per raccontare una storia già raccontata (la scoperta progressiva del morbo) da un nuovo punto di vista e l’occasione per Romero di fare una riflessione sull’attuale sistema mass-mediatico mondiale…
Diary of The Dead parte da un’idea di base potenzialmente straordinaria… Romero opta per uno stile documentaristico ma ibrido: c’è la camera a mano ma anche la colonna sonora e la ripresa è ferma anche nelle scene più concitate… La scelta per questo stile ibrido onestamente non mi ha convinto del tutto: forse il film avrebbe reso di più con uno stile alla Rec ma secondo me è comunque, nel complesso, ottimamente riuscito per quanto non sia il capolavoro annunciato che mi aspettavo e per quanto soffra di qualche difetto qua e là…

Partiamo dai pregi… Le caratteristiche degli zombi movie di Romeriana memoria ci sono tutti: la fuga, l’assedio, la critica verso i mass media, la definizione poco accurata dei ruoli, il salto della classica dicotomia buoni-cattivi, lo splatter ecc… Nessun mezzo mass-mediatico la fà franca di fronte all’ultimo film di Romero: il regista statunitense se la prende in egual misura con la tv, la stampa, la radio e il mondo di internet e anzi è proprio su internet che è concentrato il film… D’altronde noi siamo la generazione figlia di youtube e formata da mentecatti che non hanno meglio da fare che registrare porcate e metterle ondine… I protagonisti di Diary of the Dead sono praticamente loro, persi in un delirio di voyeurismo mascherano la sopravvivenza umana con la soddisfazione di 75000 click in 8 minuti… Da questo punto di vista “critico” il film funziona alla grande; è lampante come per Romero non esista un mezzo di informazione credibile ed affidabile e la critica è aperta verso tutta la società moderna, verso le menzogne del governo e della casta giornalistica, verso i militari (che anche qui come in tutti i Romero movies non ci fanno una bella figura) fino a noi spettatori…
Dal punto di vista tecnico il film è molto curato (regia e fotografia ottime, anche se la cosa continua a cozzare un po’ con lo stile documentaristico) e lo splatter è giusto, anche se Romero ha alla fine ceduto alle lusinghe degli effetti digitali in un paio di occasioni…

Ma ci sono anche difetti: prima di tutto le caratterizzazioni psicologiche dei personaggi; ok alcune sono funzionali e si ricollegano a quanto detto sopra ma altre sono abbastanza fiacche o poco sensate… La maggior parte dei personaggi sono semplicemente carne da macello (non per nulla è il primo zombi movie di Romero dove non è protagonista un uomo di colore che in realtà compare brevemente ma che ha una storia a sé parallela a quella che vediamo noi) mentre chi è un po’ più caratterizzato finisce per esserlo in maniera blanda o al limite del trash (il professore e l’amish su tutti)… E il cast poco esaltante di certo non aiuta affatto da questo punto di vista…
Anche i dialoghi sono spesso poco convincenti e il film a tratti sembra vivere su qualche luogo comune o frase fatta di troppo per non parlare di qualche comportamento non proprio sensatissimo…

D’altra parte forse il ritmo non sarà sostenuto come gli zombi movie di ultima generazione ma personalmente ho apprezzato tantissimo il sottotesto malinconico e pessimista che si respira fin dai primi minuti del film… Non mancano poi un paio di genialate (la parte ripresa attraverso i monitor del circuito interno per esempio), scene estremamente ben girate (notevole l’irruzione nella casa dei due vecchi) e più in generale diversi momenti molto riusciti (il clown o la piscina)…
Dove Romero mi ha un po’ deluso è nella gestione metafilmica della pellicola: avrebbe potuto sfruttare meglio questa opportunità per prendere in giro tutti gli infiniti cloni nati dalle sue pellicole o per allentare la tensione (che poi non è che sia così corposa), invece lo fa giusto un paio di volte (quando c’è di mezzo lo zombi-mummia) ma la cosa sembra mancare un po’ di mordente e, visto come poi Romero la butti vistosamente sull’ironico, rimane un po’ l’amaro in bocca per quello che sarebbe potuto essere…

Il finale, per chi non l’avesse ancora capito, mostra la grossa differenza tra gli zombi movie di Romero e la stragrande maggioranza degli altri film del genere: niente buoni contro cattivi, ma vivi contro i morti… D’altronde lo stesso Romero lo ripete spesso: “Nei miei film i cattivi non sono mai gli zombi”…

Film difficile, forse un pelo troppo “tecnico” e sofisticato… Deluderà chi ama i popcorn movie, esalterà altri! Personalmente l’ho apprezzato anche se speravo in qualcosa di indimenticabile… Ora si beccherà molte critiche ma fra qualche anno diventerà un Cult a meno di sequel (molto probabili) che lo offuschino o lo rovinino…

P.S. Nel film non viene mai pronunciata la parola zombi, Romero compare in un cameo e tra le voci registrate ci sono quelle di Del Toro, Tarantino, Craven e Simon Pegg…

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Ultima risposta 26/05/2008 12.56.34
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