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Non vi è continuità narrativa tra questo “Dead or Alive” ed il primo capitolo,solo i due attori principali sono gli stessi,però in questo caso utilizzati in ruoli che nulla hanno che vedere con la precedente pellicola.Miike spiazza immediatamente,cancellando tutto quanto fatto in precedenza e calando i due protagonisti in una sorta di dimensione parallela in cui le loro vite,seppur sempre a stretto contatto con la criminalità,hanno intrapreso strade diverse. Mizuki e Shuichi sono due killer prezzolati che per diverse ragioni fanno il loro ritorno all’isola che li vide crescere ed in cui passarono presumibilmente i momenti più felici della loro vita.Qui comprenderanno di poter mettere al servizio dei meno fortunati le loro notevoli qualità,andando così incontro ad un destino che li vorrà uniti sino alla fine. Il regista si concentra su una storia d’amicizia utilizzando come collante ed espediente il mondo della yakuza,ma basando per lo più la sua opera su una storia poetica,a tratti delicata e non priva di un certo sense of humor. Miike appare meno sperimentale rispetto al primo D.O.A.,anche se riesce comunque ad incantare mediante straordinarie inquadrature e grazie ad un montaggio eccezionale,che trova il suo apice durante la recita all’interno dell’orfanotrofio alternata con un brutale massacro tra gang rivali. Le idee bizzarre non mancano,messe in mostra come fossero la normalità e senza mai eccedere,perfettamente inserite nel contesto e capaci di rinforzare ancor di più il messaggio di fondo.La realtà proposta esula da quella ordinaria,essa è interpretata attraverso la poetica a tratti struggente,a tratti iperviolenta del regista,mirata in questo caso a rappresentare un’infanzia perduta che diventa legame indissolubile.
Quì a differenza del primo non è solo il finale ad essere ca220ne, seppur sia vero che il film ha intenti anche sentimentali.
Se riuscite a resistere all'impatto iniziale che può avere una pellicola anomala del genere e avete un gran sense of humor , converrete anche voi che Takashi Miike è un fottuto genio skizzato.
Altro che capolavoro, a me non è piaciuto! il primo mi ha appassionata molto di più. Insomma qui sparisce quasi del tutto lo stile di Takashi, troppa malinconia e nostalgia... poi sta storia della beneficenza... Sembra quasi un film di Kitano.
Sinceramente il primo l'ho trovato nettamente migliore.... Onestamente preferisco il Miike più folle e fuori di testa! (imprint, ichi the killer, audition, visitor Q ) A malincuore...
questa volta miike mi convice senza riserve, in maniera immediata e diretta senza lasciarmi troppo disagio, senza lasciarmi sullo stomaco una pietra dura di emozioni irrisolte. Uno yakuza movie solo in apparenza, nei suoi colori da diapositive stampate su carta fotografica, ecco che viene fuori un ritratto umano a tinte forti. la ricerca dell'appagamento passa attreverso la riscoperta dell'infanzia, anche quando la tua casa non è che un orfanatrofio e la tua memoria porta ancora i segni di bagni di sangue. Si arriva ad una vera e propria astrazione dal mondo, ci si svincola dalla realtà in modo poetico e innocente, assumendo la levità di chi sa volare. La giustapposizione delle immagini, il montaggio incrociato fra quanto avvenne in passato, e avviene in contemporanea nel regno ovattato dei bambini e in quello spietato degli adulti rendono questo contrasto a dir poco sublime.
Miike cambia completamente registro rispetto al primo episodio. A dire il vero è tutta un'altra cosa. La violenza e la totale pazzia di "D.O.A." vengono sostituite da una vena malinconica . Miike fa un film insolitamente spensierato che narra la storia di questi tipi che si ritrovano sull'isola dove sono cresciuti e rivivono la loro infanzia.
Registicamente molto valido, il film ha una fantastica fotografia e si avvale di bravissimi attori. Miike si riconosce in alcune esplosioni di violenza, e in alcune fantastiche parentesi ironiche. Però non mi ha convinto. La drammaticità della storia lo fanno assomigliare + a un Kitano (di Sonatine e L'estate di Kikujiro, che sono comunque su un'altro pianeta) piuttosto che al regista di "Ichi the Killer" "Audition" e "Gozu".
Forse semplicemente perchè mi aspettavo di vedere un'altra cosa. Il primo mi è piaciuto molto di più. Non c'è nemmeno il finale folle.
Addirittura più bello del primo. Un film intelligente. Nostalgico. Divertente. Violento. Miike gioca davvero con un'immensità di rimandi che coprono tutta la gamma dei sentimenti. tarantino se lo sognerebbe, vedi la scena delle tre pallottole in cranio...