capitalism: a love story regia di Michael Moore USA 2009
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capitalism: a love story (2009)

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locandina del film CAPITALISM: A LOVE STORY

Titolo Originale: CAPITALISM: A LOVE STORY

RegiaMichael Moore

Interpreti: -

Durata: h 2.00
NazionalitàUSA 2009
Generedocumentario
Al cinema nell'Ottobre 2009

•  Altri film di Michael Moore

•  Link al sito di CAPITALISM: A LOVE STORY

Trama del film Capitalism: a love story

Nel ventesimo anniversario del suo rivoluzionario capolavoro Roger & Me, Capitalism: A Love Story riporta Michael Moore ad affrontare il problema che è al centro di tutta la sua opera: l'impatto disastroso che il dominio delle corporation ha sulla vita quotidiana degli americani (e, quindi, anche del resto del mondo). Ma questa volta il colpevole è molto più grande della General Motors e la scena del crimine ben più ampia di Flint, Michigan. Dalla Middle America fino ad arrivare ai corridoi del potere a Washington e all'epicentro finanziario globale di Manhattan, Michael Moore porterà ancora una volta gli spettatori su una strada inesplorata. Con umorismo e indignazione, Capitalism: A Love Story di Michael Moore esplora una domanda tabù: qual è il prezzo che l'America paga per il suo amore verso il capitalismo?

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Voto Visitatori:   7,35 / 10 (48 voti)7,35Grafico
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Voti e commenti su Capitalism: a love story, 48 opinioni inserite

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mainoz  @  26/01/2017 13:38:06
   6½ / 10
Difficilissimo giudicare un documentario di questa portata. Bisognerebbe dedicare ore e ore al commento. Soprattutto perche' si parla di gente reale, drammi reali. I temi sono ancora attuali, anche perche' la crisi non e' passata. Ovvio che si tenda a stare falla parte degli sfrattati, dei disoccupati...fanno tenerezza, calamitano consensi. Il Capitalismo, nel bene e nel male, esiste da centinaia di anni, ed e' il sistema migliore ma anche l unico sistema possibile, non lo dico io ma lo insegnano i libri e la storia. Ci sanno sempre ricchi, poveri, il divario tra ricchi e poveri sara' sempre maggiore. L alternativa, il comunismo e' utopistico, irrealizzabile, anche se porterebbe all'assenza di diseguaglianze. Il comunismo se praticato solo in pochi paesi rischia di isolarli dagli altri in un'inutile autarchia , chiedete ai rumeni durante la dittatura o ai cubani. E' fisiologico, lo racconta la storia, che il capitalismo porta enormi diseguaglianze e almeno una grande crisi ogni 25/30 anni. Il capitalismo crea inefficienze, avidita', lotte sociali, invidie e ingiustizie, ma per come e' impostato il mondo moderno è il sistema piu' comune. Chiaramente Moore, figlio di quella classe media americana ormai scomparsa, e' di parte. Ma stanno mediamente meglio, o sono stati mediamente meglio, gli Stati gestiti da dittatori comunisti o i paesi in cui e' presente il Libero mercato? Ovvio che il capitalismo cosi' come il sonno della ragione, se mal gestito, mal regolamentato, generi mostri quali Gekko e Enron

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR 1819  @  15/09/2016 17:24:01
   7 / 10
Altro buon documentario del noto regista americano.

william sczrbia  @  11/01/2015 10:55:50
   7½ / 10
un pò superficiale e sintetico in alcune parti per renderlo accessibile a tutti,ma cmq ne viene fuori un ricostruzione sicuramente veritiera nel suo concetto

alex94  @  28/08/2014 12:28:46
   7½ / 10
Buon documentario diretto da Michael Moore nel 2009.
Nonostante sia piuttosto "di parte" riesce sempre a risultare interessante(anche se tante cose che racconta sono più o meno conosciute) ed a non diventare mai particolarmente irritante.
Inquieta e diverte secondo me vale la pena darli un occhiata.

Oskarsson88  @  24/10/2013 10:04:12
   7 / 10
Buon documentario del grosso regista americano, anche se non tutti i punti (specie quelli sulle banche) gli ho appresi a pieno. Comunque, ben vengano documentari di questo genere..

Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  23/09/2013 13:19:38
   8 / 10
Sarebbe un 7,5 ma l'8 è di stima per un uomo e un giornalista che mi è sempre sembrato onesto, appassionato e spinto da motivazioni etiche e personali che dovrebbero ispirare le condotte di tutti i cittadini, e soprattutto di quelle dei giornalisti.
Che Moore abbia ormai consolidato uno stile tra i più personali e ispiranti del documentario contemporaneo (e non solo) è risaputo: la sua tecnica di montaggio è un marchio di successo che sarebbe sbagliatissimo abbandonare. E non si può tacciare Moore come un manierista di se stesso, perché sarebbe quanto a dire che sia un esteta del reportage di denuncia. Lo stile funziona, la protesta funziona. Come tutti, preferisco il Moore implacabile che documenta, intervista esperti, scassa le palle ai criminali del nuovo sistema postbellico. Ma ci sta, fa parte dello spirito americano più autentico, il mostrare la purezza dei sentimenti degli sconfitti, perché si rischierebbe un effetto di freddezza documentaristica che stonerebbe con ciò che Moore vuole mostrare di essere: non solo un giornalista esperto, ma soprattutto una persona, un cittadino. Non un professionista della denuncia, ma un indignado, un uomo in prima linea per e contro altri uomini. Se non mostriamo i buoni sentimenti, quelli veri e reali, allora siamo inumani come Loro. E inoltre, mi permetto di dire, se nei documentari di Michael Moore è giusto mostrare le atrocità del Sistema, è giusto anche lasciare un po' di spazio a quelle persone che il Sistema lo subiscono ogni giorno. Perché solo i potenti devono avere l'esclusiva? Che possiamo ricordarci di tutti, questa volta la retorica la vince.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  02/12/2012 20:44:27
   7½ / 10
Altro gran bel documentario di Moore, che avrà i suoi difetti ma sa come smuovere le coscienze.
La prima parte spiega e mostra vicende di cui non avevo la minima idea, roba che ghiaccia il sangue, la seconda si addentra nella parte economica ed è anche la più interessante e completa. E meno male che Moora ha dalla sua la forza dell'ironia, mi sono ritrovato a ridere in un paio di scene oltre che a inquietarmi. Perché i loschi figuri ivi mostrati sono quelli che controllano anche la nostra storia, la nostra vita, la nostra economia.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento matteo200486  @  24/05/2011 22:40:45
   8 / 10
A mio avviso un altro ottimo documentario di Moore. In questo caso probabilmente un po' meno paracùlo di altri suoi documentari (aspetto che a me sinceramente non mi infastidisce più di tanto, sia chiaro). Amo il suo sguardo umano e la capacità di inviare un messaggio in modo diretto e chiaro. Come in Sicko il demone del Socialismo appare e l'interrogativo è il medesimo: siamo sicuri che sia così male?
Da vedere.

Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  06/03/2011 22:36:50
   8 / 10
Nonostante il buonismo e il populismo, questo documentario di Moore mi è piaciuto. Non lo apprezzo quando mostra lacrime, ma quando analizza il sistema e credo che l'analisi svolta in questo film dovrebbe far riflettere.
Anche noi italiani dovremmo riflettere su come la nostra costituzione, ispirata dagli americani, consenta tutt'ora una certa democrazia. Sarebbe bene non dimenticarlo in un momento in cui gente che guarda ai propri bisogni vorrebbe metterci mano.
E faremmo bene ad imparare da questi film ad avere un certo distacco dai proclami politici e televisivi cercando di ragionare sulle cose invece di schierarci come se fossimo in uno stadio di calcio.

filipporich  @  16/02/2011 18:32:43
   6½ / 10
Molto più convincente rispetto a a F. 9/11.
Mostra una faccia dell'america non molto conosciuta, ma molto interessante.

maen  @  12/12/2010 18:44:27
   8½ / 10
Questo è un veramente bellissimo...
Racconta un tratto di america che magari conosciamo ma che ignoriamo xke tanto nn ci tocca...
Consigliatissimo!

Gastone  @  12/12/2010 02:39:55
   6½ / 10
a tratti ben fatto a tratti ha dato un'impressione di decisamente fazioso
e' semplice cavalcare l'onda per moore, cmq ne consiglio una visione a tutti

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  05/12/2010 18:34:27
   6½ / 10
Puo' anche essere vero che il furbo Moore affronti un tema cosi complesso come il capitalismo Americano con un po' di superficialita' ma è anche vero che con i suoi documentari riesce ad appassionare il pubblico che alla fine trovera' sempre alleato delle sue idee!
Ma è anche un documentario girato con un linguaggio semplice proprio per arrivare a una fetta sempre maggiore di pubblico!
Purtroppo ci racconte,bene,delle cose che gia' conosciamo e non possiamo che provare rabbia e rassegnazione al termine della visione!
Forse inferiore al precedente "sicko" ma insegna sempre qualcosa...

marco86  @  28/11/2010 19:57:43
   6 / 10
visto l'incipit, era lecito aspettarsi qualcosa di più accattivante. e invece, il film di Moore non si capisce bene dove voglia andare a parare: nella prima parte, tenta una critica faziosissima al sistema capitalistico, senza chiedere neppure un'opinione a qualche esperto, e mettendo in risalto solo le vicende negative (così è troppo facile portare acqua al proprio mulino). il capitalismo, pur con tutti i suoi inevitabili difetti (anche la democrazia mica è perfetta), ha permesso uno sviluppo economico/sociale/tecnologico senza precedenti nella storia dell'umanità. purtroppo molti occidentali, abituati ad avere il **** parato, criticano a 360° gradi il sistema che gli permette di avere il **** parato. per carità, molte critiche sono sacrosante e fondate, ed è giusto battersi in quella direzione. ma criticare tutto il sistema (quali sono i sistemi alternativi? il comunismo? lol) richiede una competenza ed una profondità di analisi che in moore non ho trovato.

la seconda parte del film, invece, circoscrive il tema alla crisi americana dei mutui. un tema che meritava più spazio, ma su cui è probabilmente giusto incazzarsi, e quindi moore fa bene. quindi molto meglio la seconda parte della prima, faziosa e superficiale.

marfsime  @  25/11/2010 18:13:12
   7 / 10
Ennesimo documentario di denuncia di Moore che questa volta prende di mira le istituzioni bancarie e finanziarie in genere che hanno ridotto sul lastico e sfrattato dalle loro case migliaia di famiglie americane nonchè i loro rapporti con i membri del congresso americano che hanno creato una sorta di "alleanza" per tutelare i propri interessi. Nel complesso buono..anche se non ho trovato il giusto mordente caratteristico dei migliori doc di Moore.

Invia una mail all'autore del commento agen  @  15/11/2010 23:02:15
   10 / 10
adatto per chi non ha gli occhi foderati di prosciutto

TheLegend  @  31/10/2010 02:35:17
   7 / 10
Sicuramente fazioso ma almeno cerca di aprire un pò gli occhi alla gente.
Dal punto di vista cinematografico l'ho trovato un pò noioso in alcune parti e superficiale in altre.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Satyr  @  26/10/2010 22:28:16
   8 / 10
Stimo quest'uomo in maniera incondizionata: in tutto quello gira ci mette davvero l'anima, e di questo bisogna pur dargliene atto.
Moore sa essere persuasivo, riesce sempre e comunque a catapultarti al centro del problema, usa un linguaggio semplice e universale, gestisce il suo "baraccone" in maniera estremamente appassionata, tocca le giuste corde emotive senza alcun calo di tensione, con tutta l'ironia che contraddistingue da sempre i suoi prodotti. Non manca qualche piccola ingenuità di troppo, ma quello che conta alla fine sono i fatti riportati, capaci di bypassare l'inutile quanto disorganizzato e il più delle volte distorto lavoro dei media.
Necessario, soprattutto per chi come me mastica poco l'argomento. Per gli altri può funzionare solo come ricostruzione storica, ma anche in questo riesce benissimo.
Ottima e azzeccata la frase finale: "non voglio vivere in un paese come questo e per questo non me ne vado".

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Blutarski  @  19/10/2010 16:23:36
   9 / 10
Sono d'accordissimo con Paul, per me è uno dei più riusciti documentari di Moore. Sarà anche furbo nel costruire un documentario con un filo narrativo ben preciso e "a tesi", tuttavia trovo che sia una ottima ricostruzione storica dei fatti che hanno portato ai nostri giorni e possibilmente chiarisce molte idee sulla crisi che stiamo vivendo. Solo oggi possiamo storicamente e obiettivamente percepire il male della deregulation e in generale della cosiddetta reaganomics (il sistema di leggi finanziare adottate da Reagan per diminuire le tasse dei ricchi e favorire licenziamenti e la cosiddetta flessibilità). Solo dei bifolchi come noi potevano attuare le stesse leggi a 15 anni di distanza convincendo il popolo che fosse la cosa giusta per la ricrescita. A causa dei nostri media soprattutto, non abbiamo avuto la reale percezione di quello che è accaduto negli USA e di conseguenza nel resto dell'occidente, il totale fallimento del modello capitalista. La realtà dietro i discorsi incomprensibili degli economisti da talk show, che ci hanno annebbiato con le loro *******te sugli andamenti delle borse e le iniezioni di liquidità per la ricrescita, è che le classi politiche del mondo occidentale hanno solamente impoverito il ceto medio in favore dei ricchi, letteralmente rubando dalle tasche di tutti. Ho rivalutato (in peggio) molto gli USA dopo la visione di questo documentario, anche se nel finale lascia sperare in un futuro migliore. La deregolamentazione finanziaria è il cancro della democrazia.

Gruppo COLLABORATORI paul  @  05/10/2010 14:38:20
   10 / 10
Il miglior Moore in assoluto, il quale ci offre anche qualche soluzione. Assolutamente da vedere.

Ciaby  @  10/06/2010 19:08:41
   9½ / 10
Tra i più inquietanti e interessanti di Moore. Un angoscioso documentario che, attraverso l'ironia, allarma. Fa parte della cerchia dei suoi meno conosciuti, ed è un peccato, visto che è un gran bel documentario, che eccelle nell'uso sarcastico di immagini di repertorio come denuncia alle sciocche e ipocrite élite del sogno americano. Da vedere.

2 risposte al commento
Ultima risposta 11/06/2010 20.39.05
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Invia una mail all'autore del commento vittoriopoteri  @  19/05/2010 09:20:22
   9½ / 10
Dò un voto molto alto a questo documentario per due ragioni:
la prima è il modo con cui è stato girato, Moore riesce sempre ad alleggerire
con l'ironia temi molto scottanti e tragici e ci mostra in maniera chiara degli argomenti anche difficili da spiegare.

Il Secondo è il valore del film da un punto di vista dell'informazioni.
Viviamo nella civiltà dell'informazione ma molte notizie vengono oscurate, distorte p stravolte dagli interessi economici.

Dopo 2 anni ho capito grazie al documentario le ragioni e le cause che hanno portato al disastro l'economia,
la crisi secondo l'informazione convenzionale sembrava caduta dal cielo, nessuno ci ha mai mostrato questi fatti.

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  18/05/2010 15:01:02
   7½ / 10
L'arricchimento spropositato di pochissimi eletti a sfavore della grande maggioranza, ossia di quella gente che lavora duramente per potersi garantire un'esistenza serena,ecco il grande inganno americano secondo Michael Moore.
Rappresentato attraverso il consueto stile caustico lo "j'accuse" del corpulento filmaker del Michigan combina dosi di traboccante indignazione con arguto sarcasmo,profonda commozione e trascinante humor, avvicendati in un frizzante montaggio, composto da sequenze provenienti dalle più disparate fonti, come tasselli costitutivi di un documentario coraggioso ed importante mirato a circoscrivere in termini spiccioli quello che viene definito "un colpo di stato finanziario".
Sono messe in agghiacciante mostra le frodi di aziende e banche che con l'appoggio governativo hanno costretto milioni di onesti lavoratori ad abbandonare le loro case,licenziati e ridotti sul lastrico solo per aver essersi fidati,per aver dato retta a dei piani finanziari mendaci, improntati unicamente sull'appropriazione indebita di ogni dollaro guadagnato onestamente.
Si snocciolano analogie con la fine dell'impero romano per simulare il buco nero in cui si è infilata l'America, con lo stile cristallino che caratterizza i suoi lavori Moore spiega vizi finanziari di portata devastante, illustra maneggi infiniti e premi assicurativi intestati alle ditte,pronte a trarre ricchezza addirittura dalla morte dei propri lavoratori. Toccante nel ricordo della sua città natia di Flint, ridotta ad un desolato panorama a causa di truffaldine decisioni aziendali o nel discorso del presidente Roosvelt, deceduto prima che il suo sogno, una seconda carta dei diritti a protezione di ogni singolo cittadino potesse diventare realtà, Moore esorta tra le righe una rivoluzione pacifica, una ribellione senza armi.
Lui stesso si cala nei panni di tutore della legge condannando simbolicamente le malefatte di Wall Street e delle banche utilizzando del nastro giallo, quello in dotazione alla polizia per delimitare la scena del crimine, con cui circondare gli edifici dove gli abusi e le ruberie più evidenti hanno avuto luogo. Capitalismo feroce e democrazia fasulla, la ricetta vincente di uomini senza scrupoli, un'inattaccabile cupola che ha campato per anni con il benestare del governo americano. Moore centra l'obiettivo, denunciando e comprovando, mettendo alla berlina senza mezzi termini un cancro terminale che purtroppo non ha attecchito solo in America.

Clint Eastwood  @  23/04/2010 12:19:48
   7½ / 10
Non essendo molto al corrente delle varie vicissitudini ultimamente successe negli Stati Uniti (Wall Street e compagnia), quest'ultimo documentario di Michael Moore sempre alla sua maniera mi ha colpito e sorpreso. Prima di tutto per le immagini e i flashback archiviali, la solita tecnica quasi impeccabile del regista e alcuni ragionamenti, documentazioni, testimonianze e loschi affari di cui puoi soltanto intuire l'idea in un mondo complesso come quello di oggi. Non mancano i punti di scontro con il nostro relatore che idealizza troppo la figura di Roosevelt e anticipatamente ne santifica/glorifica un'altra, quella del "salvatore" Obama.

Un documentario utile, contemporaneo.

floyd80  @  16/04/2010 20:08:50
   7 / 10
Un documentario tosto e ben strutturato. Le azioni dei banchieri e delle assicurazioni sono orribili, ma non è una novità.
Il cinema di Moore soggettivo e riflessivo, prendere o lasciare.

rob.k  @  03/04/2010 22:32:29
   7½ / 10
Disegna molto bene un sistema malato (ahimè non solo americano), anche se alcune proposte di soluzione sono un po' estreme.

fabrix  @  19/03/2010 16:50:34
   9½ / 10
qualunque metodo od azione umana creata con il fine di aprirci gli occhi e la mente e già di per se qualcosa di sbalorditivo ed irrinunciabile!
Dio protegga le persone di buona volontà.... SEMPRE.

tylerdurden80  @  11/03/2010 01:42:08
   7 / 10
non il miglior lavoro di Moore ma comunque sempre interessante.lo scopo è quello di far aprire gli occhi alla gente sulle recenti vicende americane e dimostrare gli scrupoli (zero) di chi ci guida e comanda politicamente e finanziariamente, e come le 2 cose siano intrecciate tra loro.
certo è più mirato agli USA ma le conseguenze indirettamente si ripercuotono su ogni paese,specie i più poveri, e poi gli USA sono solo la massima espressione di una linea politica comune a tutti i paesi industrializzati.

interessanti e sempre ben accetti i film/documentari di denuncia

Jumpy  @  25/02/2010 00:36:18
   7½ / 10
Pungente e spietato come sempre, anche se non sempre mi piace il suo stile, Michael Moore anche stavolta ci ha saputo fare.
Un cine-documentario che merita anche per il valore storico...

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tavullia86  @  31/01/2010 14:29:32
   8 / 10
film estremamente realista. si imparano molte cose da questo film: andrebbe mostrato nelle scuole,e anche a qualche corso di formazione interno nelle banche. le cose, forse, cambierebbero.

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Estonia  @  23/12/2009 12:38:15
   8 / 10
Forse è davvero finita la love story tra gli americani e il Capitale? Visto che alla luce dell’attuale crisi economica il dualismo capitalismo = democrazia scricchiola, Michael Moore ha avuto gioco facile a mettere alla berlina un sistema economico in cui i ricchi sono l’1% della popolazione e i poveri e poverissimi il 99%. Con un sarcasmo ancora più incisivo rispetto ai suoi due precedenti il regista costruisce un film strepitosamente umoristico e amaro allo stesso tempo, a cominciare dal poco consolatorio parallelo tra la decadenza dell’impero statunitense e quella dell’Impero romano.
Le gag del regista fuori dalle banche con tanto di megafono, nastro giallo e nero attorno agli edifici e sacchetti per farsi restituire il maltolto alleggeriscono con ironia le complicatissime ma lapalissiane spiegazioni degli esperti e i balbettamenti giustificatori di alcuni dei fautori del grande imbroglio (piccole e grandi rotelle dell’ingranaggio) e dei loro tentativi di arrampicarsi sugli specchi.
Un certo modo di indulgere su toni leggermente demagogici appartiene allo stile di Moore e comunque ha la sua efficacia per rendere l’operazione più leggibile a largo raggio. Chi tra gli illustri membri della critica cinematografica ufficiale ne ha sottolineato unicamente la faziosità ha sbagliato i suoi conti o è in malafede oppure semplicemente non ha ancora capito che questa crisi colpisce a ogni livello sociale e non c’è ideologia che possa arginare la deriva di un sistema di vita che si è dimostrato deleterio anche per quei pochi che credevano di essere al sicuro.

valis  @  08/12/2009 14:54:04
   8 / 10
il film, divertente e pungente come nello stile classico di moore, pone due domande palesi a cui però nessuno pensa di rispondere.
la prima domanda riguarda la circostanza che, negli stati uniti, l'uno per cento della popolazione detiene il 90% della ricchezza e nonostante sia un paese democratico e quindi gli organi eletti dovrebbero rappresentare gli interessi della maggioranza della popolazione, non fanno altro che approvare leggi per tutelare i privileggiati dell'uno per cento ?
esempio lampante negli states, ma è stato così anche in europa, è stata l'approvazione di una legge che ha stanziato miliardi di dollari dei contribuenti americani, quindi dei lavoratori, per salvare le banche dal fallimento.
quindi, se da un lato le banche pignoravano le case e gli averi dei propri debitori insolventi mettendoli in mezzo ad una strada, dall'altro esse stesse insolventi prelevavano a piene mani i soldi dalle tasche dei lavoratori per sanare i propri debiti!
di conseguenza, gli operai, gli impiegati, i dipendenti, i postini, muratori etc... americani con le tasse versate con il loro lavoro hanno pagato gli stipendi da 100.000.000 $ annui dei dirigenti delle banche e delle finanziarie incompetenti e ignoranti che hanno portato le loro società al fallimento.
meritocrazia!!!
altra domanda riguarda la circostanza che il capitalismo sarebbe giustificato dalla bibbia.
come ha magnificamente espresso moore nel film credo che nessun banchiere, finanziere e corribanti vari in vita loro abbiano mai letto la bibbia essendo il messaggio di gesù per i poveri e gli ultimi e contro i ricchi.
del resto nel vangelo è scritto."è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli".
penso che come dice moore sia ora di indignarsi.

andreacinico  @  04/12/2009 12:27:37
   7 / 10
Mantengo il mio voto più o meno sulla media perché, in effetti, non sono in grado di esprimere un giudizio sul valore cinematografico di questo pseudo-documentario. Vorrei solo sottolineare quelli che, secondo la mia umile opinione, sono i pregi e i difetti del regista Michael Moore.
A mio avviso Moore si comporta come i suoi “nemici” (tenta di combatterli con la loro stessa arma) considerando i suoi spettatori come decerebrati. Il regista presenta la sua opera come invettiva (che non produce conoscenza ma si limita a rafforzare il senso di appartenenza) mostrando tesi senza antitesi alla stregua dei potenti che mostrano il lato a loro favorevole della verità. Questo sarebbe stato ragionevole se i suoi film fossero rivolti a grandi masse (come successe per “Fahrenheit 9/11” sfruttando la scia di quel tragico evento) che per definizione non sono in grado di pensare con la propria testa; invece, di solito, i relativamente pochi utenti dei suoi film già conoscono le problematiche di cui parla e magari sarebbe stato meglio un approccio un po’ più distaccato per poter offrire loro un ruolo attivo nel farsi un’opinione.
Il lato che apprezzo di questo regista è invece l’impegno che dimostra nell’affrontare certe tematiche e, soprattutto, dal lato prettamente cinematografico, il suo senso ironico che molte volte sdrammatizza situazioni davvero tristi, evitando così il patetico. In particolare applicando una specie di “montaggio analogico” su immagini differenti che creano quel tono umoristico tipico delle sue pellicole.
Ma qual è l’alternativa al capitalismo? La pellicola indica la democrazia ma, probabilmente, l’autore, nel suo pessimismo, pensa pure che sia improbabile uscire da questo sistema per volere degli uomini. Forse, in un lontano futuro, è possibile che il capitalismo nella sua imperfezione, come stiamo notando in questi anni, si autodistruggerà con buona pace di Adam Smith.
Le cause sono da trovare nella natura intima dell’uomo cioè nella sua avidità di fondo. Infatti il regista ad un certo punto della pellicola si chiede come sia possibile che i poveri (più del 90% della popolazione) si adeguino ai voleri dei ricchi. Da uomo intelligente capisce che la cupidigia, caratteristica dell’umanità, porta il povero a sperare di arricchirsi e quindi, aspirando a tale ideale, trova giusto, nel caso ci riuscisse, tenere il capitale accumulato tutto per sé. Nessuno è innocente!

Blue Velvet  @  16/11/2009 19:00:32
   7½ / 10
Massimo Rispetto Moore!!!
bel documentario, in linea con i precedenti...ce ne fossero di persone come te anche da noi...

invece noi ci dobbiamo accontentare di Emilio Fido...tristezza!!

ste 10  @  11/11/2009 14:47:34
   8 / 10
Ottimo film-documentario in perfetto stile Michael Moore, un grande ritorno alle origini a vent'anni da "Roger & Me" che crea un interessante parallelismo tra la situazione del 1989 e quella dei nostri giorni

dave89  @  11/11/2009 12:46:44
   7½ / 10
davvero un buon documentario...ti fa riflettere e ti apre gli occhi su questioni importanti per tutti...davanti alle quali non si può rimanere indifferenti ma si dovrebbe pensare per arrivare ad idee nuove per risolvere svariati inganni e problematiche

Edredone  @  07/11/2009 13:45:15
   7½ / 10
Un documentario sul sistema capitalistico americano molto interessante da vedere.

Certo il taglio è dichiaratamente id parte, dunque va tutto preso col beneficio del dubbio ma le conseguenze di un certo tipo di finanza sono sotto gli occhi di tutti !!

Il Gesù di Zeffirelli ridoppiato vale da solo il prezzo del biglietto :)

Signor Wolf  @  06/11/2009 18:32:53
   7 / 10
Ho apprezzato molto i suoi messaggi fatti di immagini, suoni e associazioni mentali, che rimangono davvero insiti nella memoria, meno il messaggio, questo suo voler dividere il mondo in buoni e cattivi, ricchi e poveri, quando si potrebbe usare questo tempo per scagliarcisi sui responsabili usando più di quanto e stato fatto, i nomi e cognomi di persone, ma sopratutto di categorie e associazioni di categorie..
Il delirio finale è.. fantascientifico!!
non capisco, sembra quasi che Moore speri/pensi che le azioni post crisi portino una socialdemocrazia!! invece di concentrarsi su piccole cooperative avrebbe dovuto dire tutto ciò che NON E' STATO FATTO DALLO STATO/I PER FERMARE LO STRAPOTERE FINANZIARIO NEL SUO MOMENTO DI MAGGIOR DEBOLEZZA!!

forzalube  @  06/11/2009 15:43:44
   7 / 10
Purtroppo martedì sera ero veramente cotto ed assonnato quindi qualcosa del film mi è senz'altro sfuggito.
Siamo comunque di fronte ad un Michael Moore più serioso che ironico (anche se non mancano un paio di gag esilaranti) e più attento alla sua tesi da esporre che non alla forma cinematografica.
Non mancano spunti per riflessioni interessanti, ma la sua tesi non mi convince del tutto.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  05/11/2009 23:04:29
   7½ / 10
L'economia non è facile da spiegare e come Moore ha fatto vedere, in uno dei momenti migliori, nemmeno gli stessi economisti ci riescono quando si deve disquisire sugli strumenti derivati. Moore ha pregi e difetti che si riflettono nelle sue pellicole, ma va dato atto della semplicità del suo messaggio. Una delle riflessioni che si possono trarre da questo film è questo rapporto perverso tra capitalismo e democrazia, concetti inscindibili l'uno dall'altro in apparenza. Il capitalismo però è un cancro per la democrazia se viene lasciato a briscia sciolta: etica e stato sociale saranno le prime vittime di questo massacro, i profitti per pochi, le perdite da "spalmare" sulla collettività. il finale donchisciottesco non lascia molte speranze, ma ci sono anche se Wall Street sembra una fortezza ancora inespugnabile.

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Ultima risposta 11/11/2009 20.34.58
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jfk  @  05/11/2009 15:59:08
   8 / 10
Beh, c'è da dire che la sala venerdi sera era praticamente vuota e noi quattro gatti seduti davanti al grande schermo eravamo tutti arrivati agli "-anta", segno, secondo me, che le tematiche trattate non sfiorano piu di tanto la "gioventu moderna" che SA che c'è tanto marcio nel mondo dell'economia e preferisce dedicarsi ad altro.
Invece trovo che sia un buon film-documentario che ci mostra come, dopo la seconda guerra mondiale, un'economia e un mercato del lavoro piu equo riuscì a trasformare l'allora classe operaia nell'attuale clesse media, mentre oggi lo sfruttamento selvaggio di persone e un finanza senza scrupoli ha creato un esercito di disoccupati e sta avicinando la classe media al ploretariato.
Deprimente ma realistico...

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Ultima risposta 24/11/2009 00.25.50
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zakfett  @  03/11/2009 14:14:40
   7 / 10
Intelligente ed ispirato: chi mangia COL prossimo e chi mangia SUL prossimo.

Gruppo COLLABORATORI matteoscarface  @  02/11/2009 00:57:56
   7½ / 10
Moore attacca il sistema come può, purtroppo alla fine non c'è nessuna nota di speranza. Sappiamo che anche con Obama resterà tutto uguale, non per colpa sua, ma perchè si tratta di un sistema troppo grosso da abbattere. Wall Street comanderà sempre. Rispetto al più incisivo Bowling qui Moore fa quello che può proprio in virtù del fatto che si tratta di un sistema da penetrare enorme e blindatissimo. Quello che ci viene mostrato sarà solo l'1% dello schifo attorno alla quale si muove l'economia globale. Come capacità critiche è sempre incisivo e si vede lo sforzo nonostante il poco materiale a disposizione. Rimane un bel tentantivo condito dalla consueta e coinvolgente ironia. Non si può non ridere al Gesù di Zeffirelli ridoppiato per l'occasione. Ideale l'inizio con le immagini di rapine in banca. La frase più azzeccata rimane l'ultima, non voglio vivere in un paese questo e per questo non me ne vado.

Crimson  @  01/11/2009 12:19:08
   7 / 10
Per ogni documentario di Moore le capacità critiche dello spettatore devono saper andare al di là di ciò che viene mostrato (soprattutto di 'come'), cogliere la mole impressionante di informazioni sapientemente collegate in due ore come imput per sforzarsi a svolgere un lavoro di riflessione ulteriore. Perchè Michael Moore è sempre il solito: abile oratore dal montaggio mirabile, che sa esattamente cosa proporre e in che modo farlo, trincerandosi dietro una distinzione rudimentale buoni/cattivi, un patetico senso di 'morale' (che chiama in causa l'opinione cattolica sul capitalismo, nella punto più basso del film), una mania incontrollata di protagonismo e autocelebrazione (o, di riflesso, celebrazione delle idee e degli uomini in cui crede - quasi da eleggere il socialismo come bene assoluto a cui anelare - ). Nonostante le solite facce sbigottite del regista (quando gioca a fare egli stesso lo spettatore medio-basso che intende capire un concetto - stranoto - ) e i ripetuti, 'facili' attacchi bombardieri che vengono perpetrati a senso unico per tutta la durata del documentario, il capitalismo esce stranamente come materia su cui interrogarsi ulteriormente, per tutti i collegamenti che tesse nello spaccato evidenziato dal regista con abilità e competenza. Il quadro portato alla luce è noto ma è materia viva di riflessioni ulteriori che chiaramente non devono soffermarsi a quelle volontariamente autocompiaciute di Moore. Un lavoro che condotto autonomamente, non porterebbe certo agli stessi risultati. Quindi penso che anche questa volta la conclusione è che lo sforzo di Moore, sebbene fazioso e inconfondibilmente contraddittorio, vada premiato con la visione.

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Ultima risposta 06/11/2009 20.34.19
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento mkmonti  @  31/10/2009 11:39:03
   7½ / 10
Profondamente superficiale. Potrebbe sembrare un lato negativo dell'ultimo lavoro di Micheal Moore (e per certi versi lo è), ma proprio la semplicità del racconto permette che tutti possano capire ciò che ruota davvero attorno alla crisi degli States. A tratti Moore sfodera la sua tradizionale retorica fino a mitizzare il socialismo, ma come dargli torto dopo tutto ciò che passa sullo schermo?!Il risveglio è possibile, "nessuno fino a 2 anni fa avrebbe predetto la vittoria di Obama", ma ancora lontano "Non voglio più vivere in questo Paese e per questo ci resto". Una cosa è certa, Moore coglie ancora una volta nel segno.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  07/09/2009 18:45:02
   6½ / 10
Non stravedo per Micheal Moore, ma devo ammettere che è davvero persuasivo: ti fa il santino di Roosevelt (l'uomo che ha mandato gli States iguerra o no?), ti strazia le p... con la moralina del Gesù capitalista (mettendo nientemeno che l'atroce Messia di Zeffirelli in qualche immagina), elargisce patemi (patriottici e tradizionalisti) su Capitalismo e fede, descrive l'economia con una certa superficialità, eppure arriva a tutti.
Riesce a cavalcare l'onda delle ferite profonde dell'America, sfruttandolo in un messaggio popolare che ha indubbiamente una sua efficacia: per questo i soliti volti immortalati nella loro soffocata ingiustizia o lo sfotto' di Moore stesso alle banche (esilarante quando decide di "arrestare un sistema" munito di nastro isolante) passano in secondo piano davanti al messaggio che porta, all'immagine di un paese degradato nelle sue contraddizioni: il momento migliore è la riscossa "socialista" di un gruppo di operai che protestano giustamente per la liquidazione (un momento topico, ma anche l'emblema di un paese che reclama giustizia con i mezzi che nessuno avrebbe potuto immaginare prima).
Il sogno Rooseveltiano resta idealizzato, mentre Moore è esattamente come si racconta ("non posso vivere in un paese così, per questo ci resto").
Insomma, continuo a guardare lo stupore fuori tempo massimo di Moore e non ci trovo il mio: era già tutto scritto (previsto)

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