Un giovane psicanalista fiorentino "dà i numeri" quando sua moglie Giulia lo abbandona. Lei si è messa con un paziente del marito, omosessuale latente, e Caruso decide di diventare l'amante della sua ex consorte. Il nuovo compagno di Giulia viene convinto dall'analista a vivere serenamente la propria diversità, ma comincia a rivolgere le sue attenzioni proprio verso Caruso. Poi tutto si aggiusta.
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Sono sconvolto dalla media alta di questo film, e ancora più dal fatto che all'epoca ebbe un ottimo successo commerciale. Il fatto che la canzone finale sia "Pupp'a pera", canzone cantata da Nuti in "*******…" è l'esempio più lampante della fastidiosa autoreferenzialità del film, e dell'esaurirsi della vena creativa dell'autore. Film fragilissimo, che riflette il rovinoso e irreversibile tracollo artistico di Nuti. Trama stiracchiata, e lunghi momenti in cui non succede niente di niente. Il punto più debole è che la storia d'amore trai protagonisti è descritta in modo sconcertantemente piatto. La descrizione della psicologia di Giulia, in particolare, non si può neanche definire unidimensionale, è una linea e basta, o meglio, è proprio nulla... A tratti Nuti sembra voler prendere la via della comicità surreale, ma l'impressione che fa è quella di una gallina che tenta di volare e a mala pena si solleva dal suolo! Il resto sono gag da mezzo centesimo. Fastidioso anche l'uso della rappresentazione della violenza su un bambino e su una donna, e la presa in giro dell'handicap e dei disagi psichici, come mezzi per strappare qualche risata. Veramente bruttissimo. Peccato, perché Nuti iniziò la sua carriera in modo brillante...